Segreteria del Santuario

Segreteria del Santuario

San Gabriele nasce da famiglia aristocratica ad Assisi (Perugia) il 1° marzo 1838, da Sante Possenti, governatore della città, e Agnese Frisciotti. Lo battezzano lo stesso giorno con il nome dell’illustre concittadino, Francesco.  A tredici anni Francesco affronta gli studi liceali nel collegio dei gesuiti. E’ intelligente, esuberante, vivace, gli piace studiare, riesce ottimamente soprattutto nelle materie letterarie. Compone poesie in latino, le recite scolastiche lo vedono sempre protagonista. Vince numerosi premi scolastici. Elegante, vivace, spigliato, diventa un punto di attrazione per la sua allegria. Gli piace seguire la moda, veste sempre a puntino. Vuole primeggiare in tutto, “la bella vita non gli dispiace”. E’ un bel ragazzo e ne è consapevole. Alto circa m.1,70, snello, moro, viso rotondo fragile, occhi neri vividi, labbra ondulate con finezza sempre in sorriso, capelli castano scuri dal ciuffo ribelle. Innamorato della vita, ma sul futuro sembra ancora indeciso. Egli “aveva sortito dalla natura un carattere molto vivace, soave, gioviale, insinuante, insieme risoluto e generoso, ed aveva un cuore sensibile e pieno d’affetto…  di parola pronta, propria, arguta, facile e piena di grazia, che colpiva e metteva in attenzione”. (Biografia) Come si direbbe oggi uno che spacca!
Nel 1855 era rimasto segnato dalla morte della sorella, ma il lutto lo aveva spinto a cercare la gioia nella devozione per la Madre di Dio, che coltivava da sempre. Francesco aveva 18 anni quando chiese di essere ammesso al noviziato di Morrovalle, nei pressi di Macerata, dove nel 1856 vestì l’abito passionista assumendo il nuovo nome di Gabriele di Maria Addolorata.
Tre anni, dopo, però, morì a causa della tubercolosi ed è lì venerato, nel Santuario che porta il suo nome, meta di pellegrinaggi, soprattutto giovanili. Il 13 maggio 1920 Benedetto XV lo proclama santo e nel 1926 diventa compatrono della gioventù cattolica italiana.
“La testimonianza cristiana di San Gabriele dell’Addolorata “fu così straordinaria e singolare, da poter essere additata come modello per tutta la Chiesa, specialmente per le nuove generazioni”. (Papa Francesco). Alla Chiesa del tempo Gabriele apparve come un modello adeguato da offrire ai giovani per dare loro un ideale di virtù e di distacco dai piaceri e dalle vanità del mondo. Aver accolto la reliquia di questo giovane santo al Santuario è stata un’occasione per far riscoprire soprattutto ai giovani della nostra Diocesi e non, la sua figura straordinaria che in brevissimo tempo bruciò le tappe della santità.
-Sabato 4 Marzo il Santuario è stato impreziosito anche dalla presenza di un gruppo di giovani proveniente dalla parrocchia di San Romano – Roma, accompagnati da sr Milena omvf e dal Viceparroco Don Bartolomeo.  Dopo una meditazione guidata da sr Antonia Castellucci omvf, si sono recati in Santuario per la recita del rosario meditato proprio con i pensieri del santo. Così scrive Serena, una ragazza che ha partecipato all’ incontro: “Tempo fa mi colpì una frase di papa Francesco: “la gioia è la carta d’identità di un cristiano”... il Signore mi ha parlato e permesso di capire  tramite un incontro presso il Santuario di Nostra Signora di Fatima e attraverso la conoscenza di un santo, San Gabriele dell’Addolorata. San Gabriele ha testimoniato che la gioia non riguarda le circostanze in cui viviamo ma dipende da ciò su cui fondiamo la nostra vita. Che sia un’amicizia, un fidanzamento, un matrimonio, se questo è incentrato su Dio e l’eternità, assume un valore diverso che conduce alla vera gioia. Il Santo ha plasmato la sua vita sul piano di salvezza che Dio aveva per lui.”.
-Domenica 5 Marzo, ogni sacerdote nella celebrazione Eucaristica ha colto un aspetto di questa giovane vita che nonostante tutte le agiatezze che essa stessa, la vita, gli poteva offrire ha scelto la parte migliore, ossia Colui che solo sa riempire il cuore. Inoltre alla fine della Messa è stata recitata la preghiera a san Gabriele affidando la Diocesi e soprattutto i giovani alla sua intercessione.
Sempre Domenica 5 nel pomeriggio alle 15,15 durante l’Adorazione Eucaristica intercalando le preghiere con alcuni pensieri del Santo le persone presenti hanno potuto conoscere e meditare su quanto san Gabriele fosse un’ innamorato dell’eternità. E’ seguita poi la consueta processione mariana che assieme alla Statua della Vergine Maria è stata portata anche la reliquia del Santo.
«La mia vita è una continua gioia. Non cambierei un quarto d’ora di questa vita». Così affermava san Gabriele,  conosciuto come il santo dei giovani, il santo dei miracoli e il santo del sorriso. Ma la sua giovane vita conobbe presto la sofferenza una tubercolosi ossea che in poco tempo lo portò alla morte, ma che la seppe affrontare e vivere con eroica serenità.
È il grande regalo che ciascuno di noi può rendere al mondo. Che il Signore ci dia la grazia di credere così profondamente in Lui da diventare immagine di Cristo per questo mondo. La nostra storia ha bisogno di “mistici”: di persone che rifiutano ogni dominio, che aspirano alla carità e alla fraternità. Uomini e donne che vivono accettando anche una porzione di sofferenza, perché si fanno carico della fatica degli altri. Ma senza questi uomini e donne il mondo non avrebbe speranza. Per questo auguro a voi – e auguro anche a me – che il Signore ci doni la speranza di essere santi. (papa Francesco)
“Tutto posso in colui che mi da forza”, è stata la forza di San Gabriele lo sia anche per noi!
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Primo Venerdì preghiamo per le vocazioni.

Preghiera di P. Annibale Di Francia


O Signore Gesù, che ci hai comandato di pregare il padrone della messe perché mandi operai alla sua messe, suscita molte e sante vocazioni per la salvezza delle anime.
Come un giorno hai chiamato Matteo, Pietro, Giacomo, Giovanni, fa ascoltare la tua voce a tanti giovani disposti ad accogliere la tua grazia.
Concedi a coloro che chiami alla tua sequela fedeltà nella loro vocazione, santità di vita, costanza nella preghiera, zelo per la tua gloria e per l’avvento del tuo Regno.
Manda operai santi alla tua Chiesa. Te lo chiediamo per amore di Maria santissima Madre tua e Madre della Chiesa. Amen
Ore 10,00 Santa Messa segue Adorazione Eucaristica e recita del rosario, animato dal gruppo monfortano.

«Guarda, figlia mia, il Mio Cuore coronato di spine che gli uomini ingrati a ogni momento Mi conficcano, con bestemmie e ingratitudini. Tu, almeno, cerca di consolarMi, e di’ che tutti quelli che per cinque mesi, nel primo sabato, si confesseranno ricevendo poi la santa Comunione, diranno un rosario, e Mi faranno 15 minuti di compagnia meditando sui 15 misteri del rosario, coll’intenzione di darMi sollievo, lo prometto di assisterli, nell’ora della morte, con tutte le grazie necessarie alla salvezza di queste anime». (10-12-1925 - La Vergine Maria a sr Lucia di Fatima)
Come praticare la devozione dei primi cinque sabati del mese
1) Confessarsi, entro gli otto giorni precedenti, con l’intenzione di riparare le offese fatte al Cuore Immacolato di Maria. Se durante la Confessione si dimentica di formulare tale intenzione, si può esprimerla nella Confessione seguente;
2) Ricevere la Comunione, in grazia di Dio, con la stessa intenzione della Confessione;
3) La Comunione deve essere ricevuta nel primo sabato del mese;
4) La Confessione e la Comunione devono ripetersi per cinque mesi consecutivi, senza interruzione, altrimenti si deve ricominciare da capo;
5) Recitare il Rosario, almeno la terza parte, con la stessa intenzione della Confessione;
6) Fare compagnia alla Madonna per un quarto d’ora, meditando sui misteri del Rosario. Questo può avvenire meditando un brano della Scrittura o i misteri del Santo Rosario. Suor Lucia di Fatima era solita meditare un mistero del Rosario per 15 minuti alla fine della sua preghiera. Questa meditazione è in aggiunta alla quotidiana recita del Santo Rosario.
7) Concludiamo con la preghiera al Cuore Immacolato di Maria per ogni primo sabato del mese.
Suor Lucia spiega cosa si può fare se la confessione non può avvenire nel primo sabato del mese. Essa stessa fece presente a Gesù la difficoltà che alcune anime avevano di confessarsi il sabato, e chiese che fosse valida la confessione di otto giorni. Gesù rispose: «Sì, possono essere anche di più, purché, quando Mi ricevono, siano in grazia e abbiano l’intenzione di riparare il Cuore Immacolato di Maria.»
Lei domandò: «Gesù mio, e quelle che si dimenticheranno di formulare quell’intenzione?»
Gesù rispose: «Possono formularla nella confessione seguente, approfittando della prima occasione che avranno per confessarsi».(15 febbraio 1926)

Sabato 4 Marzo ore 18,30 recita del rosario animato dal gruppo giovani adulti del Santuario.
Domenica 5 ore 15,15 Adorazione Eucaristica - segue Processione mariana - La reliquia del santo sarà esposta sull'altare accanto alle statua di Nostra Signora di Fatima
Ore 16,30 santa Messa

Si chiamava Francesco Possenti ed era nato ad Assisi nel 1838; all'età di 4 anni rimase orfano di madre, ma crebbe ugualmente da innamorato della vita e coltivando la fede cristiana. Il padre era un funzionario dello Stato Pontificio e progettava una vita agiata per il futuro del figlio, ma lui a 18 anni, nel 1856, scelse di diventare religioso tra i Passionisti, entrando nel noviziato di Morrovalle (Macerata). Nel 1855 era rimasto segnato dalla morte della sorella ma il lutto lo aveva spinto a cercare la gioia nella devozione per la Madre di Dio, che coltivava da sempre. Iniziò il suo cammino verso la consacrazione a Loreto e poi continuò, dal 1859, a Isola del Gran Sasso. Tre anni, dopo, però, morì a causa della tubercolosi ed è lì venerato, nel santuario che porta il suo nome, meta di pellegrinaggi, soprattutto giovanili. È santo dal 1920, compatrono dell'Azione cattolica e patrono dell'Abruzzo.

24 Febbraio 2023

Preghiera per la pace

Accogliendo l'invito dei Vescovi Domani 24 Febbraio al Santuario le Messe, il rosario, la Via Crucis saranno offerte per chiedere a Dio attraverso l'intercessione di N.S. di Fatima il dono della pace!
Signore Dio di pace, ascolta la nostra supplica!

Carissimi,
la Quaresima è il tempo propizio per ritrovare la giusta rotta della vita, perché nel suo percorso, come in ogni cammino ciò che realmente conta è non perdere mai di vista la meta. Ogni tappa della vita è un tempo per amare, credere e sperare. E’ un tempo adeguato di rinnovamento personale e comunitario che ci conduce alla Pasqua di Gesù Cristo morto e risorto.

Anche quest’anno dunque è arrivato il Mercoledì delle Ceneri. Durante la celebrazione liturgica ci avvicineremo al sacerdote e ci inchineremo per ricevere l’imposizione delle ceneri. Ma chiediamoci: che senso ha questo rito, questo gesto, che ogni anno immancabilmente si ripete? Che cosa rappresenta per ognuno di noi? Un rito magico? Un quietarsi la coscienza? O un semplice ma terribile gesto abitudinario? Non si tratta certo di mero ritualismo, ma un qualcosa di assai più profondo, che tocca il nostro cuore.
Riflettiamo pertanto sull’invito di Gesù: «Convertitevi e credete nel Vangelo», o sul monito ispirato nel libro della Genesi: «Ricordati che sei polvere e polvere ritornerai». Parole forti che ci fanno riflettere su quanto sia fragile e precaria la nostra vita, pensiamo alla pandemia Covid, come improvvisamente ha cambiato le nostre abitudini, le nostre relazioni. Un piccolo virus che ha messo in ginocchio il mondo intero.
Questo cammino quaresimale, che ci apprestiamo a percorrere, possa essere per noi davvero tempo di vera e sincera conversione, per scoprire con stupore e riconoscenza la tenerezza di Dio che ci cerca.

San Josemaría osservava: «La liturgia della Quaresima assume a volte toni drammatici, conseguenza della meditazione su ciò che significa per l’uomo allontanarsi da Dio. Ma non è questa l’ultima parola. L’ultima parola la dice Dio, ed è la parola del suo amore salvifico e misericordioso e, pertanto, la parola che dichiara la nostra filiazione divina». Le nostre pratiche religiose non devono essere pratiche puramente moralistiche, ma devono indicare un qualcosa di più profondo, di più vero, favorendo l’apertura a una dimensione che ci avvicina sempre più all’eterno. La pratica cristiana la si comprende dentro questa relazione, non “Io” ma “Noi”. Essa è sempre un incontro con un qualcuno che ci apre alla relazione.
Perché digiuno? Per far vedere quanto sono bravo/a e osservante?
Il digiuno non è fine a se stesso, ma mi deve rendere solidale con chi veramente vive nella povertà e i morsi della fame non li sente solo una volta all’anno. Togliere, sì, ma per mettere il positivo. C’è un mondo sommerso nascosto agli occhi dei più che grida, che aspetta una mano tesa per migliorare la propria esistenza. La rinuncia è buona se ci aiuta a fare delle scelte migliori!
Digiuno, penitenza, elemosina siano quelle porte che ci fanno andare verso l’altro perché solo così saremo pronti per andare incontro al Risorto rinnovati e splendenti.

Trasfigurazione, personale ed ecclesiale. Nel suo messaggio quaresimale di quest’anno, papa Francesco ci esorta a essere artigiani di sinodalità nella quotidianità, staccarsi da mediocrità e vanità: Un invito a mettersi in cammino alla sequela di Gesù, per approfondire e accogliere il suo mistero di salvezza, dove mette in luce la relazione tra il cammino quaresimale e quello sinodale. Come Chiesa noi siamo impegnati a realizzare, radicati nella tradizione e aperti verso la novità: "Non rifugiarsi in una religiosità fatta di eventi straordinari per paura di affrontare le fatiche della realtà". La Quaresima è orientata alla Pasqua: il “ritiro” non è fine a se stesso, ma ci prepara a vivere con fede, speranza e amore la passione e la croce, per giungere alla risurrezione. Anche il percorso sinodale non deve illuderci di essere arrivati, quando Dio ci dona la grazia di alcune esperienze forti di comunione. Anche lì il Signore, ci ripete: «Alzatevi e non temete». Scendiamo nella pianura, e la grazia sperimentata ci sostenga nell’essere artigiani di sinodalità nella vita ordinaria delle nostre comunità. (Messaggio Quaresimale 2023).

 Quaresima è la sveglia per l’anima, in un tempo che corre, corre, noi ci dobbiamo fermare perché è con la Quaresima che arriviamo all’essenziale. (Papa Francesco)

 Buon Cammino verso l’Alba della Pasqua a tutti! 

                                                                                         Padre Silvano Porta rettore del Santuario

La lunga permanenza nel deserto causò la morte della generazione che uscì dall'Egitto,
Morte che è ripetutamente interpretata dalle tradizioni come purificazione dal suo continuo peccato (cfr. Deut. I,14-40). Il popolo, con un lungo giro, evita l'incontro armato con popoli più potenti di lui: Mom e Koab, e giunge al confine della terra oggetto della promessa, a est del mar Morto.
II momento storico per affrontare la conquista di Canaan non poteva esser più favorevole. Le tribù che erano uscite dall'Egitto si erano irrobustite nel deserto e avevano acquistato una certa coscienza di unità. Gli imperi limitrofi erano in assoluta decadenza, impotenti pertanto ad intervenire. L'Egitto, dopo lo splendore dei Ramses, aveva iniziato il letargo. L'Assiria ancora non aveva sollevato il capo. I cananei si trovavano divisi fra loro in una moltitudine di città-stato indipendenti, incapaci di far causa comune e pertanto di difendersi davanti alla spinta di alcuni nomadi agguerriti.
La storia della conquista non si può seguire nei particolari, perché l'attuale interpretazione biblica ha semplificato lo svolgersi degli avvenimenti. Ma le prove sono più che sufficienti per assicurare che nella seconda metà del sec. XIII ebbe luogo, come lo dimostrano abbondanti testimonianze archeologiche, un grande assalto dall'est della Palestina che, per quanto fosse incompleto, distrusse la retroguardia della resistenza organizzata e permise a Israele di trasferire lì il suo centro tribale. Ma la popolazione cananea non fu in nessun modo sterminata. Molta parte della terra occupata da Israele era densamente popolata, e molta altra abitata da elementi che fecero causa comune con lui. Le vittorie di Israele causarono un aumento notevole del suo numero. Clan e città aderirono in massa o furono incorporati alla sua struttura per mezzo di un patto solenne (Gios. 24).
Benché in processo di. assorbimento abbia continuato per qualche tempo, la struttura tribale di Israele si completò rapidamente e ricevette la sua forma costitutiva. Con questo si può dire che sia cominciata la storia di Israele (J. Bright). Le tradizioni della conquista, diverse e svariate nei dettagli, sono state raccolte da un autore posteriore (probabilmente dell'epoca dell'esilio in Babilonia), che ha dato loro la forma che ci presentano oggi nel libro di Giosué. Questo autore è imbevuto della mentalità del Deuteronomio, per cui ci offre un'interpretazione religiosa della conquista,
La morte misteriosa di Mosé non impedisce la continuità della storia salvifica. E' Jahvé che la conduce a termine e, quando vengono a mancare i mediatori di una tappa, egli si sceglie nuovi "inviati" sui quali diffonde il suo spirito, perché in suo nome portino a termine un nuovo compito salvifico, quello che si adatta alla nuova tappa della storia.

Il terzo sabato del mese,  sia in presenza che in diretta streaming, leggiamo e commentiamo i testi dell'Antico Testamento, dalla Genesi in poi, per cogliere il messaggio spirituale che ci offrono per la nostra vita di fede.

L’inizio è previsto per le ore 16.00 e la durata è di circa un’ora.

In presenza l’incontro si tiene nella sala del Rosario (salire la rampa di scale, al primo piano); invece per chi volesse seguire tramite YouTube, basta cliccare sul seguente link: 

https://www.youtube.com/channel/UCzGZlWm8IITlevGMDX6-44w

17 Marzo 2023

Via Crucis 2023

La Via Crucis (dal latino, Via della Croce – anche detta Via Dolorosa) è un rito cristiano, della Chiesa cattolica con cui si ricostruisce e commemora il percorso doloroso di Cristo che si avvia alla crocifissione sul Golgota.

L’itinerario spirituale della Via Crucis è stato in tempi recenti completato con l’introduzione della Via Lucis — che celebra i misteri gloriosi, ovvero i fatti della vita di Cristo tra la sua risurrezione e la Pentecoste.
Originariamente la vera Via Crucis comportava la necessità di recarsi materialmente in visita presso i luoghi dove Gesù aveva sofferto ed era stato messo a morte. Dal momento che un tale pellegrinaggio era impossibile per molti, la rappresentazione delle stazioni nelle chiese rappresentò un modo di portare idealmente a Gerusalemme ciascun credente. Le rappresentazioni dei vari episodi dolorosi accaduti lungo il percorso contribuivano a coinvolgere gli spettatori con una forte carica emotiva.
Uno dei maggiori ideatori e propagatori della Via Crucis fu San Leonardo da Porto Maurizio, frate minore francescano che ne creò personalmente alcune centinaia. Al fine di limitare la diffusione incontrollata di tale pratica devozionale, Benedetto XIV ricorse poco dopo ai ripari stabilendo, nel 1741, che non vi potesse essere più di una Via Crucis per parrocchia.
La collocazione delle stazioni all’interno della chiesa doveva rispondere a norme di simmetria ed equidistanza: il corretto espletamento delle pratiche devozionali consentiva di acquisire le stesse indulgenze concesse visitando tutti i Luoghi Santi di Gerusalemme.
Oggi tutte le Chiese dispongono di una “via dolorosa”, o almeno di una sequenza murale interna. Il numero e nomi delle stazioni cambiarono radicalmente in diverse occasioni nella storia della devozione, sebbene l’elenco corrente di quattordici stazioni ora sia quasi universalmente accettato. L’ordine lungo le pareti non segue una regola precisa, può infatti essere indifferentemente orario o antiorario. Secondo un documento della diocesi di Nanterre “l’ordine più diffuso è quello antiorario, ma non c’è una regola generale”.

Signore Gesù, Tu che sei il Crocifisso Risorto, fa’ che non ci lasciamo rubare la speranza di una nuova umanità, dei cieli nuovi e della terra nuova dove asciugherai ogni lacrima dai nostri occhi e non vi sarà più lamento, né affanno, perché le cose vecchie sono passate e saremo una grande famiglia nella tua casa di amore e di pace.

Ogni Venerdi ore 16.30 - Tempo permettendo la Via Crucis si svolgerà all'aperto.
Ore 17,30 Santa Messa

22 Febbraio 2023

Mercoledì delle Ceneri

MESSAGGIO DEL SANTO PADRE FRANCESCO  PER LA QUARESIMA 2023

- Sante Messe ore 8.30 - 10.00 - 17.30 - recita del rosario ore 17.00
 

In quel tempo, Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di' che queste pietre diventino pane». Ma egli rispose: «Sta scritto: "Non di solo pane vivrà l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio"».
Allora il diavolo lo portò nella città santa, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù; sta scritto infatti: "Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo ed essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra"». Gesù gli rispose: «Sta scritto anche: "Non metterai alla prova il Signore Dio tuo"».Di nuovo il diavolo lo portò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria e gli disse: «Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai». Allora Gesù gli rispose: «Vàttene, satana! Sta scritto infatti: "Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto"».
Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano.

«Ed ecco angeli si avvicinarono e lo servivano». Avvicinarsi e servire, verbi da angeli. Se in questa Quaresima ognuno di noi volesse avvicinarsi e prendersi cura di una persona che ha bisogno, perché malata o sola o povera, regalando un po' di tempo e un po' di cuore, allora per lei sarebbe come se si avvicinasse un angelo, come se fiorissero angeli nel nostro deserto."

-Ore 9.00 Conferenza - segue Adorazione Eucaristica
-Ore 10.30 Santa Messa
-Ore 12.00 Condivisione

Per iscriversi: inviare una e-mail alla casella di posta elettronica del Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. oppure tramite WhatsApp, comunicarlo nella chat del gruppo ritiropertutti oppure telefonare al numero 06-2266016 negli orari LUN. – DOM. 09.30 – 12.00 e 16.30-18.30.

Per il collegamento on line si usa il software Skype e l’invito viene inviato, qualche minuto prima dell’orario di inizio, o tramite posta elettronica o WhatsApp.

Il canale del Ritiro per Tutti, dove vengono pubblicati i filmati con le registrazioni degli incontri, è https://www.youtube.com/watch?v=Krv5OKbzjqw.

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