Segreteria del Santuario

Segreteria del Santuario

«Chi veglia, nella notte del dubbio e dell’incertezza, con il cuore desto in preghiera? Chi aspetta l’alba del nuovo giorno, tenendo accesa la fiamma della fede?». Benedetto XVI

L’ultima apparizione della Madonna a Fátima avvenne il 13 ottobre 1917, segnando uno degli eventi più significativi e documentati nella storia delle apparizioni mariane. Questo fenomeno ebbe luogo a Fátima, un piccolo villaggio portoghese, dove, a partire dal 13 maggio dello stesso anno, tre pastorelli – Lucia dos Santos e i suoi cugini Francisco e Jacinta Marto – riferirono di aver visto più volte la Madonna, che essi descrivevano come "una Signora più splendente del sole".

Il contesto delle apparizioni

Le apparizioni di Fatima iniziarono nel pieno della Prima Guerra Mondiale, in un periodo di grande instabilità politica e sociale in Europa. Il Portogallo, come molte altre nazioni, era segnato dalla guerra, dalla povertà e da un crescente laicismo, fattori che contribuirono a creare un clima di tensione.

In questo contesto, i tre giovani pastorelli riferirono di avere visioni celesti che richiamavano la conversione, la preghiera e la penitenza come mezzi per riportare pace e fede nel mondo. Secondo il racconto dei bambini, la Madonna apparve loro sei volte, tra maggio e ottobre del 1917, chiedendo loro di pregare il Rosario ogni giorno per ottenere la fine della guerra e promettendo loro che nell’ultima apparizione si sarebbe manifestato un grande miracolo.

L’evento del 13 ottobre 1917

L’apparizione del 13 ottobre 1917 è nota per essere stata accompagnata dal cosiddetto "Miracolo del Sole". Quel giorno, una folla di circa 70.000 persone si era radunata nella Cova da Iria, una valle vicina a Fátima, attratta dalle voci che annunciavano un segno miracoloso. Il giorno era piovoso e il terreno era fangoso, ma intorno a mezzogiorno, secondo i testimoni, la pioggia cessò improvvisamente e il sole iniziò a "danzare" nel cielo, compiendo movimenti irregolari e cambiando colore, dando l'impressione di precipitare verso la terra prima di tornare al suo posto normale. L'evento fu osservato da persone di diversa estrazione sociale e culturale, credenti e non credenti, e fu documentato da giornalisti e fotografi presenti sul posto. E la Madonna del Rosario si congeda, per l’ultima volta, dai suoi tre confidenti. La visione è più splendente del sole! Mentre i fanciulli contemplano estatici, ha inizio il miracolo annunciato: stupendo come nessuno avrebbe osato sperare.

Il messaggio di Fatima
Durante le apparizioni, la Madonna trasmise ai tre bambini un messaggio diviso in tre parti, conosciuto come il "Segreto di Fatima". Le prime due parti riguardavano la visione dell'inferno e la richiesta di consacrare la Russia al suo Cuore Immacolato, al fine di prevenire guerre e persecuzioni della Chiesa. La terza parte, inizialmente non rivelata, fu resa pubblica solo nel 2000 e conteneva una visione simbolica di un attentato contro un "vescovo vestito di bianco", interpretato come un riferimento all’attentato contro Papa Giovanni Paolo II nel 1981. Ogni apparizione mariana ha in genere un messaggio fondamentale che la Beata Madre rivela ai veggenti. Ad esempio, quello di Nostra Signora di Fatima a tre pastorelli nel 1917 potrebbe essere riassunto in preghiera, penitenza e riparazione.

L’eredità di Fatima
Le apparizioni di Fátima hanno lasciato un segno profondo nella spiritualità cattolica e hanno dato origine a un movimento di preghiera e devozione mariana che si è diffuso in tutto il mondo. La Madonna di Fátima è venerata come simbolo di pace e speranza, e il Santuario di Fátima è oggi una delle principali mete di pellegrinaggio internazionale. Il significato delle apparizioni è stato riconosciuto ufficialmente dalla Chiesa cattolica nel 1930, e nel 2017, nel centenario delle apparizioni, Papa Francesco ha canonizzato i due pastorelli Francisco e Jacinta, elevandoli a modello di santità per i fedeli di tutto il mondo. Le apparizioni di Fátima, e in particolare l'evento del 13 ottobre, continuano a essere una fonte di fede e ispirazione, invitando alla preghiera, alla conversione e alla ricerca della pace nel mondo.

«Si illuderebbe chi pensasse che la missione profetica di Fatima sia conclusa. Qui rivive quel disegno di Dio che interpella l’umanità sin dai suoi primordi: “Dov’è Abele, tuo fratello? […] La voce del sangue di tuo fratello grida a me dal suolo!” (Gen 4, 9). L’uomo ha potuto scatenare un ciclo di morte e di terrore, ma non riesce ad interromperlo… (Benedetto XVI)

Dio è sempre alla ricerca di giusti per salvare la città degli uomini, e tanto più lo fa qui, a Fatima, servendosi di tre piccoli fanciulli. Quando la Madonna domanda: “Volete offrirvi a Dio per sopportare tutte le sofferenze che Egli vorrà mandarvi, come atto di riparazione per i peccati con cui è offeso, e di supplica per la conversione dei peccatori?” (Memorie di Suor Lucia, I, 162)».

Ai giornalisti, sull’aereo in volo da Roma a Lisbona, rispondendo a una domanda sul terzo segreto e sulla possibilità di inserire nella visione della Chiesa perseguitata anche le sofferenze della Chiesa di oggi a causa di innumerevoli peccati, Benedetto XVI disse: «Quanto alle novità che possiamo oggi scoprire in questo messaggio è anche che non solo da fuori vengono attacchi al Papa e alla Chiesa, ma le sofferenze della Chiesa vengono proprio dall’interno, dal peccato che esiste nella Chiesa. Anche questo lo vediamo sempre ma oggi lo vediamo in modo realmente terrificante: che la più grande persecuzione alla Chiesa non viene dai nemici di fuori, ma nasce dal peccato nella Chiesa. E che la Chiesa ha quindi profondo bisogno di riparazione, la penitenza, accettare la purificazione, imparare il perdono ma anche la necessità della giustizia. Il perdono non sostituisce la giustizia. Dobbiamo imparare proprio questo essenziale: la conversione, la preghiera, la penitenza, le virtù teologali e che il male attacca anche dall’interno, ma che sempre anche le forze del bene sono presenti e che finalmente il Signore è più forte del male e la Madonna per noi è la garanzia. La bontà di Dio è sempre l’ultima risposta della storia». (Benedetto XVI – Vatican va)

Con la famiglia umana pronta a sacrificare i suoi legami più santi sull’altare di gretti egoismi di nazione, razza, ideologia, gruppo, individuo, è venuta dal Cielo la nostra Madre benedetta offrendosi per trapiantare nel cuore di quanti le si affidano l’Amore di Dio che arde nel suo. In quel tempo erano soltanto tre, il cui esempio di vita si è diffuso e moltiplicato in gruppi innumerevoli per l’intera superficie della terra, in particolare al passaggio della Vergine Pellegrina, i quali si sono dedicati alla causa della solidarietà fraterna. Possano questi sette anni che ci separano dal centenario delle Apparizioni affrettare il preannunciato trionfo del Cuore Immacolato di Maria a gloria della Santissima Trinità. (Fonte: vatican.va)

Nel nostro tempo, in cui la fede in ampie regioni della terra rischia di spegnersi come una fiamma che non viene più alimentata, la priorità al di sopra di tutte è rendere Dio presente in questo mondo ed aprire agli uomini l’accesso a Dio. Non a un dio qualsiasi, ma a quel Dio che ha parlato sul Sinai; quel Dio il cui volto riconosciamo nell’amore portato fino alla fine (cfr. Gv 13, 1), in Gesù Cristo crocifisso e risorto”. Benedetto XV

Il messaggio di Fatima “illumina la fede, la vita della chiesa e la storia del mondo” ( Cardinale Angelo Bagnasco)

E che la luce della speranza mai si spenga nei cuori. Che ogni passo verso la giustizia e la fraternità sia sostenuto dall'amore e dalla compassione. La Vergine di Fatima vegli su di noi, guidandoci verso un mondo dove regnano la pace, la comprensione e la vera unità. Che le divisioni si dissolvano e, finalmente, l'umanità si ritrovi unita sotto un unico cielo di pace e fede.

"Come il Padre ha amato me, così anch'io ho amato voi. Rimanete nel mio amore.  Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena. Gv 15,9-11"

Dal mio primo incontro personale con Gesù la Gioia è diventata il segno distintivo della sua presenza nella mia vita.

Era il 13 febbraio del 2003 e mi trovavo a Calcutta per realizzare un sogno nato negli anni dell’adolescenza. Ero alla ricerca del mio modo unico e irrepitibile di Amare. Ci è voluto parecchio tempo e Dio ha dovuto più volte “ricalcolare” il mio percorso. Ho dovuto riconoscere i desideri veri e questo anche grazie ad una comunità parrocchiale viva, quella di San Bernardo di Chiaravalle. Finalmente l’arrivo tra le Suore Oblate di Maria Vergine di Fatima. Gesù mi ha detto che con loro e tra loro l’avrei sempre trovato. Con loro e tra loro posso offrire la mia vita per i giovani e morire ogni giorno per portare frutti di vita eterna. Oggi sono qui e Lui continua a dire il suo Si alla mia vita e io e sto per dire il mio Si per sempre al suo Amore che mai si è stancato di accompagnarmi e aspettarmi. Lui è “l’amato del mio cuore”. Il mio grazie per questa vita vissuta con Lui e offerta per i giovani è senza fine. Sr. Maria Valentina Azzone

Sabato 12 ore 20.30 - Veglia di preghiera vocazionale
Domenica 13 ore 10.30 Professione perpetua nella celebrazione Eucaristica presieduta da S.E. mons. Pietro Fragnelli  Vescovo di Trapani e dal Rettor maggiore degli Oblati Padre Luis Costantino

Luogo: Cova da Iria,

Data: 13 ottobre 1917

Persone presenti: tra 50000 e 70000

«- Cosa vuole da me?
- Voglio dirti che facciano qui una cappella in Mio onore; che sono la Madonna del Rosario; che continuino sempre a dire il rosario tutti i giorni. La guerra finirà [a breve] e i soldati torneranno presto alle loro case.
- Io avrei molte cose da chiederLe: se cura dei malati e se converte alcuni peccatori, ecc.
- Alcuni, sì; altri, no. Devono emendarsi; chiedano perdono dei loro peccati.
E prendendo un aspetto più triste:
- Non offendano più Dio Nostro Signore, che è già molto offeso. {Se il popolo si corregge finisce la guerra, altrimenti, se non si corregge, finisce il mondo.}
[- Desidera ancora qualche cosa da me?
- No non voglio più niente].
E aprendo le mani, le fece riflettere nel sole; e mentre si elevava, il riflesso della Sua stessa luce continuava a proiettarsi nel sole.
[...]
Sparita la Madonna nell’immensa distanza del firmamento vedemmo, accanto al sole, S. Giuseppe col Bambino e la Madonna, vestita di bianco, con un manto azzurro. San Giuseppe e il Bambino sembravano benedire il mondo, con alcuni gesti in forma di croce tracciati con la mano. Poco dopo, svanita quest’apparizione, vidi il Signore e la Madonna, che mi pareva la Madonna Addolorata. Il Signore sembrava benedire il mondo, nello stesso modo di S. Giuseppe. Sparì questa visione, e mi parve di veder di nuovo la Madonna, con aspetto simile alla Madonna del Carmine.»

Memorie di Suor Lucia, p. 177 (IV Memoria); la sezione entro le parentesi quadre fa parte dell’interrogatorio del parroco, del 16 ottobre 1917, in Documentação Crítica de Fátima. I, p. 24 e la sezione entro le parentesi graffe dell’interrogatorio del Dr. Formigão, in Documentação Crítica de Fátima. I, p. 142.

Ore 21.00 Narrativa dell'Apparzione
Fiaccolata mariana per le vie del Borgo di San Vittorino
Santa Messa

Le suore Oblate di Maria Vergine di Fatima con gioia annunciano la Professione perpetua di suor Valentina Azzone.

La celebrazione avraà luogo presso il Santuario N.S. di Fatima - San Vittorino il 13 Ottobre alle ore 10.30 
Presiede la Celebrazione S.E.mons. Pietro Fragnelli Vescovo di Trapani

La professione perpetua è segno dell'unione indissolubile di Cristo con la Chiesa sua sposa. Si l'importanza vitale di questo momento, chiedendo a Dio la grazia della perseveranza sino alla fine.

Il Valore della Professione Perpetua Religiosa

La professione perpetua è uno dei momenti più significativi e solenni nella vita di una religiosa. Essa rappresenta la consacrazione definitiva della propria vita a Dio, attraverso la Chiesa, in una scelta libera e consapevole che abbraccia tutta l'esistenza. Questo impegno, vissuto in comunione con Cristo e la Chiesa, incarna l’unione indissolubile con Cristo, lo Sposo della Chiesa, e porta con sé una serie di valori spirituali, ecclesiali e personali di grande importanza.

Unione con Cristo e la Chiesa

La professione perpetua è, innanzitutto, un segno tangibile e potente dell'unione indissolubile tra Cristo e la sua Chiesa. Attraverso i voti di povertà, castità e obbedienza, la religiosa si configura sempre più a Cristo, il quale ha vissuto pienamente queste virtù. La scelta di vivere per sempre in castità testimonia un amore esclusivo e totale per Dio, un cuore indiviso che si dona completamente a Lui. La povertà, intesa non solo come distacco dai beni materiali ma come totale affidamento alla Provvidenza divina, richiama la scelta di Cristo di vivere in povertà per annunciare il Regno di Dio. Infine, l’obbedienza diventa un atto di fiducia, imitazione e comunione con Cristo che ha obbedito fino alla morte di croce.

Attraverso questi voti, la religiosa non si isola dal mondo, ma al contrario, si fa più vicina a Dio per servire la Chiesa e il mondo stesso. La sua vita consacrata è una testimonianza vivente della presenza di Dio, un segno visibile della realtà del Regno di Dio già presente e operante nel mondo.

La Grazia della Perseveranza

Ogni anno, le suore rinnovano i loro voti, chiedendo a Dio la grazia della perseveranza fino alla fine. La perseveranza è una grazia indispensabile per coloro che hanno scelto di dedicare tutta la loro vita a Dio. È un dono che non può essere raggiunto solo con le proprie forze umane, ma richiede un costante abbandono fiducioso alla grazia divina. In un mondo in continuo cambiamento, dove l’impegno a lungo termine è spesso visto con scetticismo, la fedeltà alla professione perpetua rappresenta un segno profetico della stabilità e della verità del legame con Dio.

Il rinnovo annuale dei voti diventa un’occasione preziosa per rivivere con freschezza e profondità il significato della consacrazione, ricordando che la vocazione religiosa è un cammino che richiede una continua conversione del cuore. Questo atto è anche un invito a riflettere sulla propria vita di fede, chiedendo a Dio la forza di rimanere fedeli fino alla fine.

Il Significato Ecclesiale

La professione perpetua non riguarda solo la persona che la pronuncia, ma coinvolge tutta la comunità ecclesiale. La Chiesa, attraverso la consacrazione religiosa, riconosce la chiamata di Dio nella vita di quella persona e l'accoglie come segno di speranza e di testimonianza per tutti i fedeli. Le religiose, infatti, con la loro vita dedicata, diventano un segno luminoso della santità alla quale tutti i cristiani sono chiamati, ciascuno secondo la propria vocazione.

La comunità religiosa e quella ecclesiale sono chiamate a sostenere e accompagnare coloro che hanno compiuto questa scelta, affinché possano vivere la loro vocazione con gioia e fedeltà. Le suore consacrate sono una benedizione per la Chiesa e un modello di vita cristiana vissuta radicalmente.

Una Vita Donata a Dio per il Bene del Mondo

La professione perpetua non è una rinuncia fine a sé stessa, ma un dono totale a Dio per il bene del mondo. La vita delle religiose, vissuta in preghiera, servizio e sacrificio, è un contributo inestimabile alla missione della Chiesa. Attraverso il loro servizio negli ospedali, nelle scuole, nelle missioni o nella cura dei più deboli e sofferenti, esse testimoniano la carità di Cristo in modo concreto e quotidiano.

In un mondo dove spesso il valore della vita è misurato in base a criteri di utilità o successo, la professione perpetua richiama con forza la verità profonda che la vita trova il suo senso più alto nell’amore e nella donazione agli altri.

Conclusione

La professione perpetua religiosa è un atto di grande valore spirituale ed ecclesiale. Essa rappresenta la fedeltà di Dio e la risposta dell'uomo a questa fedeltà, un cammino di santità che diventa segno di speranza per tutta la Chiesa e il mondo. Le suore, con il loro impegno quotidiano, ricordano a tutti che l’amore di Dio è fedele e che, attraverso la sua grazia, è possibile perseverare nel bene fino alla fine.

 

..Alcuni perciò Dio li ha posti nella Chiesa in primo luogo come apostoli, in secondo luogo come profeti, in terzo luogo come maestri; poi ci sono i miracoli, quindi il dono delle guarigioni, di assistere, di governare, di parlare varie lingue.1Cor 12,12-14.27-31a

La vocazione non è soltanto una missione o un compito da adempiere nella vita; è innanzitutto una questione di identità. Prima di diventare un impegno verso Dio o una particolare missione, la vocazione è la scoperta e l'accettazione della propria autentica identità. È un percorso interiore che guida ogni persona verso la realizzazione di chi è veramente chiamata a essere. La vocazione religiosa, in particolare, rappresenta un percorso di vita dedicato alla fede, alla preghiera e al servizio degli altri. È una chiamata divina che invita gli individui a consacrare la propria vita a Dio e alla comunità. E' un dono prezioso che arricchisce la Chiesa e la società. Coloro che rispondono a questa chiamata dedicano la loro vita a servire Dio e gli altri, vivendo secondo i valori del Vangelo e testimoniando l’amore di Cristo nel mondo, percorrendo un cammino di fede, sacrificio e gioia, che porta a una profonda realizzazione spirituale e umana. Essa non è semplicemente una scelta di vita, ma una risposta a una chiamata interiore percepita come proveniente da Dio. Questa chiamata può manifestarsi in vari modi, attraverso momenti di preghiera, riflessione personale o esperienze di vita che portano a una profonda consapevolezza della propria missione spirituale. In realtà tutti i battezzati sono chiamati ad una vita di fede; se poi è vero che nella vita religiosa c'è uno spazio più ampio per la preghiera, nondimeno anche un battezzato non può fare un cammino spirituale senza la preghiera. Ciò che differenzia il religioso da un laico sono i consigli evangelici, la vita fraterna in comunità. I voti rappresentano un impegno totale e radicale a vivere secondo gli insegnamenti di Cristo, rinunciando ai beni materiali, vivendo in purezza di cuore e mente, e obbedendo alla volontà di Dio e della comunità religiosa.
In questo senso, la vocazione non è qualcosa che si acquisisce esternamente, ma è una rivelazione di ciò che già esiste dentro di noi. È una chiamata a vivere in modo autentico, a essere fedeli alla propria natura più profonda e alle inclinazioni che Dio ha posto nel cuore di ciascuno. In altre parole, la vocazione è la risposta alla domanda: "Chi sono io davvero?" e implica una scoperta del proprio scopo intrinseco e del modo in cui si è stati creati per esprimere la propria unicità.
Da qui emerge il ruolo fondamentale del discernimento. Il discernimento vocazionale è un processo cruciale per chi sente la chiamata alla vita religiosa. Questo percorso include momenti di preghiera, consulenza spirituale e, spesso, un periodo di formazione in un seminario o in una comunità religiosa. Durante questo tempo, l’individuo esplora la propria fede, i propri valori e la propria capacità di vivere secondo i voti religiosi. In definitiva la vocazione è una chiamata interiore che spinge la persona a vivere in armonia con il proprio vero io. Quando si risponde a questa chiamata, si entra in una dimensione di autenticità e realizzazione. Per molte persone, questa risposta implica un impegno verso una particolare missione nella vita, che può includere la consacrazione religiosa nelle sue varie forme, il lavoro nel mondo o una vita dedicata alla famiglia o alla comunità. In ogni caso, la vocazione vera è quella che risuona con il cuore e l’anima della persona, portandola a vivere in modo pieno e soddisfacente. Quando una persona trova e accetta la propria vocazione, sperimenta un senso di pienezza e realizzazione che trascende le mere conquiste materiali o sociali. Ogni vocazione realizzata infonde significato e direzione alla vita quotidiana, guidando le scelte e le azioni verso un obiettivo più grande. Inoltre, vivere secondo la propria vocazione porta a una maggiore armonia interiore e a una relazione più profonda con gli altri e con Dio. In sintesi, la vocazione è un cammino di scoperta e realizzazione della propria identità autentica. È una chiamata a essere chi si è veramente destinati a essere, piuttosto che a perseguire obiettivi esterni o conformarsi alle aspettative altrui.
Rispondere a questa chiamata significa vivere in modo vero e pieno, allineando la propria vita con il senso più profondo e la missione che Dio ha posto nel cuore di ciascuno. La vocazione è allora un dono di Dio che diventa “mistero” inteso nel senso cristiano. Infatti, la vocazione è un mistero di fede e di amore di Dio. Ogni vocazione è un atto unico e irripetibile dell’amore di Dio, che incontra la persona per rivelarsi personalmente, rispettando sempre la libertà dell’uomo (Missionari Monfortani).
La vita, in quanto prima grande chiamata, è un dono prezioso che il Signore ci offre per realizzare noi stessi. Ogni chiamata esige una risposta, perché è attraverso questa risposta che si può raggiungere il vero potenziale dell’individuo e contribuire in modo significativo alla società. Rispondere a una chiamata non è semplicemente una decisione, ma un processo di scoperta e realizzazione di sé. È un impegno che richiede coraggio, riflessione e dedizione, e porta a una vita più autentica e soddisfacente. Pertanto, la risposta a una chiamata è fondamentale non solo per il benessere personale, ma anche per il bene comune.

«Il Signore continua oggi a chiamare a seguirlo. Non dobbiamo aspettare di essere perfetti per rispondere al nostro generoso “eccomi”, né spaventarci dei nostri limiti e dei nostri peccati, ma accogliere con cuore aperto la voce del Signore. Ascoltarla, discernere la nostra missione personale nella Chiesa e nel mondo, e infine viverla nell’oggi che Dio ci dona» (Messaggio di Papa Francesco per la 55ª Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni).

E.V.O.

Cosa sono?
E' l'esperienza e il cammino degli esercizi spirituali Ignaziani inseriti nella Vita ordinaria.
Utilizza le piccole e grandi cose dell'esistenza giornaliera per educare "il cuore" e la fede, per aprirsi all'azione dello Spirito, per imparare l'amicizia con il Signore e approfondirla. La preghiera si fa vita e la vita nutre la preghiera. 

Dove portano?
All'esperienza vissuta di una relazione personale, intima col Signore, che si approfondisce sul filo dei giorni.

Ad una fede attenta che scopre la presenza discreta e meravigliosa di Dio nel quotidiano.

Ad una conversione del cuore che saprà vedere la realtà in modo nuovo;coè con l'occhio e il cuore di Dio.

ad un servizio più cosciente nella Chiesa e nel mondo.

PER CHI SONO?

Per tutte le persone che desiderano approfondire la propria vita spirituale e vogliono impegnarsi in questo cammino interiore esigente, con disponibilità e generosità.

Condizioni per partecipare

Sentire il desiderio dell'amicizia con il Signore.

Essere desiderosi di nutrire una riflessione interiore.

Avere la decisione e la costanza di trovare un tempo quotidiano di sosta per la meditazione e la preghiera, ove la realtà quotidiana diventa luogo di incontro con il Signore.

METODO

Un incontro mensile di gruppo mensile di gruppo per  i temi di preghiera e riflessione.

Riflessione e preghiera personale e quotidiana a casa propria.

Colloquio personale mensile di verifica e accompagnamento con una guida E:V:O

DURATA

Si prevede un cammino di due anni (E.V.O. 1 - E.V.O. 2) - In presenza e On Line -

Primo incontro di presentazione - SABATO 12 OTTOBRE ORE 16,00 PRESSO IL SANTUARIO N.S. DI FATIMA  VIA  DI PONTE TERRA 8 - 00132 ROMA - Sono aperte le iscrizioni -

PER ULTERIORI INFORMAZIONI

06 2266016 - Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. - www. casalanteri.it - 

Santissimo Nome di Maria 

Beatrice, un'infermiera del Bambino Gesù di Roma, partirà per un'esperienza missionaria in Sri Lanka. Si fermerà tre settimane e offrirà la sua competenza perché è già stata anche in Cambogia dove ha tenuto dei corsi per addestrare gli infermieri. Beatrice riceverà il "mandato missionario" il 12 settembre alle ore 18.00 a San Vittorino, festa del Nome di Maria e festa titolare dei padri Oblati. Celebrerà la messa del mandato padre Luis, Rettore degli omv. Le verranno consegnati come simbolo la croce, il vangelo e il rosario. Al termine della celebrazione. Accompagniamo con la preghiera Beatrice nel cammino di preparazione e poi nell'esperienza. Missione,  Maria e giovani sono legati e sono vincenti!

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Giornata Lanteriana  15 Settembre 

13 Settembre 1917
«- Continuate a recitare il rosario alla Madonna del Rosario, tutti i giorni, [che Lei attenuerà la guerra] per ottenere la fine della guerra, [che la guerra sta per terminare]. In ottobre verrà anche il Signore, la Madonna Addolorata, la Madonna del Carmine, S. Giuseppe col Bambino Gesù, per benedire il Mondo. Dio è contento dei vostri sacrifici, ma non vuole che dormiate con la corda. Portatela soltanto di giorno.
- Mi hanno pregato di chiederLe molte cose: la guarigione di alcuni malati, d’un sordomuto.
- Sì, qualcuno lo guarirò. Altri, no, [perché Nostro Signore non crede in loro]. In ottobre farò il miracolo, affinché tutti credano. 
[- Il popolo desiderava molto aver qui una cappellina.
- [Con] metà del denaro raccolto fino ad oggi facciano due portantine per donarle alla Signora del Rosario; l’altra metà sia per la cappellina.
Le offrii due lettere e un contenitore di vetro con acqua di colonia.
- Mi hanno dato questo, se Lei lo vuole.
- Questo non serve là in Cielo.]» - Dalle memorie di sr Lucia

Ore 21,00 - Narrativa dell' Apparizione
Processione mariana con i flambeaux
Santa Messa

"Pregando poi, non sprecate parole come i pagani, i quali credono di venire ascoltati a forza di parole." Questo versetto ci invita a riflettere sul significato e l'essenza della preghiera, e su come essa debba essere vissuta e praticata nel nostro cammino di fede.”

Per comprendere pienamente il significato di Matteo 6:7, è essenziale collocarlo nel suo contesto. Questo versetto fa parte del discorso della Montagna (Matteo 5-7), un insieme di insegnamenti fondamentali di Gesù. In questo discorso, Gesù fornisce indicazioni su vari aspetti della vita morale e spirituale. Nel capitolo 6, Gesù affronta la questione della preghiera, dell'elemosina e del digiuno, esortando i suoi seguaci a vivere questi atti in modo sincero e autentico.

Il Significato delle "Parole Sprecate"

Gesù critica l'uso di "parole sprecate" nella preghiera, un riferimento alle pratiche dei pagani del tempo, che spesso utilizzavano lunghe e ripetitive formule nella convinzione che la quantità di parole potesse influenzare le divinità a esaudire le loro richieste. Questo modo di pregare si basa sull'idea che la persuasione o la coercizione possano forzare l'ascolto divino. La critica di Gesù non è diretta alla lunghezza o alla ripetizione delle preghiere in sé, ma piuttosto alla loro motivazione e alla mancanza di sincerità. Gesù incoraggia una preghiera che sia un vero dialogo con Dio, sincero e genuino, piuttosto che una mera formalità o un tentativo di manipolare Dio con la quantità delle parole. Il Maestro ci ricorda che è proprio la sincerità del cuore che fa arrivare la nostra preghiera a Dio. Non servono le parole pronunciate come automi, senza amore. A volte basta poco, un pensiero, un gesto, uno sguardo per raggiungere il cuore di Dio. D’altronde Lui sa già ciò di cui abbiamo bisogno ancora prima che glielo chiediamo. 

L’Essenza della Preghiera Cristiana, secondo Gesù, deve essere un'espressione autentica del cuore. Non è la quantità di parole che importa, ma la qualità della relazione con Dio. Questo è ulteriormente chiarito dal Padre Nostro, che segue immediatamente questo versetto (Matteo 6:9-13). Il Padre Nostro è una preghiera concisa ma ricca di significato, che riconosce la santità di Dio, il Suo regno, la Sua volontà, e include richieste per i bisogni quotidiani e il perdono dei peccati.

La preghiera è dunque un atto di fede e di fiducia in Dio, un modo per avvicinarsi a Lui con umiltà e sincerità, riconoscendo la Sua sovranità e la Sua misericordia.

Cosa possiamo imparare e come possiamo applicare questo insegnamento oggi? Nella nostra vita frenetica e spesso superficiale, possiamo cadere nella trappola di utilizzare la preghiera come un rito formale o una lista di richieste. Matteo 6:7 ci invita a riconsiderare il nostro approccio alla preghiera. Dobbiamo cercare di: Essere Autentici: Parlare con Dio in modo sincero, condividendo i nostri veri sentimenti e pensieri. 
-Evitare la Superficialità: Non usare la preghiera come una routine senza significato o un mero ripetere formule.
_Ascoltare: La preghiera non è solo parlare, ma anche ascoltare la voce di Dio, permettendoGli di guidarci e ispirarci.
_Affidarsi alla Grazia: Riconoscere che non è attraverso i nostri sforzi o la nostra eloquenza che Dio risponde alle preghiere, ma attraverso la Sua grazia e il Suo amore per noi.

In conclusione, Matteo ci offre una visione profondamente spirituale e personale della preghiera. Gesù ci esorta a evitare le formalità vuote e a entrare in una relazione più profonda e sincera con Dio attraverso la preghiera. Ed è nel silenzio che riusciamo a sentire “..quel mormorio di vento leggero” (1Re19,9-11).

Il silenzio è prezioso perché ci permette di trovare la pace interiore, di riflettere sulle nostre emozioni e sui nostri pensieri, favorendo un legame con il nostro Io più profondo. Sia davvero per tutti di aiuto prendere a cuore questo insegnamento, cercando di pregare in modo che tutto il nostro essere rifletta veramente la nostra fede e il nostro amore per Dio. Inoltre, il silenzio favorisce la concentrazione e la creatività, offrendoci la possibilità di ascoltare attentamente gli altri e di apprezzare la bellezza del mondo che ci circonda.".

Ma il silenzio è molto di più. È mitezza quando non rispondiamo alle offese e lasciamo a Dio la difesa del nostro onore. È misericordia quando perdoniamo senza indagare nel passato e intercediamo nell’intimo. È pazienza quando soffriamo senza lamentarci e attendiamo che il seme germogli lentamente. È umiltà quando lasciamo emergere i fratelli e celi nel riserbo i doni di Dio. È fede quando tacciamo perché è Lui che agisce e rinunciamo ai suoni del mondo per stare alla Sua presenza. È adorazione quando abbracciamo la Croce senza chiedere "Perché?" (La Parola.it)

In questo mondo frenetico, il silenzio ci offre un rifugio, un’oasi di calma in cui possiamo ritrovare noi stessi e ascoltare la voce interiore. È un tesoro prezioso da custodire, un dono che ci permette di crescere e di scoprire la bellezza nascosta nel silenzio stesso. Quindi, concediamoci momenti di quiete, immergendoci nel silenzio e scoprendo la sua preziosità.

..Viveva un monaco di nome Frate Silenzio. Era noto per la sua profonda contemplazione e la sua capacità di ascoltare il mondo senza mai pronunciare una parola. Le persone venivano da ogni parte per cercare la sua saggezza e il suo consiglio.

Un giorno, un giovane studioso giunse al monastero. Aveva letto molti libri e conosceva molte parole, ma sentiva che gli mancava qualcosa. Si avvicinò a Frate Silenzio e gli chiese: “Maestro, come posso trovare la verità?”

Frate Silenzio lo guardò negli occhi e non disse nulla. Poi si alzò e lo condusse fuori dal monastero. Camminarono insieme attraverso i boschi, i campi e le montagne. Il giovane studioso era confuso, ma seguì il monaco senza fare domande.

Arrivarono a un lago circondato da alte montagne. Frate Silenzio si sedette sulla riva e invitò il giovane studioso a fare altrettanto. Poi prese una pietra liscia e la gettò nell’acqua. Le onde si espansero, creando cerchi concentrici che si allontanavano dal punto di impatto.

“Guarda l’acqua”, disse Frate Silenzio. “Cosa vedi?”

Il giovane studioso osservò attentamente. “Vedo i cerchi che si espandono”, rispose.

Frate Silenzio annuì. “Ora ascolta”, disse. “Ascolta il silenzio tra i cerchi.”

Il giovane studioso chiuse gli occhi e ascoltò. Era un silenzio diverso da quello che aveva mai sperimentato prima. Era calmo, profondo e pieno di significato. In quel momento, capì che la verità non si trovava solo nelle parole, ma anche nel silenzio.

Da quel giorno, il giovane studioso imparò a meditare e a cercare la verità nel silenzio. Frate Silenzio divenne il suo maestro, e insieme trascorsero molti anni in contemplazione e ascolto. Il giovane studioso scrisse libri sulla bellezza del silenzio e insegnò ai suoi discepoli che, a volte, le risposte più profonde si trovano nel silenzio stesso.

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