Il Natale nel pensiero e nella vita di alcuni santi In evidenza

“Degnati, o Signore, di permettere che celebriamo oggi il giorno stesso della tua nascita, che la presente solennità ci ricorda. Quel giorno è simile a tè; è amico degli uomini. Esso ritorna ogni anno attraverso i tempi; invecchia con i vecchi, e si rinnova con il bambino che è nato. Ogni anno, ci visita e passa; quindi ritorna pieno di attrattive. Sa che la natura umana non potrebbe fare a meno di lui; come te, esso viene in aiuto alla nostra razza in pericolo. Il mondo intero, o Signore, ha sete del giorno della tua nascita; questo giorno beato racchiude in sé i secoli futuri; esso è uno e molteplice. Sia dunque anche quest’anno simile a tè, e porti la pace fra il cielo e la terra."  Efrem il Siro
Mentre oramai siamo sempre più travolti dall’onda lunga ed ossessiva del consumismo che non si arresta di fronte ad alcun luogo, neanche di fronte sacro, il fascino del Natale, tuttavia, resiste intatto con tutta la sua umiltà e il suo silenzio, con i volti semplici dei pastori e del bambino di Betlemme.
“Gesù posto nella mangiatoia è il cibo dei giumenti che siamo noi”, scrive Sant’Agostino, che conclude un suo discorso sull’Incarnazione del Verbo ricordandone il significato profondo: “Voi siete il prezzo dell’incarnazione del Signore”.
Come è noto, fu san Francesco ad avere l’intuizione di ricreare le condizioni che accompagnarono la nascita di Gesù. Il santo di Assisi aveva la convinzione profonda della possibilità di incontrare Dio nella storia degli uomini. Di qui l’origine del presepe, segno di speranza, di pace e di pellegrinaggio verso Gesù Bambino. Ma non fu l’unico, una lunga scia di santi si sono distinti per la loro devozione al mistero dell’incarnazione. Da santa Teresina del Bambin Gesù dove comprende, che la via di Dio è la via dell’amore, la via che induce Gesù a scendere verso gli uomini. a Santa Teresa Benedetta della Croce:«Mettiamo le nostre mani nelle mani del Bambino divino, pronunciamo il nostro sì in risposta al suo  "seguimi", e allora saremo una cosa sua e la sua vita divina potrà traboccare liberamente in noi. Ecco l’inizio della vita eterna in noi».
Un’attenzione particolare verso il Santo Natale lo ebbe anche san Gaetano di Thiene (1480-1547), fondatore dell’Ordine dei Chierici regolari teatini. Nella Santa Notte del 25 dicembre 1516 celebrò la sua prima Messa nella basilica di Santa Maria Maggiore in Roma. Durante la celebrazione della Messa, gli apparve la Beata Vergine, che gli pose fra le braccia il Bambino Gesù. Egli si trovava precisamente nella cappella del Presepio, quando ad un certo punto, rapito da acceso amore e trasporto per la Madre di Dio e il Figlio, si protese con le braccia verso le loro immagini: fu allora che Maria Santissima posò sulle sue braccia tese il Bambino Gesù. In un libro del Settecento è presentato come colui che diede origine alla tradizione di allestire il presepe nella Chiesa e nella case private. Il ricordo di San Gaetano nello sviluppo della devozione presepiale a Napoli detiene un posto privilegiato.
Ma come non posare la nostra attenzione su sant’Alfonso de’ Liguori. Sui monti sopra il golfo di Amalfi egli vide la miseria dei pastori e dei contadini non raggiunti da alcuna istruzione religiosa. Compose allora Tu scendi dalle stelle, un canto natalizio presto divenuto caro alla devozione popolare. Nel libro Novena del Santo Natale con le meditazioni per tutti i giorni dell’Avvento sino all’ottava della Epifania, scrisse: «Molti cristiani sogliono per lungo tempo avanti preparare nelle loro case il presepe per rappresentare la nascita di Gesù Cristo; ma pochi sono quelli che pensano a preparare i loro cuori, affinché, possa nascere in essi e riposarsi in Gesù Cristo. Tra questi pochi però vogliamo essere ancora noi, acciocché siamo fatti degni di restare accesi di questo felice fuoco, che rende le anime contente in questa terra e beate in cielo».
Sant’Alfonso propose una serie di meditazioni di profonda spiritualità, che continuano ad intendere nel modo più vero che cosa sia il Natale e come debba essere vissuto in spirito soprannaturale.
Non è il Natale di Bauli, delle vetrine, delle luci, del cenone; è il Natale di Nostro Signore che incarnandosi da ricco che era si fece povero per la nostra salvezza. Quel Bambino che venne al mondo è la nostra speranza, la luce che illumina i nostri passi.
Se dunque vogliamo festeggiare davvero il Natale riscopriamo attraverso i nostri santi la sorpresa e lo stupore della piccolezza di Dio, che si fa piccolo, povero, Egli non nasce nei fasti dell’apparenza, ma nella povertà di una stalla. “Per incontrarlo bisogna raggiungerlo lì, dove Egli sta; occorre abbassarsi, farsi piccoli, lasciare ogni vanità, dove Lui è. E la preghiera è la via migliore per dire grazie di fronte a questo dono d’amore gratuito, dire grazie a Gesù che desidera entrare nelle nostre case, che desidera entrare nei nostri cuori.” (papa Francesco)
Sant’Ignazio di Antiochia ci porge un’ aiuto ulteriore nell’entrare nel vero senso del Natale: «Chiudete le orecchie quando qualcuno vi parla d’altro che di Gesù Cristo, della stirpe di David, figlio di Maria, che realmente nacque, mangiava e beveva, che fu veramente perseguitato sotto Ponzio Pilato, che fu veramente crocifisso e morì al cospetto del cielo, della terra e degli inferi, e che poi realmente è risorto dai morti. Lo stesso Padre suo lo fece risorgere dai morti e farà risorgere nella stessa maniera in Gesù Cristo anche noi, che, crediamo in lui, al di fuori del quale non possiamo avere la vera vita».
Il mistico Angelo Silesio ci interpella oggi più che mai, in una società in cui sembra perfino che quanto celebriamo a Natale abbia ben poco a che fare con il mistero dell’Incarnazione: “Nascesse pure Gesù mille volte a Betlemme, a nulla mi vale se non nasce in me!”.
Buon Natale e che questo Natale sia il Natale in cui Cristo nasca veramente nel nostro cuore. Solo così l’umanità potrà vivere in quella pace tanto sospirata!

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