Articoli filtrati per data: Domenica, 21 Febbraio 2021

Stefania Amici è nata il 10 giugno 1974, all’ospedale di Tivoli (Rm).
I genitori Anna e Mario hanno vissuto ad Orvinio (RI), un paesino in montagna nei pressi di Tivoli, durante i primi anni di matrimonio; qui Stefania ha vissuto la prima infanzia ed ha frequentato la Scuola Materna parrocchiale.  La famiglia Amici nel 1978 si trasferisce a Licenza (Rm), paese dove attualmente risiede; il padre era dipendente del servizio di linea degli autobus extraurbani del Lazio e la mamma casalinga. Dopo l’arrivo di Stefania, la famiglia Amici è rallegrata dalla nascita di Alessandro nel 1977 e Mirko nel 1990.
Circondata dall’affetto e dalla premura dei suoi genitori e fratelli, Stefania vive un’infanzia e un’adolescenza serena. Concluse le scuole medie, si iscrive all’Istituto Tecnico per Ragionieri di Tivoli e da tutti i compagni di scuola è ricordata come giovane tranquilla, molto impegnata nello studio, serena Dopo aver conseguito il diploma di consulente del lavoro, Stefania è assunta come segretaria per qualche anno presso uno studio tecnico a Tivoli.
Di carattere dolce e riservato, Stefania amava compiere con estrema diligenza e precisione ogni suo dovere, prima di tutto quello scolastico, in seguito quello lavorativo.
Amava la natura e la vita: con i genitori durante l’adolescenza si recava spesso a fare delle escursioni in montagna perché, nonostante il carattere riservato, non aveva paura del rischio e dell’avventura. Appena compiuti i 18 anni consegue la patente per essere autonoma negli spostamenti e, di fatto, aveva una guida abbastanza “sportiva”. Sceglie per un anno di sospendere l’Istituto Tecnico per un periodo di “ripensamento”, di “pausa di riflessione”, durante il quale valutare quale strada intraprendere… spesso confidava ai suoi e agli amici che, volentieri, avrebbe anche fatto la parrucchiera! 
Stefania, di carattere, era molto buona e in ogni cosa voleva dare il meglio di sé. Chi l’ha conosciuta sa quanto fosse esigente con se stessa, talvolta anche con gli altri, perché il suo carattere dolce era anche determinato e deciso. Per quanto riguarda la sua carriera scolastica, è sempre stata un’ottima studente, diligente, preparata… I genitori raccontano che passava i pomeriggi interi a studiare, senza perdere tempo, cosa che non ha mai sopportato neppure durante il lavoro! Aveva deciso di dedicare più tempo per se stessa e per divertirsi, solo al termine degli studi, ma la vita non gliel’ha permesso
Stefania aveva una spiccata sensibilità religiosa, era sempre stata incline alla preghiera, che aveva appreso fin da piccola dai genitori, persone di grande fede e di grande preghiera; inoltre si era impegnata in parrocchia anche con il catechismo che svolgeva con la sua consueta dedizione, modestia ed entusiasmo. Tra i consueti alti e bassi della vita cercava di non perdere mai il suo rapporto con il Signore, finché un giorno, sentendo il desiderio di approfondire il suo cammino spirituale si recò a San Vittorino, presso il Santuario Nostra Signora di Fatima, dove si proponevano iniziative per i giovani.  Qui Stefania iniziò a frequentare la Scuola di preghiera mensile, promossa dalle Suore Oblate di Maria Vergine di Fatima e, piano piano, percorse un cammino di vera e propria conversione e santificazione….
Con i giovani conosciuti partecipò anche a giornate di spiritualità, a brevi corsi di esercizi spirituali anche ad un pellegrinaggio a Fatima, che fu per lei un trampolino di lancio verso la santità. Con la serietà e la dedizione che sempre la caratterizzavano aveva preso molto sul serio gli impegni spirituali che il suo animo le suggeriva e, così giorno dopo giorno, il Signore la poté plasmare fino a trasformarla in offerta spirituale a Lui gradita… Negli ultimi anni, aveva sentito l’esigenza di trovare un sacerdote che la potesse seguire, mediante la direzione spirituale, perché le sembrava che nessun confessore potesse capirla in ciò che viveva per la sua grande riservatezza e modestia; quest’ultimo divenne necessario al sopraggiungere della malattia. Nel 2007 inizia la prova della malattia; le viene diagnosticato un tumore,  per cui di urgenza viene operata al Policlinico Umberto I a Roma. E’ il 16 luglio 2007… purtroppo il tumore era già troppo esteso, per cui il chirurgo non poté fare molto… Stefania da allora iniziò una serie di cicli di chemioterapia, di radioterapia, durante i quali non interruppe mai il suo impegno lavorativo… anche a costo di notevoli sacrifici
Attraverso l’unione d’amore al Cuore di Gesù e la sua profonda devozione alla Vergine di Fatima, seppe sopportare eroicamente sofferenze, disagi, imprevisti… trasformando ogni attimo in atto di amore… In tal modo il Signore la unì sempre più intensamente a Sé, fino al momento dello Sposalizio eterno ….
In seguito a queste forti esperienze di fede, decise di seguire un corso di Esercizi Spirituali a San Vittorino e anche di essere assidua alle adorazioni della terza domenica del mese, dedicate ai malati, che si svolgono presso il Santuario. Per Stefania queste ore di adorazione erano il suo appuntamento con Gesù, dal quale – è lei stessa a dirlo – usciva sempre rinnovata, rinforzata, pronta a continuare il suo difficile percorso di sequela del Signore Gesù. Nonostante gli alti e bassi della malattia, Stefania non perse mai la speranza di poter guarire o di poter almeno vivere a lungo la sua malattia, per cui non lasciò niente di intentato per sconfiggere il male e per lenire i disagi che le provocava (gonfiore alle gambe, dolori alla schiena, ecc.). Fu in cura anche presso l’ospedale s. Andrea, tentò diverse tecniche terapeutiche per sollevarsi dal problema dei linfonodi che le dava molti disturbi… Fino alla fine visse nella speranza di un miracolo, che solo Dio poteva ottenerle, in cambio del quale avrebbe donato tutta la vita al Signore. Nel 2011 infine andò a Lourdes con il papà per chiedere alla Vergine la guarigione (questo fu il suo ultimo viaggio che lei stessa definì “viaggio della speranza”). Ormai il tumore le provocava fortissimi dolori, nonostante avesse ormai da tempo intrapreso la terapia del dolore: questa ormai le garantiva poco tempo di autonomia, talvolta la si vedeva camminare “curva” per i forti dolori alla schiena, ma tutto sopportava pur di recarsi a pregare, sapendo che avrebbe dovuto soffrire a lungo… Gli ultimi mesi subentrò anche la febbre alta (tavolta superava i 40 gradi!) e i dolori acuti che la costringevano a trascorrere i giorni a letto, le notti insonni, in un bagno di sudore… Cercava sempre di simulare il dolore anche ai genitori e, per farli riposare la notte, non li chiamava mai, anche se era costretta ad alzarsi e a cambiarsi più volte in una notte a causa delle forti sudorazioni e della febbre … Negli ultimi mesi quando andava a messa nella sua Chiesa parrocchiale si metteva sempre negli ultimi banchi… I parrocchiani se la ricordano partire dal fondo della Chiesa, curva dal dolore, per andare a ricevere Gesù Eucaristia, con grande devozione e fervore… era davvero edificante! La malattia non le ha risparmiato nessun disagio, tante sono state le complicazioni, la più grave un’embolia dovuta alla metastasi che aveva all’aorta, poi dolori acuti e insistenti alla schiena per le metastasi alla colonna che la costringevano a portare sempre un busto,  gonfiore al ventre e alla gambe per il linfoedema, febbre alta, in ultimo anche insistenti emorragie che la costringevano a recarsi all’ospedale per ripetute trasfusioni di sangue. Infine sopraggiunse anche un’insufficienza respiratoria per cui dovette sottoporsi più volte alla pratica della toracentesi (estrazione del liquido dalla pleura). Tale stato di peggioramento le impedì di tentare un ulteriore ciclo di chemioterapia, a cui si sarebbe volentieri sottoposta pur di lenire leggermente il dolore e l’emorragia. In tale stato di sofferenza trascorse gli ultimi tre mesi, tra il letto e la poltrona di casa, sempre sostenuta e accompagnata da mamma e papà con i quali condivise una intensa vita di preghiera e di fede, come testimoniano i suoi scritti e i messaggi al suo direttore spirituale che, nel frattempo, era divenuto la sua forza, perché le rappresentava la volontà di Gesù. Quando le amiche o le suore si proponevano di andare a trovarla mascherava il suo stato effettivo, promettendo che sarebbe andata lei a trovarle, appena si fosse sentita meglio, questo perché non avrebbe mai voluto essere di disturbo a nessuno. Poche volte permise loro di farle visita e, visto che non si poteva ormai muovere per partecipare all’Eucaristia domenicale, qualche volta accettò che le portassero l’Eucaristia a casa; non si può descrivere con quale fervore e rispetto Stefania si preparava a ricevere il Signore. In questo tempo ricevette anche la visita di sua Ecc.za Mons. Mauro Parmeggiani, vescovo di Tivoli, in visita pastorale a Licenza. Il Vescovo stesso ricorda di essere rimasto edificato dalla fede e dalla testimonianza di amore di Stefania e dei suoi genitori …

Il 24 gennaio, memoria di S. Francesco di Sales, Stefania, appena sveglia ma già molto presente a se stessa e alla sua anima, chiese al papà di trovare, tra i suoi numerosi libri di spiritualità e di agiografia, il testo “Filotea” di S. Francesco di Sales e di leggerle qualche pagina…
Dopo qualche ora fu colpita da una gravissima emorragia… Stefania ebbe la forza d’animo di chiamare lei stessa l’ospedale presso il quale era in cura, per avvisare del precipitare della situazione. I medici le dissero di recarsi immediatamente in ospedale… così accompagnata dai genitori si recò per l’ultima volta al pronto soccorso del Policlinico Umberto I … per i medici ormai non c’era più niente da fare. Tutti i medici e gli infermieri che l’avevano conosciuta si vollero recare a salutarla, tra le lacrime, per l’ultima volta… 
Stefania ormai aveva perso coscienza … la mamma Anna, sapendo che Stefania avrebbe voluto morire a casa sua, in quel tragico momento ebbe la forza d’animo di compiere ancora per una volta la volontà della figlia. Firmò al Pronto Soccorso per assumersi la responsabilità di portare la figlia a morire a casa… nel tragitto in ambulanza dall’Ospedale a casa sua a Licenza, Stefania spirò. Erano le tre del pomeriggio del 24 gennaio 2013. Moltissime sono le testimonianze di coloro che l’hanno conosciuta e che la ricordano per la sua eroicità nel dolore e per la grande verità e autenticità con la quale ha vissuto l’intera esistenza. Il suo esempio è di incoraggiamento a tutti noi: una giovane della nostra terra, della nostra gente, che non ha avuto né aiuti particolari, né doti particolari se non una spiccata modestia e autenticità … Eppure si è lasciata guidare gradualmente dalla grazia di Dio che l’ha condotta ai vertici della vita cristiana, in modo discreto, semplice, ma autentico.

Dai suoi scritti:

Pellegrinaggio a Fatima - Luglio 2010

Mi affido a te, Vergine Madre. 
Con te accanto voglio proseguire il cammino.
Da qui voglio ripartire, affidandomi alla tua materna intercessione.
Presenta a Gesù le mie richieste di guarigione del corpo e dell’anima.
Chiedi con me al Signore che distrugga ogni cellula cattiva, che sia lui il mio medico, il mio consolatore. 
Lui può fare tutto, con assoluta perfezione, nella sua onnipotenza voglio confidare. 
Liberami dal laccio degli ospedali, che la mia vita sia solo per te. 
Vergine Santa, ti prego anche di intercedere presso Gesù, affinchè mi aiuti a trovare una buona compagnia lungo il cammino.
Un marito con il quale condividere questo cammino che non voglio abbandonare. I
o so che tu solo sei il mio Consolatore, ma una piccola consolazione umana mi ci vuole.

Sempre durante il pellegrinaggio a Fatima, riflette sulla sua coerenza cristiana…

Indubbiamente l’esperienza di Dio ha cambiato la mia vita.
Ne ha spostato il centro. Ci sono ancora alcuni paletti nella mia vita per cui non riesco ancora a dire il mio sì al Signore. 

Sequela.
Lo segui per Lui, non per fare qualcosa.
Seguirlo vuol dire mettersi alla sua scuola, non per diventare maestro, ma discepolo.
Non è una mia scelta, iniziativa, ma lui mi dà la grazia di seguirlo,  la mia è una risposta.

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