Maria di Fatima, messaggera di Dio -prima parte

Alcuni anni fa tornando in aereo da uno dei miei tanti viaggi a Fatima, mentre ammiravo quel manto bianco di nuvole che stavamo sorvolando, riflettevo fra me e me, cercando di capire bene cosa la Vergine Maria aveva deposto nel mio cuore come frutto di quel pellegrinaggio. Ricordo che, in modo molto chiaro e per grazia di Dio, mi sono venuti alla mente alcuni suggerimenti, che in verità già conoscevo bene, avendo letto e meditato molto su Fatima.
Ma in quella circostanza erano come “illuminati” da una “luce speciale”, come quando una foto in bianco e nero diventa all’improvviso a colori. L’impressione era di capire, in modo più chiaro, che la Vergine Maria è stata inviata a Fatima come una luce speciale di Dio, per illuminare l’oscurità che avvolge l’umanità a causa del peccato. Sì, Maria è come Gesù, è lampada ai nostri passi.., è luce al nostro cammino. Maria è venuta a donarci alcuni suggerimenti che, messi in pratica, possono permettere allo Spirito Santo di farci partecipi della santità di Dio tanto quanto sarà il nostro impegno a praticarli; come avvenuto ai santi pastorelli Francesco, Giacinta, Lucia e ad una schiera immensa di altri “fatimini” anonimi. Gesù ha detto: «chi porterà il trenta, chi il sessanta, chi il cento. Chi ha orecchi intenda» (cfr. Mc 4,8-9).

Ma quali sono questi suggerimenti, questi mezzi che la Vergine Santa è venuta a donarci? Ebbene quella “luce” di cui parlavo pocanzi ha illuminato per me questi temi: preghiera e penitenza; un grande amore all’Eucaristia; la devozione al Cuore Immacolato di Maria; un grande amore per ogni essere umano; fedeltà e amore alla Santa Chiesa di Roma e al santo Padre.

Ciò a cui invita la Madonna è un programma stupendo di vita cristiana, certamente molto impegnativo, quindi non facile da mettere in pratica. Ma non dobbiamo scoraggiarci, perché Gesù nel Vangelo ci ha assicurato l’aiuto necessario per fare la sua volontà: «Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto» (Mt 7,7). Ha aggiunto anche: «Se dunque voi, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro celeste darà lo Spirito Santo [cioè la sua forza] a coloro che glielo chiedono!» (Lc 11,13). Inoltre la stessa Vergine Maria, nostra Madre, non chiederebbe mai ai suoi figli di mettere in pratica i suoi suggerimenti se questo non fosse possibile.
In quel viaggio di ritorno da Fatima mi fu molto chiaro che quella “luce” ricevuta era certamente un dono per me, ma anche per tutti coloro che avrei incontrato nel mio ministero sacerdotale.
Allora, con l’aiuto di Dio, vorrei condividere con voi, amici del Myriam, alcune riflessioni sul messaggio di Fatima, cercando di approfondire gli insegnamenti ricevuti dai tre pastorelli. Iniziamo questo itinerario meditando sulla preghiera e la penitenza (mortificazione), aiutandoci con la lettura delle “Memorie” di suor Lucia scritte da lei in due libri autobiografici.

Da ciò che suor Lucia scrive si evince che il loro primo maestro di preghiera è stato l’Angelo custode del Portogallo, il quale è apparso loro tre volte nel 1916, in primavera, in estate e in autunno.
Lucia scrive che la prima volta apparve nella grotta del Cabeço. «Dopo aver pregato cominciammo a vedere una luce più bianca della neve, in forma di un giovane trasparente, più brillante di un cristallo attraversato dai raggi del sole. Arrivato vicino a noi disse: “Non abbiate paura! Sono l’angelo della Pace. Pregate con me”. Inginocchiatosi per terra, curvò la fronte fino al suolo. Spinti da un movimento soprannaturale lo imitammo e ripetemmo le parole che gli sentivamo pronunciare: “Mio Dio, io credo, adoro, spero e vi amo. Vi domando perdono per quelli che non credono, non adorano, non sperano e non vi amano”. Dopo aver ripetuto questa preghiera tre volte si alzò e disse: “Pregate così, i Cuori di Gesù e di Maria stanno attenti alla voce delle vostre suppliche”. E sparì».
L’angelo impartì la sua prima lezione ai bambini, insegnando una nuova e bellissima preghiera, teologicamente molto ricca, mettendo in risalto anche l’importanza della “partecipazione” del corpo all’incontro orante con Dio, perché tutta la persona, anima e corpo, si immerga nella preghiera. Inoltre afferma una verità stupenda, che tutti dobbiamo credere, e alla luce della quale dobbiamo pregare. Cioè: i sacri Cuori di Gesù e di Maria sono attenti alle preghiere che rivolgiamo loro. È vero! Non c’è supplica e invocazione che vada perduta nel vuoto, ma tutto è accolto da nostro Signore e dalla Vergine Madre! San Paolo ci esorta a pregare continuamente senza stancarci mai (cfr. Fil 4,6). Ci invita a trasformare tutto in preghiera: «Sia dunque che mangiate sia che beviate sia che facciate qualsiasi altra cosa, fate tutto per la gloria di Dio» (1Cor 10,31), e farlo con la semplicità del bambino, che sa di dipendere in tutto dai genitori e non teme di esprimere le sue e altrui necessità con grande confidenza e insistenza, perché sa con certezza di essere amato. San Giovanni attesta questa verità affermando che Dio è AMORE, Dio è CARITÀ (cfr. Gv 4,16). E aggiunge: «Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna» (Gv 3,16), cioè abbia la salvezza. Dio ci ha dato non un Angelo, non un super essere, ma il proprio Figlio, Gesù Cristo, nostro Signore!
La nostra preghiera deve sempre nascere da questa verità che ci porta a pregare con l’abbandono e la fiducia di un bimbo in braccio a sua madre. Una preghiera che può esprimersi anche solo con lo sguardo, senza parole, perché in un vero rapporto d’amore le parole non servono più!

Nella seconda apparizione l’Angelo conferma con forza quanto insegnato precedentemente sulla preghiera, e aggiunge un altro importantissimo tassello per il loro e nostro cammino spirituale. Ascoltiamo suor Lucia.
«La seconda apparizione dovette essere avvenuta in piena estate, perché in quei giorni di maggior calura rientravamo a casa con le nostre pecore a metà mattina, per uscire di nuovo sul tardi. Andavamo a trascorrere le ore della siesta all’ombra degli alberi che circondavano un pozzo vicino casa. All’improvviso vedemmo lo stesso Angelo vicino a noi e diceva: “Cosa fate? Pregate! Pregate molto! I Cuori di Gesù e di Maria hanno su di voi disegni di misericordia. Offrite costantemente all’Altissimo orazioni e sacrifici”. Domandai: “Come dobbiamo sacrificarci?” L’angelo rispose: “Di tutto quello che potete, offrite un sacrificio in atto di riparazione per i peccati con cui Egli è offeso e di supplica per la conversione dei peccatori. Attirerete così sopra la vostra patria la pace. Io sono il suo Angelo Custode, l’Angelo del Portogallo. Soprattutto accettate e sopportate con sottomissione le sofferenze che il Signore vi manderà”.
Queste parole dell’Angelo si impressero nel nostro cuore come una luce che ci faceva capire chi era Dio, come ci amava e voleva essere amato; il valore del sacrificio e quanto gli era gradito e come in attenzione ad esso, convertiva i peccatori. Perciò da quel momento cominciammo ad offrire al Signore tutto ciò che ci mortificava, in modo speciale restando per lunghe ore prostrati per terra, ripetendo la preghiera che l’Angelo ci aveva insegnato».

Durante la seconda apparizione, che avvenne durante la siesta, l’Angelo trova i tre bambini impegnati in un momento di svago - come fa ogni bambino appena libero da altri impegni - e li esorta con forza a pregare, a pregare molto. L’Angelo vuol far capire l’importanza della preghiera nella loro vita, in quanto “scelti”da Gesù e da Maria per una missione importantissima, che loro ancora non conoscono, ma che la santa Vergine spiegherà loro durante le sue apparizioni che seguirono quelle dell’Angelo. Ma, perché possano avere la forza di rispondere positivamente alla volontà di Dio, hanno bisogno di fortificarsi spiritualmente con una intensa vita di preghiera e di atti d’amore che l’Angelo chiama “sacrifici”.

Questo è vero anche per ogni altro essere umano, perché ognuno di noi su questa terra ha una missione da svolgere, una volontà di Dio da realizzare. Alcune di queste vocazioni sono visibili a tutti, sono “appariscenti”, ma altre - e sono la stragrande maggioranza - sono “nascoste” agli occhi del mondo; ma tutte ugualmente importanti per Dio!
Nessuno di noi è nato “per caso” come alcune volte sentiamo affermare! Anzi ognuno di noi è stato fortemente voluto da Dio; siamo stati pensati, desiderati, amati da Dio già prima di nascere a questo mondo, e dopo aver realizzato la sua volontà in questa vita, siamo chiamati ad andare in Paradiso a condividere con Lui la sua beatitudine eterna, dove non ci saranno né dolori, né malattie, né morte, ma solo pace, gioia, amore. San Paolo, che fu assunto in cielo, vide e sperimentò per un breve tempo il Paradiso; quando ritornò in sé non trovò parole per esprimere ciò che aveva visto, ciò che aveva sperimentato. Poté solo dire: «Quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrarono in cuore d’uomo, queste ha preparato Dio per coloro che lo amano» (1Cor 2,9).

Il peccato originale, i nostri peccati personali e sociali, hanno fortemente indebolito la nostra buona volontà, a tal punto che spesso non riusciamo a fare il bene voluto dal Singore; anzi sembra che siamo più portati a fare il male che non il bene. Ecco quindi l’importanza e la necessità della preghiera e dei sacrifici, tramite i quali diamo la possibilità a Dio di donarci la Grazia santificante, cioè il suo aiuto, che fortifica il nostro organismo spirituale e che ci permette di fare con amore la Sua volontà. Gesù è stato molto chiaro in questo: «Senza di me non potete fare nulla» (Gv 15,5).

Lucia scrive che dopo questa seconda apparizione cominciarono ad offrire al Signore tutto ciò che li mortificava, ma senza darsi troppo da fare per cercare altre mortificazioni o penitenze, se non quella di restare LUNGHE ORE prostrati per terra, ripetendo la preghiera che l’Angelo aveva loro insegnato.
È chiaro che o l’età o i problemi di salute possono impedire a molti di noi di imitare i santi pastorelli ad assumere quella posizione del corpo durante le nostre preghiere. Ma non dobbiamo scoraggiarci, perché Dio che conosce i nostri cuori sa tutto di noi, e ci invita ad invocare con fede lo Spirito Santo, il quale potrà suggerire altri atti d’amore alla nostra portata. Per esempio stare in ginocchio senza poggiare le mani sul banco davanti, oppure pregare anche seduti ma senza poggiare la schiena, o altro!

Lucia continuando il suo racconto scrive che la terza apparizione avvenne in ottobre, o alla fine di settembre, presso la grotta del Cabeço. «Là recitammo il nostro Rosario e la preghiera che nella prima apparizione avevamo imparato. Mentre eravamo lì ci apparve per la terza volta l’Angelo tenendo in mano un calice e l’Ostia sospesi in aria, si prostrò per terra e ripetè per tre volte l’orazione: “Santissima Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo, vi adoro profondamente e vi offro il preziosissimo Corpo, Sangue, Anima e Divinità di Nostro Signore Gesù Cristo presente in tutti i tabernacoli del mondo, in riparazione degli oltraggi, sacrilegi e indifferenze con cui Egli è offeso. E per i meriti infiniti del suo sacratissimo Cuore e del Cuore Immacolato di Maria, vi domando la conversione dei poveri peccatori”.
Dopo, alzatosi prese di nuovo in mano il calice e l’Ostia e diede a me l’Ostia, e quel che c’era nel calice lo diede da bere a Giacinta e Francesco, dicendo allo stesso tempo: “Prendete e bevete il Corpo e il Sangue di Gesù Cristo, orribilmente oltraggiato dagli uomini ingrati. Riparate i loro crimini e consolate il vostro Dio.
Di nuovo si prostrò per terra e ripetè con noi, ancora tre volte, la stessa orazione: “Santissima Trinità...”. E sparì. Spinti dalla forza del soprannaturale che ci avvolgeva, imitavamo l’Angelo in tutto, cioè prostrandoci come Lui e ripetendo le orazioni che Egli diceva. La pace e la felicità che sentivamo era grande e intima, con l’anima completamente raccolta in Dio».

 

Articolo tratto da: Myriam  "Nuova ed eterna Alleanza" (n. 1 del 2021)

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