L'amore filiale del Lanteri, fondatore degli Oblati di Maria Vergine

1. Spiritualità mariana del Lanteri

1.1. L’affidamento a Maria

Già dai primissimi anni della sua vita, il Lanteri imparò a vedere nella Vergine Maria la sua madre. A lei fu affidato dal padre dopo la morte della propria mamma: «D’ora in poi lei sarà la tua mamma».  Aveva solo quattro anni. Più tardi il Lanteri, quando avrà toccato la sessantina, sovente diceva agli amici: «Per me non c’è stata altra mamma che la Santissima Vergine Maria e io non ho ricevuto altro che carezze e favori da una Madre così buona».

 All’età di ventidue anni il giovane Lanteri, nell’imminenza dell’ordinazione al primo degli ordini maggiori, il suddiaconato,  si affidò a Maria.

«Cuneo, il 15 agosto 1781.                                .       
Sappiano tutti coloro nelle mani delle quali capiterà questa mia Scrittura, che io sottoscritto B. [Bruno] mi vendo per schiavo perpetuo della Beata Vergine Maria Nostra Signora con donazione pura, libera, perfetta della mia persona, e di tutti i miei beni acciò ne disponga ella a suo beneplacito come vera, ed assoluta Signora mia. E siccome mi riconosco indegno di una tal grazia prego il mio S. Angelo Custode, S. Giuseppe, S. Teresa, S. Giovanni, S. Ignazio, S. Francesco Saverio, S. Pio, S. Bruno acciò mi ottengano da Maria Santissima che si degni ricevermi tra i suoi schiavi. A conferma di ciò mi sottoscrissi. Pio Bruno Lanteri».

Apparentemente questo atto sembra esprimere un semplice omaggio a Maria, frutto di una devozione fondata poco da un punto di vista teologico, ma solo sentimentale, poiché non vi appare nessun riferimento esplicito a Dio e a Gesù Cristo presente invece nell’atto di schiavitù proposto da S. Luigi Maria De Monfort.

Ma se noi leggiamo anche quanto il Lanteri scrisse poco dopo aver redatto la sua “scrittura di schiavitudine” nel suo Direttorio Spirituale, possiamo cogliere tutta la profondità teologica della sua “scrittura” e la sua intrinseca relazionalità all’onore e alla gloria di Dio:

«Voglio avere un amore tenero verso Maria Vergine e confidenza in lei di figlio a sua Madre, e in grado tale, che mi paia impossibile che mi permetta di essere vinto e perisca in quella battaglia: ricorrerò dunque a Lei come un pulcino si ricovera sotto le ali di sua madre alla voce del nibbio vorace, e dopo l’atto d’amor di Dio dirò: “Monstra te esse matrem etc. Sub tuum præsidium etc. Maria mater gratiæ etc. ”, e ciò farò con quella confidenza che un bambino usa con sua madre domandandole ciò che fa di mestieri con gran sicurezza, come se fosse tenuta a concederglielo, e a lei ricorrendo in tutti i suoi travagli, cosicché resta la madre come obbligata, e ricava quindi motivo di voler più bene al figlio, e se le madri di quaggiù cattive qualche volta, pur non sanno negare niente, che si dirà della Gran Madre di Dio? Mi approfitterò di tutti i meriti, grazie e privilegi di questa mia Signora come chi sa di aver ad essi quel diritto che hanno i figlioli alla madre... Unirò i miei atti di fede, speranza, carità ai meriti di mia Madre, e così inseriti in un traffico sì grande e ricco, crescerà a dismisura il povero mio capitale».

Come appare evidente, dietro queste frasi di Pio Bruno vi è il riferimento al libro dell’abate Henry-Marie Boudon da cui anche il Monfort trasse ispirazione per la sua teologia mariana:

«Boudon parlò della santa schiavitù alla Madre di Dio, consistente non nel fare pratiche di devozione o recitare preghiere o fare mortificazioni, ma soprattutto e prima di tutto nel consacrare la propria libertà, il proprio cuore e le opere buone al totale servizio di Maria».

Questa certamente era l’intenzione del Lanteri nel mettersi totalmente nelle mani di Maria, sua Madre, in piena fiducia e confidenza. Questo gesto, visto il primato assoluto di Cristo come unico Mediatore tra il Padre e l’umanità, è giustificabile solo alla luce della misteriosa volontà di Dio che ha fatto sì che una piccola fanciulla di Nazareth fosse intrinsecamente inserita nel mistero dell’Incarnazione del suo Verbo, diventandone madre in quanto alla natura umana, proprio in Lei e da Lei assunta. È in forza di questo mistero che Ella partecipa spiritualmente alla generazione di tutti i membri del Corpo Mistico diventandone Madre attraverso la Chiesa, la quale estende a tutti i tempi e luoghi la maternità di Maria. Questo è, in effetti, quello che il Monfort chiama “il segreto di Maria”. Sapere cioè che Dio ha scelto Lei per realizzare nello Spirito Santo la santificazione di tutti i suoi “figli adottivi” (Rm 8,15) invitati ad affidarsi totalmente a Lei, come mezzo assolutamente il più sicuro, facile e certo per realizzare la propria santificazione, cioè la propria conformazione a Cristo.

 

1.2. Con confidenza di figlio

Verso questa «Madre sì buona» il Lanteri sente un «amore tenero» ed una confidenza di figlio.

«O Signora, se per tuo mezzo il tuo Figlio è diventato nostro fratello, non sei tu forse diventata nostra Madre? E se vi ho offesi tutti e due, tutti e due siete clementi e pieni di pietà. Dunque fuggirò l’ira del Dio giusto ricorrendo alla pia Madre, l’ira dell’offesa Madre ricorrendo al benigno Figlio.  E dirò: O Dio che ti sei fatto Figlio di Donna a causa della nostra miseria, o Donna che ti sei fatta Madre di Dio per la sua misericordia, o avete compassione di me peccatore, o mostratemi altri più misericordiosi a cui rivolgermi».

«Vergine Santa, Madre di Dio, e madre mia, io vi domando due cose che mi sono ugualmente necessarie: datemi vostro Figlio, è il mio tesoro, senza di lui sono povero; date me a vostro Figlio, è la mia saggezza, la mia luce, senza di lui sono nelle tenebre. Tutto a Gesù per Maria. Tutto a Maria per Gesù. Come la vita naturale di Gesù nel seno di sua Madre dipendeva totalmente da Lei, così nella vita della grazia, di cui non c’è nulla di più fragile – perché anche un fantasma, un pensiero può rovinarla – ricorriamo a Maria nostra Madre, lei non mancherà mai di sovvenire ai nostri bisogni, se noi non usciamo fuori dal suo seno».

Da anziano il Lanteri, quando avrà toccato la sessantina, sovente diceva agli amici: «Per me non c’è stata altra mamma che la Santissima Vergine Maria e io non ho ricevuto altro che carezze e favori da una Madre così buona». Spesso la chiamava sua Madre, sua Maestra, sua Nutrice, suo Paradiso.

Nel testamento, scritto verso il 1816 a motivo della scarsa salute, il Lanteri si raccomanda a questa cara Madre: «Raccomando l’anima mia alla Ss. Triade, al S. Cuore di Gesù, alla Beatissima Vergine Maria che mi fu sempre tenera Madre, a S. Luigi, S. Francesco Saverio, al mio Angelo Custode, al B. Alfonso de Liguori, a tutti i Santi ed Angeli del cielo che spero presto di vedere come fratelli in paradiso, alle preghiere della Santa Cattolica, Apostolica e Romana Chiesa nel cui seno m’intendo e voglio vivere, e morire, ed a quelle dell’infrascritto mio Esecutore testamentario, e di tutti i miei parenti, ed amici».

 

1.3. Pratiche personali di pietà

Il Lanteri esprimeva la sua devozione mariana attraverso varie pratiche. Come prescritto nei regolamenti dell’Aa e dell’Amicizia cristiana, i vari digiuni in onore di Maria impegnavano gli adepti – e quindi anche il Lanteri – e le preghiere loro usuali. Riguardo la recita del santo rosario probabilmente il Lanteri lo recitava quotidianamente e forse anche più di uno, perché doveva essere per lui, come per gli altri confrères e gli amis, una preghiera che accompagnava gli spostamenti e i vari spazi di tempo vuoti della giornata: «Nelle ore libere penserò a me, o ai bisogni del mio stato, o dirò la corona». E ancora aggiunge, come mezzo pratico per vivere quest’unione a Maria nella tentazione: «[Portare] un rosario al collo, recitare 9 ave, avere una sua immagine, parlarle, salutarla sovente».

Sono gesti che richiamano un forte rapporto affettivo ed esprimono la profonda intimità che il Lanteri aveva con Maria.

 

2. Maria negli insegnamenti del Lanteri

Maria è la creatura più amata dal Creatore, ma grande è anche l’amore con cui Essa ha corrisposto a Dio: «Maria Vergine era la più santa di tutte le creature, dunque era la più amata dal suo Creatore. Essa fin dal suo concepimento, acceleratole l’uso della ragione, si voltò a Dio con una carità così infiammata, che non fu punto inferiore agli ardori di ogni massimo Serafino del cielo, indi poi sempre crebbe a dismisura tal vampa, che da sé sola più amava Dio, che non l’amavano le creature tutte unite insieme, angeliche e umane».

Maria è la donna forte: «Angustie, tentazioni, aridità, abbattimenti, tribolazioni, ingiurie, disgusti, affronti, ingratitudini, croci, contrarietà, e guai io me li aspetto, e anche da persone amate e beneficate, ma non li considererò mai come castighi, né mirerò mai la loro origine negli uomini, ma in Dio; so che nulla può accadere contro la volontà di Dio, so che questa è la strada che ha tenuto Egli stesso qui in terra, e per cui ha condotto i santi suoi più cari amici, anzi la sua stessa Madre per poi cotanto glorificarla in Cielo».

E’ la creatura più umile sulla faccia della terra: «... non fu forse la madre vostra Maria Santissima la più umile di tutti? Eppure immune la preservaste da qualunque neo di colpa».

Maria – come dicono le litanie lauretane - è colei che ha vinto tutte le eresie (la “Cunctas haereses”): «Regina degli Apostoli: essi, presi singolarmente, hanno predicato il Vangelo in tutte le parti del mondo, tu da sola col tuo potente patrocinio hai distrutto tutte le eresie in tutte la parti del mondo».

Maria è causa precipua, dopo Gesù, della nostra salvezza, perché Dio stesso così ha stabilito: «Basti l’accennarvi che sopra di Maria non v’ha più che Dio e sotto di Maria v’è tutto ciò che non è Dio. Basti il dire che può ben Dio creare un mondo più grande, più eccellente di questo, ma non può creare una creatura più grande della Madre di Dio, come si esprimono i Ss. Padri; è dunque chiaro che Maria è da venerarsi in modo affatto particolare dopo Dio, ella… è dopo Dio la sorgente di tutte le grazie e benedizioni, perché è la causa specialissima della nostra Redenzione, perché è nostra Corredentrice, perché dopo Dio è quella che più s’interessa per la nostra salute. Gloriamoci dunque di dire con la Chiesa: Virgo veneranda, ora pro nobis».

Ella è nostra Madre: «Dal momento che il Figliuol di Dio si fece nostro fratello primogenito, Maria Vergine divenne Madre di Gesù e Madre nostra, Madre di Gesù per natura, Madre nostra per adozione; e tale si fu questa parentela legale d’affetto, con cui ci adottò per figli e ci tenne per tali, che quasi sono per dire superò la parentela di sangue contratta col suo divin Figlio, mentre non solo si degnò di obbligarsi a farci l’officio di Madre, come se ci fosse Madre naturale, ma giunse di più, ed è che fin dal momento dell’Incarnazione del divin Verbo nelle sue sante viscere si offerse a patire ella per noi ogni cosa ed a soffrire tanti tormenti nella persona del suo divin Figliuolo, e non una, ma più volte…».

Negli scritti del Lanteri si nota la predilezione a determinati titoli mariani: Maria assunta in cielo, Maria Mediatrice di tutte le grazie, Maria Madre della celeste Sapienza, ecc.

Maria è stata assunta in cielo per diventare la protettrice degli uomini rimasti sulla terra: «Maria Vergine fu assunta in cielo, senza né lasciarci né mandarci niente di sua memoria, è vero: ma se n’andò per ricevere la sua dote che sono i peccatori, acciò l’eterno Padre avesse una persona umana e prediletta da rimirare, per cui si muovesse a compassione delle anime peccatrici».

Profondo studioso delle opere di san Bernardo, di san Bonaventura e di san Alfonso, il Lanteri non poteva non mettere in risalto l’efficacia della mediazione di Maria: «… la Chiesa usa presentarla in tutte le Icone degli Altari maggiori perché crede che da essa passano le nostre preghiere. Quibus te laudibus efferam nescio quia quem cæli capere non poterant, tuo gremio contulisti.

La sua autorità che può negarle il Figlio, se ella gli è Madre, anzi talmente l’onora che non si concede quaggiù grazia che non passi per le sue mani, anzi ciò che egli è più veloce esaudirci, se invochiamo ella che non lui, non già perché sia più di lui, ma perché, essendo lui il Signore, il Giudice, discerne il merito di tutti, perciò quando qualche volta non esaudisce, giustamente lo fa, ma quando lo preghiamo a nome di Maria, non più riguarda i meriti del supplicante, ma l’intercessione, i meriti della Madre, e direi, anche i doveri che egli ha come figlio».

«Per portare le anime a Dio bisogna farle passare per la mani di Maria, come le grazie di Dio passano tutte per le sue mani benedette».

Per il Lanteri la conoscenza della grandezza di Maria e la devozione mariana vanno di pari passo. «Diletti, non conoscete l’efficacia di questo mezzo [la devozione] perché non conoscete Maria: chi sia, quanto possa, quanto ci ami, voglia. Maria è la più bell’opera che sia mai uscita o possa uscire dalle mani di Dio, opera tale che anche le menti più sublimi, attonite esclamano ri­mirandola: Chi è questa?, quindi S. Giovanni Crisostomo: Chi non si stupisce della Beata Vergine Maria non conosce Dio. Ammiratela, stupite».

In merito il Lanteri si appunta quattro cose: 1 - Ammirarla. 2 - Onorarla. 3 - Amarla, con­fidare tutto in Maria - difenderla, invocarla, ispirarne la devozione. 4 - Con quali pratiche esercitare la devozione verso Maria.

Quattro sono i motivi per cui Maria è così grande: la sua verginale maternità, la sua pienezza di grazia, la sua singolare sublimità, la sua grande autorità. «Ella è Madre di Dio. È dunque tale che Dio stesso non può farla più grande; può, ben dice S. Bonaventura, (fare) un altro mondo maggiore, ma fare una madre più grande della madre di Dio non può».

Spiega quindi che cosa comportino le parole «piena di grazia»: «È piena di grazia, secondo tutta la Sua capaci­tà, la quale era proporzionata alla dignità di madre di Dio; l’ha detto l’Arcangelo. Radunate tutte le virtù dei Santi che fiorirono sulla terra, tutta la bellezza degli Angeli, questo è poco in Maria.

In Maria sola è radunato quanto di bello, di buono, di grande possono essere capaci tutte le creature passate, future possibili. Iddio L’ha colmata di beni, gratia plena. Quindi Maria è in possesso di una gloria sublime fra tutte le creature, sopra le Vergini, i Confessori, i Martiri, gli Apostoli, i Patriarchi, sopra tutta la Gerarchia celeste. E’ insomma elevata so­pra tutto ciò che non è Dio, ha sotto di sé tut­to ciò che è inferiore a Dio. Insomma, Ella non è Dio, ma è subito dopo Dio; da qui na­sce la sua amplissima autorità, e se vi è cosa che Maria non potesse, non vi é più altri che possa ottenerla. Che vi è che possa negare un Dio alla sua stessa Madre, anzi appunto per­ché è sua Madre? Anzi, non vi è grazia che non passi per le sue mani, perciò è l’oggetto di ammirazione di tutti gli angeli, dei Santi».

Il Lanteri evidenzia come Maria sia oggetto di meraviglia e di spettacolo: «Spettacolo del cielo: compiacenza della Ss. Trinità: il Padre la considera come Figlia, il Figlio Madre, lo Spirito Santo Sposa, quin­di ne nasce quel culto d’iperdulia che le compete e le rende la Chiesa. Spettacolo della terra: non vi é angolo del mondo, non vi é condizione, stato di persona in cui non risplenda Maria per miracoli, per benefici. Spettacolo della Chiesa: che le rende il culto speciale di iperdulia. Non vi é quasi altare nel mondo in cui non si trovi Maria. Si istituirono tante feste, si eressero tanti sontuosissimi tem­pli, Le furono dati tanti titoli, erette tante con­fraternite, tante devozioni pubbliche, tanti pel­legrinaggi; si fa menzione di Maria in tutte le messe, nelle ore canoniche, nei rosari, nei salte­ri. Spettacolo dell’Inferno: divenne così terribile ai Demoni, che paventano e tremano al solo nome».

Per cui conclude: «Fingetevi pure Maria grande quanto vorrete, non ve la immaginerete mai abbastanza. Ora consolatevi, esultate: questa gran Madre di Dio, Diletti, è madre nostra, questo è il gran dono che ci ha fatto-Gesù Cristo dalla sua croce: Ecco la tua madre. Diletti, sta nelle nostre mani approfittarci di così gran mezzo per ottenerci delle grazie. Invo­chiamola, preghiamola, e siamo sicuri, Ella è la stessa Madre della Misericordia; non può pe­rire colui per cui s’interessa Maria. Pensate quanto deve essere misericordiosa. La stessa misericordia non si sarebbe incarnata nel suo seno, se non avesse trovato viscere di miseri­cordia».

Nella spiegazione delle Litanie il Lanteri scrive: «... passiamo subito ad esaminare la forza di questo primo titolo che la S. Chiesa dà a Maria Vergine: Sancta Maria.  Due cose ci si propone quivi, la Santità e il Nome di Maria. La Chiesa chiama dunque primieramente Maria Santa, ma quale santità le attribuisce mai? È ella una Santità comune agli altri Santi? Ella è tale che noi non possiamo immaginarcela più grande, e la ragione si è perché, come nota un S. Padre, sopra Maria non v’è più che Dio, sotto Maria v’è tutto ciò che non è Dio. Possiamo noi dirne altrettanto di qualche altro soggetto anche angelico?

Dunque dopo Dio non v’è oggetto più eccellente, più degno di lode che Maria. Dunque dopo Dio ad essa dobbiamo ricorrere e riporre tutta la nostra fiducia. Inoltre si noti come la Chiesa chiama Maria Vergine Santa; siccome la Chiesa trionfante canta di Dio: Santo, Santo, Santo, così la Chiesa militante canta di Maria: Sancta Maria, Sancta Dei Genitrix, Sancta Virgo Virginum, dicendola anche così Santa, Santa, Santa, cioè Santa di nome, Santa nell’officio e Santa di costumi, e così viene predicata per Santa alla somiglianza della santità di Dio; e questo perché la santità di Maria supera di gran lunga ogni altra santità ed è la più simile a quella di Dio. Vogliamo noi difatti formarci una qualche idea di questa sì grande santità? Riflettiamo che Maria Vergine non cominciò ad esistere che non cominciasse anche ad essere Santa (cosa che non accadde in alcun’altra persona). Si noti ancora che nel primo momento del suo essere Maria Vergine non solo fu Santa, ma Santissima, perché la sua Santità fin d’allora era più grande della Santità di qualunque non che Santo di questa terra, ma di qualunque Cherubino o Serafino, cioè era più dotata di doni, di grazie, di virtù, di perfezioni che qualunque di essi; la sua eccellenza superava l’eccellenza di chiunque, amava più Dio ed era amata da Dio più di qualunque; era in sostanza la più unita a Dio, la più simile a Dio che qualunque creatura più bella, più perfetta del Cielo.

Si noti inoltre che in ogni momento raddoppiava essa di tutto il capitale che aveva il momento avanti, perché cooperava in ogni momento a tutta la grazia che Dio le comunicava, onde il secondo momento di sua esistenza era già il doppio più santa del primo, il terzo momento era 4 volte più santa del primo, il quarto 8 volte, il quinto 16 volte, il sesto 32 volte, il settimo 64 volte; in fin di un’ora poteva avere raddoppiato il suo capitale di santità tante volte quanti sono i granelli d’arena che avrebbero riempito la terra fino al Cielo.

Che dovrà dunque dirsi di tutto il corso di sua vita che giunse a 72 anni? Quale computista può calcolare simile aumento? E tutto questo solo ex opere operantis; che sarà di quanto si accrebbe ex opere operato? Come quando le sopraggiunse lo Spirito Santo, quando concepì, portò, partorì il Divin Figliuolo? Quando il Divin Figliuolo la visitò dopo la risurrezione e in tante comunioni che fece? La S. Chiesa le appropriò quanto si dice della Sapienza eterna?

Quanto al nome poi Maria significa Mare, Mare Amarum, Stella Maris, Illuminatrix, DominaMare per la copia di grazia che ricevette, siccome si dice dell’oceano omnia flumina intrant in mare, così può dirsi di Maria che tutti i fiumi di grazie degli Angioli, Patriarchi etc. si trovano in Maria. Mare amarum per il mare d’angoscia in cui fu assorbito il suo cuore alla Passione di Gesù. Mare amarum per i demoni, per il potere di sommergere i demoni stessi. Stella maris, perché c’illumina nel mare di vicende di questa vita, perché ci procurò la luce del suo divin Figliuolo. Illuminatrix coi suoi esempi, coi suoi benefizi di misericordia, colla sua gloria in cielo relativamente agli Angioli, ai Beati. Domina degli Angioli che tutti vanno a gara a ubbidirle, degli uomini perché tutti ci tiene sotto la sua protezione, dei demoni che fuggono al solo suo nome. Diciamo dunque veramente con fiducia: Sancta Maria ora pro nobis».

 

3. La devozione mariana

3.1. Caratteristiche della devozione mariana

Il ricorrere a Maria ci viene anzitutto insegnato dalla stessa Madre Chiesa: «Dopo il ricorso alla Ss. Trinità ed alla Ss. Umanità di Gesù Cristo, la S. Chiesa ci insegna a ricorrere alla Ss. Vergine Maria onde soggiunge subito nelle Litanie Sancta Maria ora pro nobis. Non mi tratterrò a dimostrare l’equità di questo giudizio e modo di procedere della S. Chiesa, la quale sempre assistita dallo Spirito Santo tutto ciò che fa sarà sempre ottimamente fatto; ed in verità quale maggiore convenienza che dopo l’invocazione alla Ss. Trinità c’indirizziamo subito a quella che è Figlia del Padre, Madre del Figlio, Sposa dello Spirito Santo? Troveremo noi altrove titoli, prerogative ed eccellenza più grande o anche solo uguale a questa?».

«La stessa S. Chiesa ci propone sovra tutte le creature, sovra tutti i Santi, sovra tutti gli Angioli a venerare Maria, esigendo a ragione della sua virtù ed eccellenza tutta particolare e superiore ad ogni altra; una venerazione ed un culto che chiama per questo culto Iperdulia. Dunque sola può dirsi veneranda a preferenza di tutti, e in conseguenza dobbiamo unirci alla S. Chiesa per invocarla particolarmente con questo titolo: Virgo Veneranda ora pro nobis».

La devozione a Maria deve portarci non solo ad amarla e ad onorarla, ma anche ad accrescere la fiducia in Lei e nel suo patrocinio:

«... ad Essa dobbiamo ricorrere ed in lei riporre tutta la nostra fiducia».

«Sebbene Dio non ami le vostre mancanze e venialità, ama però la vostra persona. Ad una madre amorosa dispiace la debolezza ed infermità del figlio, ma ama il figlio, e lo compassiona, e lo aiuta; anzi quanto maggiore è l’infermità del figliuolo, tanto maggiore è l’aiuto che gli presta».

Negli appunti dei discorsi sull’Assunta, il Lanteri ci indica con quale spirito deve essere celebrata la novena e la festa: quello di imitare Maria.

«1. Dimorare fra i cori degli Angioli, imparare da essi le grandezze di Maria Vergine che l’elevano sopra tutto ciò che non è Dio, e mettono ai suoi piedi tutto ciò che è inferiore a Dio, e dopo il suo ingresso in cielo, godettero un nuovo Paradiso in Paradiso; trattenersi particolarmente con S. Gabriele e quello che fu custode della Beata Vergine, prendendoli tutti per intercessori presso Dio e la loro Regina per ottenere la santa purità.

2. Trattenersi con i Patriarchi e Profeti che tanto sospiravano la venuta di Maria e che ne predissero tante belle cose, chiedere loro qualche cognizione di Maria; desiderare di vederne la sua gloria; imitare quel Santo che si protestava pronto a sostenere qualsiasi martirio per vedere anche solo di passaggio la gloria di Maria. Conversare particolarmente con S. Gioacchino, S. Anna, S. Giuseppe.

3. Passarsela con i Ss. Apostoli e Discepoli che furono i favoriti di Maria; imparare da essi ad amarla; trattenersi particolarmente con S. Giovanni Evangelista, e S. Luca.

4. Trattenersi con i Martiri che mettono ai suoi piedi le loro palme e corone, riconoscendola loro Regina, massime per quanto Essa soffrì nel suo cuore ai piedi della croce, animarsi a soffrire anche qualche cosa per Dio, giacché ogni minimo patimento è contraccambiato in così gran gloria in cielo.

5. Conversare con i Confessori che riconoscono la loro Santità, particolarmente da Maria, prendere la risoluzione di imitare le loro virtù, prenderli per intercessori presso Maria di una veloce santità.

6. Trattenersi a conversare con le Vergini, considerare i loro sforzi per resistere alle tentazioni e conservare la bella virtù della verginità: ricorrere alla loro intercessione ed all’intercessione della Vergine per eccellenza, per ottenere lo stesso.

7. conversare con tutti i Santi del vecchio e del nuovo Testamento che tutti si gloriano di riconoscere e venerare Maria Vergine per loro Regina, per chiedere a tutti che ci ottengano da Dio e da Maria la perseveranza nel bene».

La devozione mariana non può allora rimanere a livello di bocca, ma deve diventare vita, opere, secondo la volontà di Dio.

«La vera devozione dev’essere religiosa, cioè tale da unire il cuore alla bocca e all’opera, altrimenti diventa un compimento vuoto e inutile. La devozione è la volontà pronta e decisa di eseguire tutto ciò che desidera la Santa Madre di Dio. In base a questa regola devono essere esaminati gli atti della devozione, se cioè procedono da questa volontà come effetti e segni, o ad essa dispongono come mezzi dei quali dobbiamo servirci per raggiungere questo ultimo scopo».

E’ chiaro che «eseguire tutto ciò che desidera la Santa Madre di Dio» significa, come a Cana, fare unicamente ciò che vuole il Figlio da noi: «Fate quello che vi dirà» (Gv 2,5).

Per il Lanteri non vi è affatto il rischio di «esagerare» nella devozione: «Quanto alla devozione verso Maria Vergine si rifletta che non si può eccedere, 1. in onorarla, dacché il Verbo eterno volle onorarla qual sua Madre; 2. in amarla, dacché lo Spirito Santo l’amò a segno di volerla sua sposa; 3. in confidenza, dacché il Padre Eterno le confidò la cura del suo Unigenito».

 

3.2. Alcune «grazie» che Maria ci ottiene

Scorrendo le pagine degli scritti possiamo vedere che il Lanteri era convinto che l’autentica devozione a Maria ci ottiene diverse «grazie». Ne cito alcune:

● ci protegge dal Maligno: «… tutti ci tiene sotto la sua protezione, dei demoni che fuggono al solo suo nome».

● ci aiuta a superare la tentazione: «Voglio avere un amore tenero verso Maria Vergine e confidenza in lei di figlio a sua Madre, e in grado tale, che mi paia impossibile che mi permetta di essere vinto e perisca in quella battaglia: ricorrerò dunque a Lei come un pulcino si ricovera sotto le ali di sua madre alla voce del nibbio vorace, e dopo l’atto d’amor di Dio dirò: “Monstra te esse matrem etc. Sub tuum præsidium etc. Maria mater gratiæ etc. ».

«Che se nonostante tutte le suaccennate avvertenze qualche tentazione contro la purità li assalisse, prima di tutto ricorrano sollecitamente alla preghiera giusta l’avviso dello Spirito Santo. “Sapendo che non l’avrei altrimenti ottenuta, se Dio non me l’avesse concessa… mi rivolti al Signore e lo pregai” (Sap 8,21), e particolarmente invochino l’assistenza di Maria, né cessino di pregarla finché dura la tentazione».

«Modo di vincerle: Fede, orazione, disprezzo, allegria, nomi santissimi di Gesù e di Maria, fortezza di cuore: Resistite fortes in fide; ...».

E a Suor Crocifissa, spiritualmente turbata, il Lanteri scrive:

«Fidatevi più del vostro Celeste Sposo e di Maria Vergine, vostra cara Madre (e più specialmente vostra) quali io sono certo che vi vogliono perseverare da ogni colpa grave: non vi lasciate dunque turbare»

● ci preserva dal cadere nell’eresia:

«Il B. Liguori somministra pure le armi contro tutti gli errori correnti, e dà il mezzo di precauzionare se stessi e gli altri da simile peste, con eccitare e promuovere in ogni modo ed occasione una devozione filiale e tenera verso Maria Santissima, la quale sola può bastare contro ogni eresia, e di più con procurare una stima grande, ed un forte attaccamento con vero spirito d’obbedienza».

Il Liguori stesso «non ha mancato di raccomandarsi a Dio ed a Maria Santissima per non errare».

● ci ottiene la grazia di una «stabile e vera compunzione di cuore» per i propri peccati.

«Invocate la protezione di Maria come rifugio dei peccatori, acciò vi ottenga una stabile e vera compunzione di cuore, ed a questo fine visiterete tre volte il suo altare recitando in ogni volta la Salve con aggiungere quel versetto: Fac me vere tecum flere, crucifixo condolere donec ergo vixero [“Fammi sempre piangere con te, condividere i dolori del Crocifisso, finché vivrò”]».

● ci dà la grazia di «morire interamente» a se stessi «e vivere totalmente per Dio e per il prossimo». ci ottiene di perseverare nel bene; ci ottiene l’amore per le virtù e il desiderio di imitare Maria. E’ una convinzione che emerge, ad esempio, nella lettera che il Lanteri scrive ad una sua penitente e figlia spirituale, Leopolda Mortigliengo: «Io penso che in questa novena della Santissima Vergine vi occuperete più che mai di allontanare da voi ogni scoraggiamento nel servizio di Dio... e che invece procurerete di esercitarvi con tutto l’impegno negli atti delle virtù teologali, come pure dell’umiltà e della dolcezza così care ai Cuori di Gesù e di Maria; perché in questo mistero dell’Assunzione noi troviamo un modello bellissimo di queste virtù, un invito dolcissimo a praticarle, una protettrice potente e sollecita ad aiutarci, ed una ricompensa al di sopra di ogni nostra aspettativa, perché sarà quella ricompensa medesima che fu data alla santa Vergine. Portiamoci dunque ora al letto della sua morte ad impetrare l’eredità delle sue virtù e soprattutto la febbre del suo divino amore e la sua benedizione…».

E, scrivendole nel 1813 da Bardassano il Lanteri si augura che la novena a Maria le ottenga la grazia di iniziare ogni giorno e di vivere nella fede.

Nelle Massime indirizzate ad una dama penitente, probabilmente nobile e sposata di recente, il Lanteri suggerisce di chiedere a Maria le seguenti grazie: «La generosità di animo, e la libertà di cuore nell’agire e nel soffrire, la fedeltà nelle risoluzioni fatte a Dio, la tranquillità, l’allegrezza, l’amore del prossimo, la compassione delle miserie altrui, la bontà, la pazienza, la longanimità, l’affabilità, la condiscendenza in tutto ciò che non è offesa di Dio; insomma l’essere mite ed umile di cuore, è egli carattere che mi prefiggo di avere e che domanderò continuamente al S. Cuore di Gesù e di Maria».

Similmente, in un altro testo, leggiamo: «Quanto ai sentimenti di superbia che vi assalgono, non dovete scoraggiarvene, ma disprezzarli sulla persuasione che ne siamo impastati, e chiedete a Maria Santissima l’umiltà…».

Ancora, negli «Appunti» di discorsi sull’Assunta, leggiamo: «Uno sguardo a Maria che muore d’amore per Dio. Desiderio d’imitarla; fa che arda il mio cuore. E’ assunta tra gli Angeli in cielo. Invidia di tenerle dietro; chiederle che almeno ci stacchi il cuore dalle cose di questa terra. Incoronata in cielo; oggetto di ammirazione poiché sopra Maria non c’è più che Dio, sotto Maria c’è tutto ciò che non è Dio; prostrarsi con gli angeli per venerarla. (…)

Maria Vergine fu incoronata in cielo come Figlia, come Madre, come Sposa; con triplice corona di Sapienza, di Potenza, di Bontà; con l’attendere all’orazione si partecipa alla sua Sapienza, con vincere se stesso si partecipa della sua Potenza, con la carità, cordialità, condiscendenza verso il prossimo si imita la sua Bontà».

● ci ottiene i «lumi» necessari:

-  per vivere con fedeltà la propria vocazione: «Professerò sempre una particolare e tenera devozione al S. Cuore di Gesù, ed a Maria Vergine, che sono le fonti di tutte le grazie, ad essi mi indirizzerò in tutti i miei bisogni, perché mi diano lumi e grazie necessarie, fermamente persuasa che è impossibile che essi mi abbandonino, e non si interessino per me».

All’oblato Luigi Craveri che lascia la congregazione il Lanteri scrive: «M. [Maria] V.ne cui Ella si dedicò in modo speciale unitamente con noi per promuovere questa sua Congregazione, non crederei che le abbia suggerito di lasciare uno stato di migliore e maggior bene da lei riconosciuto e confessato più volte per tale, e di contravvenire alle obbligazioni contratte con questa stessa Congregazione…».

- per fare le scelte secondo la maggior gloria di Dio. Così, ad esempio, nella lettera del 12 gennaio 1816 indirizzata all’oblato Craveri, il Lanteri, dopo averlo informato che il Provicario è impossibilitato a dare gli esercizi a Casale, gli chiede se può darli lui al suo posto. E per tale scelta gli assicura: «... mi restringerò a pregare il Signore e Maria Ss. perché le dia i lumi, ed aiuti opportuni».

● otteniamo la celeste Sapienza. Così il Lanteri invita gli Oblati: «Riguardo al modo [dello studio] ricorreranno in primo luogo con l’orazione al Padre dei lumi e alla Madre della celeste Sapienza, perché vogliano illuminare la loro mente e fornirli della necessaria scienza».

● ci configura a Cristo: «Il frutto… che incessantemente chiedono a Gesù ed a Maria, è una grande somiglianza ed unione con Gesù, ove consiste tutta la santificazione nostra».

● ci ottiene la grazia di vivere giorno per giorno, momento per momento, alla presenza di Dio: «Conversar sempre con le Divine Persone. Desiderarle di presto vederle per amarle senza intermissione e non più offenderle. Maria Vergine e San Giuseppe ne ottengano l’esecuzione dal Sacro Cuore di Gesù, e la continua sua unione, compagnia e società. Te Deum laudamus».

● ci assiste nell’ora della morte: «Io credo, io spero di salvarmi, benché colpevole ed ingrata. Voi, o Ss. Vergine, soccorretemi in questo pericoloso ed ultimo combattimento. Maria Mater gratiæ, Mater misericordiæ, tu me ab hoste protege, et mortis hora suscipe. Glorioso Patriarca S. Giuseppe, datemi questa grazia che io spiri l’anima nelle vostre mani, nelle mani di Gesù, e di Maria ».

 

4. Maria nella liturgia

Nella preparazione alla santa Messa il Lanteri si rivolge a Maria perché gli presti «le Sue vesti, gioie e tutti gli abbigliamenti di casa per tale funzione, e di poter offrire tutti i suoi meriti al benedetto Suo Figliolo per ricoprire così l’indecenza di un sì sordido albergo». In un altro passo del suo Direttorio scrive, sempre riguardo la celebrazione della santa Messa: «Per l’apparecchio […] pregherò Maria, Giuseppe a insegnarmi la maniera di trattare con Gesù…». Come si può notare con facilità, si tratta di una vera imitazione delle virtù e atteggiamenti di Maria nel trattare con Gesù, secondo la dottrina che sottolineerà il Vaticano II.

Per partecipare con profitto alla S. Messa il Lanteri suggerisce: «Dobbiamo immaginarci di essere in cielo, non in terra; assistono migliaia di Angeli adorando e avendo in pregio le mani del Sacerdote; offrire Gesù alla Santissima Vergine».

Il Lanteri vuole intendere qui la presentazione amorosa e affettuosa del Figlio alla Madre. Rendendo presente il Figlio nel sacramento di cui Maria stessa un tempo si nutrì, il Lanteri immagina di offrire, nel senso di presentare quel Gesù Eucaristico che le sue mani consacreranno a sua Madre.

Riguardo alla visita al Santissimo nel suo Direttorio spirituale scriveva: «Atto di fede, di adorazione, supplicarLo del patrocinio negli affari o meditare una domanda del Pater, o con la sua assistenza porgere la supplica del Pater, ringraziamento, Sub tuum».

E per i suoi Oblati il Lanteri scrive: «Conoscendo finalmente il desiderio che il Signore ha di stare con noi, e come ci aspetta per usarci misericordia, non sarebbero tranquilli [gli Oblati] se lasciassero passare la giornata senza ricorrere con amorosa fiducia a questo fonte di misericordia che sempre ci invita e non facessero ad un tempo ricorso a Maria Santissima, la quale è trono della divina misericordia, ed il canale per cui si ricevono tutte le grazie. Non lasciano perciò di fare ogni giorno la Visita al SSmo Sacramento e a Maria SSma al tempo fisso, se possono, od altrimenti nel primo intervallo libero di tempo che hanno, anche per dimostrare il singolare impegno che hanno di professare una speciale devozione a Gesù e a Maria, e di promuoverla pure in ogni tempo e luogo negli altri».

 

5. Maria e gli Oblati di Maria Vergine

Gli Oblati – scrive il Lanteri - sono «pienamente a Maria Vergine dedicati» e «si propongono di attendere seriamente alla salute e santificazione di se stessi per via dell’imitazione la più attenta di Gesù Cristo che si propongono per modello in ogni azione, unitamente agli esempi di Maria Santissima loro cara Madre».

Il Lanteri vuole che per gli Oblati Maria sia modello, scala, scuola, aiuto per conformarsi a Gesù: «In ciascuna azione hanno dunque sempre Gesù innanzi agli occhi; Gesù è sempre il loro compagno ed il loro modello, e si studiano d’imitarlo nel modo più perfetto, sia quanto all’interno che all’esterno, unitamente agli esempi di Maria Santissima, per rendere in questo modo, con l’intercessione di Maria più somigliante a Dio, l’immagine impressa nella nostra anima».

Centrale alla devozione a Maria è l’attenzione alle sue virtù evangeliche per imitarla nel suo modo di vivere e così accogliere da lei Cristo e a lui conformarsi. Il Lanteri invitava i suoi Oblati a chiedere a Gesù e Maria...

«... una grande somiglianza ed unione con Gesù, ove consiste tutta la santificazione nostra, poiché così continuamente [gli Oblati] si esercitano a conservare la memoria non dissipata, ma dolcemente fissa in Gesù, ad assuefare l’intelletto a vedere e giudicare sempre ogni cosa secondo Gesù, a tenere la volontà sempre tranquilla ed unita a quella di Gesù. Insomma, così sono sempre in compagnia di Gesù, conversano sempre con Gesù, sempre uniti con Gesù nelle intenzioni e nelle azioni, e così diventano una copia viva di Gesù. Così Gesù forma l’unico tesoro del loro cuore; così Gesù abita nei loro cuori, ed essi abitano nel Cuore di Gesù».

L’Oblato sa di trovare in Lei una madre nel suo progetto spirituale. Sente che tutta la sua identità nella Chiesa nasce da Maria, si svolge in Maria, prende forma concreta con il patrocinio di Maria, ed esprime questa convinzione chiamando Maria «la sua fondatrice». Maria è anche la sua maestra, che protegge la Congregazione da ogni errore di dottrina ed esercita verso di essa «un’assistenza veramente speciale e mirabile».

 

6. «Pensa Maria, invoca Maria»

Sullo stemma degli Oblati leggiamo: «Mariam cogita, Mariam invoca». È una frase di San Bernardo che ci invita a contemplare la figura di Maria come ce la presenta il Vangelo, modello di disponibilità totale alla Parola e allo Spirito; e a invocare Maria, con una preghiera fiduciosa che sa rimettere alla sua materna intercessione tutto il nostro essere e agire.

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