Il Santo Rosario una “catena dolce che ci rannoda a Dio”.

Ottobre, è il mese dedicato alla "Madonna del Rosario" e molto caro alla pietà popolare non meno del mese di Maggio, mariano per eccellenza. In questo periodo vediamo come tante Parrocchie e famiglie, continuano a farne un mese d’intensa preghiera, con la quotidiana recita del Santo Rosario.

Alla recita del rosario, i cristiani sono da sempre invitati a far ricorso, specie nei momenti più difficili, come ci ricordano - fra l’altro - non meno di 16 Encicliche di Papi: dalla “Consueverunt Romani  di Papa V  17 settembre 1569”,  "Superni Apostolatus" di Leone XIII del 1 Settembre 1883 [Papa Leone di Encicliche sul Rosario ne scrisse ben 11], alla "Ingravescentibus malis" di Pio XI del 29 Settembre 1937, alla "Ingruentium malorum" di Pio XII del 15 Settembre 1951, alla "Grata recordatio" di Giovanni XXIII del 26 Settembre 1959, alla "Christi Matri" di Paolo VI del 15 Settembre 1966 ed alla "Rosarium Virginis Mariae" di Giovanni Paolo II del 16 Ottobre 2002. Questo breve "excursus" fatto, ci lascia impressionati per il numero degli interventi, per le varietà e per la costanza nell'arco di molti pontificati, che vanno da Pio V a Papa Francesco, rivelandoci una tradizione ininterrotta e il sentire continuo del magistero in materia.
Questo, è il mese dove siamo invitati a riflettere sull’importanza di questa preghiera che “ci mette in comunione di vita con Cristo attraverso il cuore di Maria” (S. Giovanni Paolo II). Esso ci richiama alla volontà salvifica di Dio e alla sua attuazione attraverso il “Sì” incondizionato di Maria, che rese possibile l’incarnazione del Verbo, diventando: “La perpetua premessa, il punto di origine, la perfetta attuazione della volontà di Dio” (A. U. Balthasar). Possiamo dunque affermare che è una preghiera essenzialmente “cristologica” in quanto ci mette in contatto con i misteri della salvezza realizzata da Cristo Salvatore e Redentore: "Il Rosario, pur caratterizzato dalla sua fisionomia mariana, è preghiera dal cuore cristologico. Nella sobrietà dei suoi elementi, concentra in sé la profondità dell’intero messaggio evangelico, di cui è quasi un compendio. In esso riecheggia la preghiera di Maria, il suo perenne Magnificat per l’opera dell’Incarnazione redentrice iniziata nel suo grembo verginale. Con esso il popolo cristiano si mette alla scuola di Maria, per lasciarsi introdurre alla contemplazione della bellezza del volto di Cristo e all’esperienza della profondità del suo amore" ["Rosarium Virginis Mariae, 1]. La sua caratteristica principale perciò non è altro che quella di essere “compendio del Vangelo”, cioè una meditazione dei misteri della vita di Cristo, cui fa partecipe in modo unico e singolare Sua Madre. Ma oltre che ad essere una preghiera cristologica, è certamente “preghiera mariana per eccellenza” perché si rivolge direttamente alla Madre del Signore ripetendo dieci volte l’Ave Maria per ogni mistero. Nel rosario, la relazione della Vergine con il mistero di Cristo è stata più espressamente messa in luce con la meditazione di una diversità di “misteri”. Questa diversità permette di contemplare in modo più concreto gli eventi vissuti da Maria e di condividere più profondamente i sentimenti provati dalla Madre di Dio nella sua unione con Cristo e nel suo contributo specifico all’opera redentrice. In Esso possiamo anche affermare di trovare uno spazio “terapeutico” che ci fa passare da una cultura aggressiva a una “cultura di pace”, guarisce dall’egoismo ed educa al dono totale di sé al Dio dell’Alleanza.  S. Giovanni Paolo II ci ricorda ancora che: “Non si può recitare il Rosario senza sentirsi coinvolti in un preciso impegno di servizio alla pace” (Rosarium Virginis Mariae, 6).  In esso ci sforziamo di pregare come Maria e con Maria, in quanto ci ispiriamo a Lei come “icona di pace”. Essa è invocata con il titolo “Regina della Pace”, come ha disposto nel 1917 il Pontefice Benedetto XV, perché a nessuno sta a cuore come a Lei, Madre dell’umanità, la concordia e la comunione di tutti i figli di Dio.  L’attuale drammatico scenario mondiale in cui molti focolai di guerra sono presenti, devono farci riflettere, poiché la pace è l’essenza stessa del Vangelo, il vero crocevia dove si danno appuntamento il Dio della pace e l’uomo artefice di pace. I Papi degli ultimi due secoli nei loro interventi a favore della pace, hanno più volte richiamato l’invito alla preghiera come “vera arma” per vincere e ottenere la pace. La Vergine Santissima sia a Lourdes che a Fatima ha suggerito e invitato i veggenti e i fedeli a pregare il rosario per la conversione e per la pace. S. Giovanni Paolo II nella Lettera Apostolica Rosarium Virginis Mariae scriveva: “Alla preghiera del Rosario desidero ancora una volta affidare la grande causa della pace. Siamo davanti ad una situazione internazionale gravida di tensioni, a tratti incandescente. In alcuni punti del mondo dove lo scontro è più forte, penso in particolare alla martoriata terra di Cristo, si tocca con mano che a poco valgono i tentativi della politica, pur sempre necessari, se gli animi restano esacerbati e non si è capaci di un nuovo sguardo del cuore per riprendere con speranza i fili del dialogo.” In questo scenario triste del mondo, la presenza di Maria ci rassicura e ci conforta, ci rende audaci e ci infonde quel coraggio che viene meno al contatto degli eventi di cui siamo testimoni. Tutto ciò nasce dal convincimento che se Dio è onnipotente per natura, Maria è onnipotente per grazia, una espressione, ammonisce sempre S. Giovanni Paolo II, “audace da comprendere, ma anche una certezza che, a partire dal Vangelo, si è andata consolidando per via di una forte esperienza nel popolo cristiano”. E aggiunge a queste parole una riflessione che merita di essere presentata nel cammino di fede: “Nel Rosario, Maria, Santuario dello Spirito Santo, mentre è supplicata da noi, si pone per noi, davanti al Padre che l’ha colmata di grazia, e al Figlio nato dal suo grembo, pregando per noi e con noi”.

Scorrendo le varie tappe dell’esistenza di Gesù e di Maria, il rosario ci conduce a una visione integrale della vita cristiana offrendoci molti motivi di consolazione, di fiducia e di speranza, è una preghiera essenzialmente contemplativa con la quale, guidati dalla celeste Madre del Signore, fissiamo il nostro sguardo sul volto del Redentore, per essere conformati al suo mistero di gioia, di luce, di dolore, di gloria e di pace. Il rosario non si recita, ma si vive nel proprio quotidiano, perché è impossibile cogliere la vera immagine evangelica di Gesù e comprenderne la vita, senza un costante riferimento alla preghiera.

Partendo da questa considerazione, Romano Guardini afferma, che la preghiera per noi diventa una necessità interiore, una grazia, un dovere. Pregare è innalzare la mente e il cuore a Dio, è ascoltarlo e parlargli nel silenzio dell’anima. Ecco allora la lezione che ci viene dal rosario, esso offre “quel ritorno tranquillo e quell’indugio pensoso” che rende la preghiera stessa più vera e piena di buoni frutti.  Lo stesso Romano Guardini compie questo passaggio dalla preghiera in genere alla preghiera mariana affermando: “Il rosario è un ritiro silenzioso dove si può andare in cerca di pace; come in un santuario dalla porta sempre aperta, dove si possiamo deporre ogni preoccupazione”.

In un messaggio ai giovani d’Olanda, in occasione della "Iª Giornata Nazionale dei Giovani Cattolici", Papa Benedetto XVI scrive il 21 Novembre 2005: "Cari giovani amici, […] vi invito a cercare ogni giorno il Signore, che non desidera altro se non che siate realmente felici. Intrattenete con Lui una relazione intensa e costante nella preghiera e, per quanto vi è possibile, trovate momenti propizi nella vostra giornata per restare esclusivamente in sua compagnia. Se non sapete come pregare, chiedete che sia Lui stesso ad insegnarvelo e domandate alla sua celeste Madre di pregare con voi e per voi. La recita del Rosario può aiutarvi ad imparare l’arte della preghiera con la semplicità e la profondità di Maria".

Un famoso scrittore francese, Péguy, raffigurava il rosario a un vascello navigante vittoriosamente verso la casa del Padre, è questo il senso della festa del Rosario, inserita opportunamente nel mese di ottobre. Anticamente la festa del Rosario era chiamata festa di “Santa Maria della Vittoria” in ricordo della vittoria riportata dalla flotta cristiana su quella turca nelle acque di Lepanto il 7 ottobre 1571.

Il Sommo Pontefice Leone XIII inserì nelle Litanie Lauretane l’invocazione: “Regina Sacratissimi Rosarii”. Titolo felice che ebbe la sua conferma nelle apparizioni di Fatima. La Vergine Maria dopo aver raccomandato la recita quotidiana del rosario in ognuna delle apparizioni per ottenere la conversione e la pace del mondo, durante l’ultima apparizione del 13 ottobre, resa celebre dal miracolo del sole, affermò: “Io sono la Madonna del Rosario”.

A Fatima, Nostra Signora ha chiesto incessantemente ai pastorelli di pregare il rosario tutti i giorni, offrendo la preghiera per la pace nel mondo. Dobbiamo porre la preghiera del Rosario nella luce dei pastorelli, quella luce che avvolgeva la Madre di Dio durante le apparizioni e che è la luce che Dio ci dona per mettere i nostri passi sui passi del Figlio suo. Alla Cova da Iria la “Bianca Signora” ha lasciato un messaggio insieme semplice ma decisivo, invitando fondamentalmente alla preghiera e alla penitenza, ammonendo il mondo riguardo agli immensi pericoli che lo minacciano e rivelando che Dio ha scelto Lei come arma sicura e mezzo infallibile per il trionfo della luce sulle tenebre. Chiedendo la consacrazione pubblica della Russia al Cuore Immacolato di Maria come unico mezzo per la sua eventuale conversione, Dio manifesta la volontà che tutti sappiano che userà misericordia e salverà il mondo solo per mezzo di Maria.

Il claretiano J. M. Alonso così sintetizza il messaggio di Fatima:

« Il messaggio di Fatima è un appello urgente alla preghiera, soprattutto alla recita meditata del rosario e alla pratica della Comunione riparatrice […]. Esso contiene soprattutto un’accentuazione nuova della funzione interceditrice del cuore della Vergine. Il tema del cuore di Maria appare al centro di una costellazione tematica che costituisce il senso escatologico del messaggio per il nostro tempo, con una visione carismatica della conversione della Russia e del trionfo finale del Cuore di Maria » (2).

Parlando del “contenuto fondamentale” del messaggio di Fatima riportiamo qui la sintesi proposta da papa Benedetto XVI quando, nell’intervista rilasciata ai giornalisti l’11 maggio 2010 in partenza per Fatima, spiegò che « il messaggio, la risposta di Fatima, sostanzialmente non va a devozioni particolari, ma proprio alla risposta fondamentale, cioè conversione permanente, penitenza, preghiera, e le tre virtù teologali: fede, speranza e carità. Così vediamo qui la vera e fondamentale risposta che la Chiesa deve dare, che noi, ogni singolo, dobbiamo dare […]. Con una parola, dobbiamo rimparare proprio questo essenziale: la conversione, la preghiera, la penitenza e le virtù teologali ».

Qui al Santuario la preghiera del rosario scandisce il tempo di preghiera, fin dal principio e continua a dar voce alle preghiere di tanti pellegrini che, attraverso la meditazione dei misteri della vita di Cristo, progressivamente si assimilano a lui, in compagnia della Vergine Madre.

Facendo sue le commoventi parole della "Supplica alla Regina del Santo Rosario" composta dal Beato Bartolo Longo, San Giovanni Paolo II così concludeva la sua Enciclica sul Rosario: "O Rosario benedetto di Maria, catena dolce che ci riannodi a Dio, vincolo di amore che ci unisci agli Angeli, torre di salvezza negli assalti dell’Inferno, porto sicuro nel comune naufragio, noi non ti lasceremo mai più. Tu ci sarai conforto nell’ora dell’agonia. A te l'ultimo bacio della vita che si spegne. E l’ultimo accento delle nostre labbra sarà il nome tuo soave, o Regina del Rosario, o Madre nostra cara, o Rifugio dei peccatori, o Sovrana consolatrice dei mesti. Sii ovunque benedetta, oggi e sempre, in terra e in cielo!" ["Rosarium Virginis Mariae", 43 ].

 

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