
Segreteria del Santuario
Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria
Il tema dell’Immacolata è centrale per l’Avvento che prepara a rivivere il «mistero della Redenzione» in avvenimenti dove la grazia fa irruzione in modo sovrabbondante. L’Incarnazione del Verbo, l’esultanza del Precursore nel seno materno, il Magnificat, il «Gloria!» degli angeli, la gioia dei pastori, la luce dei magi, la consolazione di Simeone e Anna, la teofania al Giordano anticipano i segni dei tempi nuovi.
La liturgia rende presente in mezzo alla nostra assemblea la potenza che ha preservato la Vergine dal peccato: celebra infatti nell’Eucaristia lo stesso mistero della redenzione, di cui Maria per prima ha goduto i benefici e al quale noi partecipiamo, secondo la nostra debolezza e le nostre forze.
In Inghilterra e in Normandia già nel secolo XI si celebrava una festa della concezione di Maria; si commemorava l’avvenimento in se stesso, soffermandosi soprattutto sulle sue condizioni miracolose (sterilità di Anna, ecc.). Oltre questo aspetto aneddotico, sant’Anselmo mise in luce la vera grandezza del mistero che si attua nella concezione di Maria: la sua preservazione dal peccato.
Nel 1439 il concilio di Basilea considerò questo mistero come una verità di fede, e Pio IX ne proclamò il dogma nel 1854.
Dio ha voluto Maria per la salvezza dell’umanità, perché ha voluto che il Salvatore fosse «figlio dell’uomo»; per questo viene applicata a Maria, con pienezza di significato, la parola di Dio contro il tentatore: «Io porrò inimicizia tra te e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa» (Gn 3,15). E Maria viene riconosciuta come la «nuova Eva, madre di tutti i viventi» (prima lettura). Così Maria appare accanto a Cristo, il nuovo Adamo, e perciò ci si presenta come colei che aiuta a riscoprire e a rispettare il posto della donna nella salvezza dell’umanità. Richiama ed esalta il posto e il compito della vergine, della sposa, della madre, della vedova, nella società, nella Chiesa e nel mondo; rivendica la dignità della donna contro ciò che la attenta. (Maranatha)
Sante Messe ore 9.00 - 10.00 - 12.00 - 16.30 - 18.00
Rosario ore 16.00
Novena dell'Immacolata
l dogma dell’Immacolata Concezione fu proclamato da Pio IX nel 1854 con la bolla "Ineffabilis Deus" che sancisce come la Vergine Maria sia stata preservata immune dal peccato originale fin dal primo istante del suo concepimento. Nella devozione cattolica l'Immacolata è collegata con le apparizioni di Lourdes (1858) dove Maria apparve a Bernardette presentandosi come «l’Immacolata Concezione".
Vergine Santa e Immacolata,
a Te, che sei l’onore del nostro popolo
e la custode premurosa della nostra città,
ci rivolgiamo con confidenza e amore.
Tu sei la Tutta Bella, o Maria!
Il peccato non è in Te.
Suscita in tutti noi un rinnovato desiderio di santità:
nella nostra parola rifulga lo splendore della verità,
nelle nostre opere risuoni il canto della carità,
nel nostro corpo e nel nostro cuore abitino purezza e castità,
nella nostra vita si renda presente tutta la bellezza del Vangelo.
Tu sei la Tutta Bella, o Maria!
La Parola di Dio in Te si è fatta carne.
Aiutaci a rimanere in ascolto attento della voce del Signore:
il grido dei poveri non ci lasci mai indifferenti,
la sofferenza dei malati e di chi è nel bisogno non ci trovi distratti,
la solitudine degli anziani e la fragilità dei bambini ci commuovano,
ogni vita umana sia da tutti noi sempre amata e venerata.
Tu sei la Tutta Bella, o Maria!
In Te è la gioia piena della vita beata con Dio.
Fa’ che non smarriamo il significato del nostro cammino terreno:
la luce gentile della fede illumini i nostri giorni,
la forza consolante della speranza orienti i nostri passi,
il calore contagioso dell’amore animi il nostro cuore,
gli occhi di noi tutti rimangano ben fissi là, in Dio, dove è la vera gioia.
Tu sei la Tutta Bella, o Maria!
Ascolta la nostra preghiera,
esaudisci la nostra supplica:
sia in noi la bellezza dell’amore misericordioso di Dio in Gesù,
sia questa divina bellezza a salvare noi,
la nostra città,
il mondo intero.
Amen.
(Papa Francesco)
Dal 29 Novembre al 7 Dicembre Novena dell'Immacolata cantata ore 8,30 - 10,00
Sante Messe 8,30 - 10,00 - 17,00 - rosario ore 16,30
Avvento, in Attesa del grande giorno!
Il Rettore scrive. Lettera ai fedeli per l’Avvento!
Carissimi fratelli e sorelle nel Signore!
In questo periodo di Avvento ci prepariamo ancora una volta ad accogliere il Signore Gesù che viene nel mistero del Natale. Vogliamo prepararci ad accoglierlo con il giusto atteggiamento del cuore, con quello dei pastori che vanno alla grotta, che è l’atteggiamento dei poveri.Chi sa riconoscere la propria povertà, a differenza del superbo e dell’arrogante che vanta la propria presunta ricchezza, sa accogliere Gesù come la vera ricchezza con gioia e gratitudine.
Accogliamolo con un cuore umile. Umiltà e povertà vanno sempre insieme. L’umile è colui che è consapevole delle proprie povertà e debolezze. A volte ci lamentiamo di esse. Ma, paradossalmente esse non sono un ostacolo, ma una opportunità per il nostro cammino spirituale. L’esperienza della nostra radicale debolezza, infatti, ci costringe a riconoscere i nostri limiti, la nostra incapacità di controllare la nostra vita, a non contare su noi stessi ma solo su Dio, a rimetterci ciecamente alla sua misericordia, lui che si è fatto Bambino, piccolo, perché lo possiamo accogliere nel suo mistero di amore e lasciarci da Lui salvare. Sì, perché la vita spirituale non è segnata da una progressione di conquiste, quando dal lasciare che Lui conquisti il nostro cuore; non è vantare dei meriti, ma accogliere la sua grazia che ci corrobora e ci salva. La salvezza è dono.
Accostandoci al presepe, che mi auguro tutti voi avrete preparato in casa, possiamo contemplare questo grande mistero. Gesù nasce e viene posto in una mangiatoia perché “non c’era posto per loro nella casa”. C’è posto per lui nel mio cuore?
Viene posto in una mangiatoia. Ciò che viene posto in essa è per essere mangiato. Gesù si darà come pane di vita per la salvezza degli uomini. Il peccato era cominciato con il mangiare dell'albero della conoscenza del bene e del male con la brama di diventare come Dio; la cura di questo mangiare sarà proprio l'eucarestia. La croce – l'albero della vita – permette di mangiare il frutto della vita. L'eucaristia è l'antidoto, il farmaco dell'immortalità. Noi possiamo mangiare, senza bramosia, ricevendo tutto come dono il frutto dell'albero della vita, con rendimento di grazie.
Non per nulla Gesù nasce a Betlemme, che significa “casa del pane”. Nasce là dove c'è la casa del pane. È lui il Pane da mangiare che si dona.
Contempliamo Gesù bambino, “avvolto” di fasce, che è stato posto nella mangiatoia. È una prefigurazione del mistero pasquale. Infatti dopo averci amato fino alla morte e alla morte in croce verrà avvolto con le bende per la sepoltura e deposto nel sepolcro. «Dio dimostra il suo amore verso di noi perché, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi»(Lettera ai Romani 5,8). Se, dunque, Gesù ha dato la vita per amore nostro, per amore nostro il Verbo di Dio si è incarnato.
Ed infine contempliamo la fragilità e la debolezza di quel bambino che ha bisogno delle cure materne che Maria, assieme a Giuseppe suo sposo, prestò a Gesù. Gesù con l’incarnazione ci ha raggiunti nella nostra debolezza di creature. Alle volte ci lamentiamo delle nostre povertà, dei nostri limiti, dei nostri fallimenti. Ci sembrano degli ostacoli al nostro desiderio di vita in pienezza. Ma, paradossalmente, possono diventare un’occasione di grazia. Anzitutto perché, consapevoli delle nostre debolezze ci conducono a non giudicare più nessuno, a trattare il prossimo con dolcezza, umiltà, comprensione. Ed inoltre intensificano la nostra relazione con Dio: vedendoci così poveri, siamo obbligati a invocarlo con fiducia. Ci spingono a volgerci interamente verso di Lui, che con un cuore paterno e materno insieme, con infinita tenerezza, ci avvolge con la sua grazia, ci dona ogni bene spirituale di cui abbiamo bisogno. Allora faremo esperienza di quello che ci dice Santa Teresa di Lisieux: «si prova una grande pace a essere assolutamente povera, a non contare che sul buon Dio».
È la sapienza dei poveri impersonata da quei pastori che sanno lasciare tutto, che sanno lasciare lì il proprio gregge – che rappresentava la loro ricchezza – e si sono incamminati senza indugio per accogliere la vera ricchezza: “un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia”, come annunciato dagli angeli. Sono i primi testimoni del mistero dell’amore divino, del grande evento del natale.
Accogliamo Gesù con l’atteggiamento interiore di Maria. Più siamo vicini a Maria, più impariamo ad amare la nostra piccolezza, a non portarla come un peso, ma ad accoglierla come una grazia. La tenerezza materna di Maria, la sua mitezza, la sua pace, la sua umiltà, il suo sorriso ci incoraggiano in un modo meraviglioso in questo cammino di umiltà e di amore da lei stessa percorso. Ci guida ad accogliere con questa disposizione profonda il Signore nel nostro cuore.
Con l’augurio che anche noi possiamo fare esperienza di quanto il Signore ci ama personalmente e chiede solo di essere accolto con cuore umile e povero per riempirci di ogni grazia, auguro a tutti voi un Avvento fruttuoso e un Santo Natale.
Padre Michele Babuin omv rettore del Santuario
Formazione Liturgica - La Liturgia luogo dell'incontro con Cristo
«La missione di Cristo e dello Spirito Santo che, nella Liturgia sacramentale della Chiesa, annunzia, attualizza e comunica il Mistero della salvezza, prosegue nel cuore che prega. I Padri della vita spirituale talvolta paragonano il cuore a un altare» (n. 2655): altare Dei est cor nostrum.
Lettura Spirituale della Sacra Scrittura - Saul e Davide
Saul è il primo re d’Israele. Poiché il popolo chiedeva un Re, come tutti gli altri popoli, Samuele, l’ultimo dei Giudici, ha incoronato Saul. Ma Saul ha disubbidito al Signore e così uno spirito malvagio, mandato da Dio, lo tormenta (noi diremmo che soffre di una terribile depressione).
Davide è – all’inizio della sua storia – un suonatore di cetra. Solo lui riesce ad aiutare Saul, a trarlo fuori dalla nera malinconia che lo colpisce, grazie alla potenza della musica e del canto. Ben presto si rivela però anche un grande combattente: infatti affronta e sconfigge, con un solo colpo della sua fionda, il gigantesco guerriero Golia, terrore dell’esercito d’Israele. E a questo punto Saul tenta di ucciderlo.
SABATO 25 NOVEMBRE, ORE 16,00 - Padre Michele Babuin omvSala del Rosario incontro trasmesso in diretta sul canale youtube di Padre Michele, cliccando sul seguente link:https://www.youtube.com/channel/UCzGZlWm8IITlevGMDX6-44wIl CAI in festa per il caro Diego
Il 21 Ottobre 2023 è stato festeggiato il sedicesimo compleanno di Diego presso il Santuario Nostra Signora di Fatima in San Vittorino. Diego è un ragazzo autistico non verbalizzante di 16 anni, non parla ma ama tanto camminare, così papà Corrado insieme a tanti amici del Club Alpino di Tivoli, ha voluto organizzare una bella camminata partendo dalla località “Pomata” in Tivoli sino a San Vittorino passando per il caratteristico Ponte Terra. Diego frequenta assiduamente il club e spesso assieme al suo papà si avventura sulle montagne di Lazio, Abruzzo e non solo … Dopo la gita la famiglia e gli amici hanno condiviso il momento di gioia anche la gentilissima e cordialissima Suor Enrica che ha ospitato l’intera comitiva. Corrado Consales
Siete tutti figli della luce e figli del giorno; noi non apparteniamo alla notte, né alle tenebre. 1 Ts.
Eccoci qui, anche quest’anno è iniziato il bombardamento commerciale legato alla festa di Halloween: negozi colmi di ragnetti, streghe, scheletri, fantasmi e zucche; addobbi in ogni luogo. In nome di questa festa si insegnano filastrocche, canzoncine e si organizzano laboratori per bambini, feste di ogni tipo per grandi e piccini e l’immancabile giro per le case alla ricerca di dolcetti e caramelle: “dolcetto o scherzetto?”
Ma Halloween è una festa che non ci appartiene. Il primo novembre è la giornata dedicata ai santi, che non a caso ci introduce alla commemorazione dei defunti. In quest’ultima facciamo memoria dei nostri cari che sono passati da questo mondo alla luce di Dio e ci invita a riflettere, alla luce del Vangelo, su quell’evento inevitabile che segna il passaggio dalla vita terrena a quella eterna e sul fine della nostra vita: “da Dio partiamo e a Dio ritorniamo”. Riscoprire il senso della nostra esistenza è riscoprire il nostro essere figli della luce e non delle tenebre; è prendere coscienza della nostra chiamata alla santità e i santi sono lì a dimostrarcelo. Papa Francesco ci ricorda che: “Tutti siamo chiamati ad essere santi vivendo con amore e offrendo ciascuno la propria testimonianza nelle occupazioni di ogni giorno, lì dove si trova”.
La santità non è una meta riservata a pochi eletti. San Paolo ci parla di un grande disegno di Dio: “In Gesù, Dio ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità” (Ef 1, 4). La santità, la bellezza e la gioia della vita cristiana non consistono nel compiere grandi cose, ma nel vivere per Cristo ed in Cristo, nel fare nostri i suoi atteggiamenti, i suoi pensieri, i suoi comportamenti.
“Se noi compiamo con semplicità, con pace, con buona volontà, tutte le nostre cose, noi siamo già incamminati per la via della grande santità” (Servo di Dio Don Angelo Lolli).
Facciamo festa sì, spiegando chiaramente che si festeggiano i morti e i santi che vivono in Cristo nella gioia del paradiso.
Stiamo vivendo momenti di grande tensione e ogni giorno i mezzi di comunicazione ci propinano cose terribili, orrende, eventi di violenza, sofferenza e morte, voluti dalla stoltezza umana.
Di fronte a questi fatti vi propongo di reagire da credenti, vivendo questa festa in modo del tutto particolare: non solo pregare per i nostri cari defunti, ma anche esortare i nostri ragazzi ad andare casa per casa, non per recitare la consueta frase che ci insegna Haloween: “dolcetto scherzetto”, ma per portare la luce e la pace del Signore.
Vestiamoci da santi per assaporate l’eterno abbraccio del Padre che ci ama e ci avvolge con il suo abbraccio eterno, il nostro sguardo verso il cielo ci aiuterà ad essere veri figli della luce, operatori di pace e di bene in mezzo a questo mondo martoriato da tanto odio!
Catechesi Biblica - La nascita della Monarchia in Israele
Alla fine del II millennio a.C. alcune tribù ebraiche iniziarono a riconoscere l'autorità di un unico sovrano. La necessità di un re si rendeva infatti improrogabile di fronte alla crescente pressione esercitata dai filistei a sud. Il primo re di cui sia notizia è Saul (intorno al 1030 a.C.). Con Saul il regno di Israele definì il suo Primo nucleo territoriale, ma il re non riuscì a cacciare i filistei, dai quali anzi fu sconfitto in battaglia (intorno al 1010 a.C.
Ore 16,00 Sala del rosario - Padre Michele Babuin omv
https://www.youtube.com/channel/UCzGZlWm8IITlevGMDX6-44w
Per maggiori informazioni ci si può rivolgere all’ufficio Direzione ed Accoglienza del Santuario negli orari di apertura, oppure inviare un whatsapp a P. Michele stesso (339 4779599).
Il giorno in cui il sole danzò - 13 Ottobre
Non offendano più Dio Nostro Signore, che è già molto offeso. E aprendo le mani, le fece riflettere nel sole; e mentre si elevava, il riflesso della Sua stessa luce continuava a proiettarsi nel sole. (13 ottobre 1917)
Giacinta nell’ospedale a Lisbona afferma ancora: "Verranno certe mode che offenderanno molto Gesù. "Le persone che servono Dio non devono seguire la moda. La Chiesa non ha mode. Gesù è sempre lo stesso.
A 106 anni dalle apparizioni di Fatima si conferma ancora la necessità di ascoltare quel messaggio della Madonna all’umanità, perché su Fatima, diciamoci la verità, non si dirà mai abbastanza.
Dal 1917 ai nostri giorni si può dire che il male ha dilagato, la crisi dell’umanità vive un crescendo inquietante. Da quel luogo, da Fatima, è stato lanciato un segnale grave, che va contro la superficialità imperante, un richiamo alla serietà della vita, della storia, e ai pericoli che incombono sull'umanità. È quanto Gesù stesso ricorda assai spesso, non temendo di dire: Se non vi convertite tutti, perirete (Lc 13,3). La conversione, e Fatima lo ricorda in pieno, è un'esigenza perenne della vita cristiana» (Rapporto sulla fede: Vittorio Messori a colloquio con il cardinale Joseph Ratzinger, Edizioni Paoline, Cinisello Balsamo (Milano), 1985, p. 111).
Dagli inizi del XX secolo, la presenza della Vergine Madre è divenuta ancora più vasta e diffusa e la sua voce più forte e incisiva per risvegliare il cuore dei figli e risanarli, purificarli, elevarli: rendendoli più forti e coraggiosi contro l’assalto del “principe di questo mondo”.
Dal 13 maggio al 13 ottobre 1917, a Fatima, si realizzano sei Apparizioni decisive per la vicenda umana, civile, culturale, politica e religiosa del mondo: la Madonna ai tre fanciulli rivela la condizione drammatica dell’umanità e indica il percorso della conversione, della purificazione come via certa per la salvezza. La Signora, tutta vestita di bianco, più splendente del sole, chiede a Lucia, Francesco e Giacinta di “sopportare tutte le sofferenze inviate da Dio come atto di riparazione per i peccati con cui è offeso e di supplica per la conversione dei peccati; di recitare il Rosario tutti i giorni per la pace e la fine della guerra; di stabilire nel mondo la devozione al Cuore Immacolato e oltraggiato dai peccati dell’Umanità”.
Conversione e penitenza come strada per ritrovare la via di Dio, per ritrovare la via della pace, dell’amore, della serenità. Nell’ ultima apparizione Nostra Signora con sollecitudine materna chiede di non offendere più Dio nostro Signore: “Bisogna che gli uomini si emendino, che chiedano perdono dei loro peccati”. E, assumendo un aspetto ancora più triste: “Non offendano più Dio nostro Signore che è già molto offeso”. Chiediamoci: la condizione spirituale del mondo è migliorata da allora?
Sono del Cielo disse la Vergine Maria ai tre bambini, il Cielo solo il Cielo è il fine della nostra esistenza. Dio, infinitamente perfetto e beato in se stesso, per un disegno di pura bontà, ha liberamente creato l'uomo per renderlo partecipe della sua vita beata. Per questo, in ogni tempo e in ogni luogo, egli è vicino all'uomo. Lo chiama e lo aiuta a cercarlo, a conoscerlo e ad amarlo con tutte le forze. (Catechismo della Chiesa Cattolica, CCC,1). Coloro che muoiono nella grazia e nell'amicizia di Dio, purificati da ogni ombra di peccato, entrano nel Cielo dove sono per sempre simili a Dio, perché Lo vedono così come Egli è (1Gv 3,2), faccia a faccia (cfr. 1Co 13,12). Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio (Mt 5,8).
"Il messaggio di Fatima è un richiamo alla conversione, facendo appello all'umanità affinché non stia al gioco del drago, il quale con la coda trascinava giù un terzo delle stelle del cielo e le precipitava sulla terra (Ap 12,4). L'ultima meta dell'uomo è il Cielo, sua vera casa dove il Padre celeste, nel suo amore misericordioso, è in attesa di tutti. Dio vuole che nessuno si perda; per questo, duemila anni fa, ha inviato sulla terra suo Figlio a cercare e salvare quel che era perduto (Lc 19,10). Egli ci ha salvati con la sua morte sulla Croce. Nessuno renda vana quella Croce! Gesù è morto è risorto per essere il primogenito di molti fratelli (Rm 8,29). Nella sua sollecitudine materna, la Santissima Vergine Maria è venuta qui, a Fatima, per chiedere agli uomini di «non offendere più Dio, Nostro Signore, che è già molto offeso». È il dolore di mamma che l'obbliga a parlare; è in palio la sorte dei suoi figli. Per questo Ella chiede ai pastorelli: «Pregate, pregate molto e fate sacrifici per i peccatori; tante anime finiscono nell'Inferno perché non c'è chi preghi e si sacrifichi per loro» (13 maggio 2000). San Giovanni Paolo II
E’ attraverso il Cuore Immacolato di Maria che il Buon Dio vuole concederci le sue grazie; è a questo Cuore Immacolato che bisogna chiederle. “Il Cuore di Gesù vuole che il Cuore Immacolato di Maria sia venerato insieme con il suo”. L’allora cardinal Ratzinger disse nella presentazione al testo “Il messaggio di Fatima” con cui si pubblicava il testo integrale del segreto, scrisse che “Fatima è senza dubbio la più profetica delle apparizioni moderne» oltre che affermare come «il messaggio di Fatima, con l’accorato appello alla conversione e alla penitenza, sospinge in realtà al cuore del Vangelo”.
Il mio Cuore Immacolato trionferà! E questo per ricordarci che l’ultima parola non sarà del male: “L’ultima parola è quella di Cristo e della sua vicinanza e condivisione, se é Lui a dare senso a ciò che accade, è Lui che realizza, dentro gli abissi della storia, la profezia pronunciata nei Vangeli: "le porte degli inferi non prevarranno". Benedetto XVI
PREGHIAMO PER LA PACE!
Ore 21,00 Narrazione dell'Apparizione
Ore 21,15 Processione mariana con i flambeaux - per le vie del Borgo di San Vittorino
Segue santa Messa
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: «Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all’alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. Si accordò con loro per un denaro al giorno e li mandò nella sua vigna. Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano in piazza, disoccupati, e disse loro: “Andate anche voi nella vigna; quello che è giusto ve lo darò”. Ed essi andarono. Uscì di nuovo verso mezzogiorno e verso le tre, e fece altrettanto. Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano lì e disse loro: “Perché ve ne state qui tutto il giorno senza far niente?”. Gli risposero: “Perché nessuno ci ha presi a giornata”. Ed egli disse loro: “Andate anche voi nella vigna”.
Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: “Chiama i lavoratori e da’ loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi”. Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. Quando arrivarono i primi, pensarono che avrebbero ricevuto di più. Ma anch’essi ricevettero ciascuno un denaro. Nel ritirarlo, però, mormoravano contro il padrone dicendo: “Questi ultimi hanno lavorato un’ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo”.
Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: “Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse concordato con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene. Ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te: non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?”. Così gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi».
Dal Vangelo di Matteo (Mt 20, 1-16)
Commento al Vangelo del 24 settembre 2023 (XXV domenica del Tempo Ordinario - Anno A)
"Perché i miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie - oracolo del Signore quanto il cielo sovrasta la terra, tanto le mie vie sovrastano le vostre vie, i miei pensieri sovrastano i vostri pensieri." (Isaia 55,9)
La giustizia di Dio non è come la nostra e nessuno può pretendere diritti di fronte a lui.Nel messaggio di Gesù il termine giustizia non indica tanto la giustizia sociale, significato preponderante nella tradizione profetica. La parola giustizia si trova due volte nelle beatitudini di Matteo, "beati gli affamati e gli assetati di giustizia" (Mt 10,6) e "beati i perseguitati a causa della giustizia" (Mt 10,10).
Giustizia in questo caso vuol dire: fare la volontà di Dio. Essere giusto di fronte a Dio indica fare la sua volontà ed osservare la Sua Legge. Dio ci ha resi partecipi del suo Amore, dono immenso; lavorare nella sua vigna è un grande dono. Stare in Lui è essere noi stessi, e nella misura in cui rimaniamo in quell'amore saremmo in grado di accogliere l'altro, l'ultimo con generosità e senza invidia.
È primo colui che rimane nell'amore di Dio e sente gioia nel vedere i fratelli che vivono, che crescono.L' invidia è un vizio che appartiene un po' a tutti, e che purtroppo sorge anche negli ambienti di fede. In quei contesti in cui si dovrebbe collaborare per lo stesso progetto e dove si è legati da vincoli di gratuità, di fraternità e di affetto. Purtroppo spesso non è così. Ci si trova in disaccordo, riducendo così il bene ad una gara per dimostrare chi ha maggiore dedizione alla propagazione del Regno di Dio. Quanta competizione dunque all'interno delle nostre comunità. L’invidia, offusca l’intelligenza e la sensibilità, essa è il contrario dello sguardo di Dio: l’invidioso desidera il fallimento dell’impegno dell’altro e non gioisce del suo bene, nel suo cuore spera che fallisca per far si che il proprio ego, le proprie qualità umane emergano. E quanta insofferenza di fronte allo sforzo altrui!Ma il Signore no, non ha il nostro sguardo cattivo, Egli guarda ogni creatura con amore, è misericordioso e buono verso tutti e non si stanca di chiamare ciascuno a lavorare per il Regno. Impariamo allora a gioire della salvezza del fratello ritornando a Lui con tutto il cuore purificato da ogni ombra di male.
A Fatima la Vergine Maria ci richiama proprio alla responsabilità che abbiamo di fronte ai nostri fratelli: "Pregate, pregate molto e fate sacrifici per i peccatori; tante anime finiscono all’inferno perché nessuno prega e si sacrifica per loro".
Alla fine della vita Dio ci chiederà come chiese a Caino: "Dov'è tuo fratello?" La nostra risposta non sia come la sua: "Sono forse il custode di mio fratello?" Ma: "Signore mio fratello è quì!"