Segreteria del Santuario

Segreteria del Santuario

03 Novembre 2023

Primo Venerdì del Mese

Gesù rivela a Santa Margherita Maria Alacoque:

A tutti quelli che, per nove mesi consecutivi, si comunicheranno al primo venerdì d'ogni mese, io prometto la grazia della perseveranza finale: essi non morranno in mia disgrazia, ma riceveranno i Santi Sacramenti (se necessari) ed il mio Cuore sarà loro sicuro asilo in quel momento estremo.

Una volta il Signore, mostrandole il Cuore e lamentandosi delle ingratitudini degli uomini, le chiese che in riparazione si frequentasse la Santa Comunione, specialmente nel Primo Venerdì d'ogni mese.

LE PROMESSE DI NOSTRO SIGNORE PER I DEVOTI DEL SUO SACRO CUORE

Gesù benedetto, apparendo a S. Margherita Maria Alacoque e mostrandole il suo Cuore, splendente come il sole di fulgidissima luce, fece le seguenti promesse per i suoi devoti:

1. Io darò loro tutte le grazie necessarie al loro stato

2. Metterò e conserverò la pace nelle loro famiglie

3. Li consolerò in tutte le loro pene

4. Sarò loro sicuro rifugio in vita e specialmente in punto di morte

5. Spanderò copiose benedizioni su di ogni loro impresa

6. I peccatori troveranno nel mio Cuore la sorgente e l'oceano infinito della misericordia

7. Le anime tiepide si infervoreranno

8. Le anime fervorose giungeranno in breve tempo a grande perfezione

9. La mia benedizione poserà anche sulle case dove sarà esposta ed onorata l'immagine del mio Cuore

10. Ai sacerdoti io darò la grazia di commuovere i cuori più induriti

11. Le persone che propagheranno questa devozione, avranno il loro nome scritto nel mio Cuore e non ne sarà cancellato mai.

12. A tutti quelli che, per nove mesi consecutivi, si comunicheranno al primo venerdì d'ogni mese, io prometto la grazia della perseveranza finale: essi non morranno in mia disgrazia, ma riceveranno i Santi Sacramenti (se necessari) ed il mio Cuore sarà loro sicuro asilo in quel momento estremo.

La dodicesima promessa è detta "grande", perché rivela la divina misericordia del Sacro Cuore verso l'umanità.

Queste promesse fatte da Gesù sono state autenticate dall'autorità della Chiesa, in modo che ogni cristiano può credere con sicurezza alla fedeltà del Signore che vuole tutti salvi, anche i peccatori.

CONDIZIONI

Per rendersi degni della Grande Promessa è necessario:

1. Accostarsi alla Comunione. La Comunione va fatta bene, cioè in grazia di Dio; quindi, se si è in peccato mortale, bisogna premettere la confessione.

2. Per nove mesi consecutivi. Quindi chi avesse incominciato le Comunioni e poi per dimenticanza, malattia,ecc. ne avesse tralasciata anche una sola, deve incominciare da capo.

3. Ogni primo venerdì del mese. La pia pratica si può iniziare in qualsiasi mese dell'anno.

Ore 10,00 Santa Messa
Ore 10,30 Adorazione Eucaristica 
Preghiamo per le vocazioni e per la pace!

Con la prima domenica di Novembe riprende al Santuario il consueto appuntamento alla riscoperta dei nostri fratelli santi, nostri compagni di viaggio.

Sabato 4 Novembre e Domenica 5 Novembre il Santuario avrà la gioia di accogliere la reliquia di Madre Teresa di Calcutta. Affidiamo alla sua intercessione la nostra Diocesi, la Chiesa. Pregheremo particolarmente per la pace in Medio Oriente, in Ucrania. Madre Teresa operatrice di pace interceda per noi affinchè la pace ed il perdono siano la via maestra per vivere da veri Figli di Dio.

Sabato 4 Novembre ore 18.30  recita del rosario meditato con i pensieri della Santa
Domenica 5 Novembre ore 15.00 Adorazione Eucaristica - ore 15,45 Processione Mariana   
Preghiamo e chiediamo l'intercessione di Madre Teresa per il dono della pace! 
 

 "Chi non è ancora nato è il più debole, il più piccolo, il più misero" 

 VITA  E  OPERE - Madre Teresa di Calcutta

    Agnese Gonxha Bojaxhiu, la futura Madre Teresa di Calcutta, nacque a Skopje il 26 agosto 1910 e venne battezzata il giorno seguente. Era la più piccola di cinque figli, due dei quali morirono in tenera età. I genitori, Nikola e Drana Bojaxhiu, procurarono un’accogliente casa ai tre figli. Madre Teresa diceva spesso: “Eravamo una bella famiglia unita”. Ricevette la Prima Comunione all’età di cinque anni e mezzo e la Cresima nel novembre 1916. Il padre di Gonxha era mercante a Skopje, capitale della Provincia Ottomana del Kosovo all’epoca della nascita di Gonxha. La prosperità e sicurezza della loro vita familiare vennero meno per la morte improvvisa di Nikola nel 1918. Drana si trovò sola a provvedere ai suoi tre bambini. Nonostante i nuovi oneri e responsabilità, da fervida credente, assicurò ai figli una solida formazione nella fede cattolica. Era una madre amorevole ma severa ed influenzò notevolmente la personalità ed il futuro orientamento della figlia. Senza dubbio fu questa madre esemplare ad iniziare per prima Gonxha alla fede ed alla pratica delle virtù cristiane.

    La fervente comunità parrocchiale offrì a Gonxha condizioni favorevoli per la sua ulteriore crescita nella fede. Ragazza intelligente, dotata e socievole, trovò ampio spazio per utilizzare i suoi talenti e capacità in tutte le attività parrocchiali, in particolare nel Sodalizio di Maria, nel coro parrocchiale e nel gruppo missionario. All’età di dodici anni, Gonxha si sentì chiamata alla vita religiosa. Sotto la guida del padre spirituale, P. Franjo Jambreković, S.J., decise di entrare nell’Istituto della Beata Vergine Maria (Rathfarnham) con l’intenzione di “divenire missionaria e spendermi per Gesù che è morto per tutti”. Nel settembre del 1928, appena diciottenne, dopo aver ultimato la quinta classe della scuola superiore, Gonxha lasciò la sua casa per l’Irlanda. Nonostante il grande dolore per la partenza della figlia, il messaggio d’addio di sua madre fu questo: “Poni la tua mano nella Sua, cammina sola con Lui e non volgerti mai indietro. Va’ dritta avanti, perché se guarderai indietro tornerai a casa”. Queste furono le ultime parole dette alla figlia, poiché non si sarebbero viste mai più.

    Gonxha giunse all’Abbazia di Rathfarnham agli inizi dell’ot­tobre 1928 e divenne postulante, ricevendo il nome religioso di Suor Teresa; scelse per patrona S. Teresa di Lisieux. Partì per l’India con altre due compagne il 1° dicembre 1928 e arrivò a Calcutta – la città che sarebbe stata, poi, legata al suo nome – il 6 gennaio 1929. Dopo due anni di formazione nel Noviziato di Darjeeling, Suor Teresa emise la professione temporanea nel maggio 1931. Fu inviata nella comunità di Loreto Entally a Calcutta e insegnò nella scuola superiore bengalese per ragazze, St. Mary’s. Tra le altre responsabilità, la giovane zelante religiosa si fece carico di un’altra scuola bengalese di Loreto, St. Teresa, situata in Lower Circular Road, che le richiedeva quotidianamente un percorso in risciò. Questi spostamenti giornalieri attraverso Calcutta le diedero la possibilità di osservare da vicino la povertà e le sofferenze della città. Nel maggio 1937 Suor Teresa emise la professione perpetua come suora dell’Ordine di Loreto e riprese le usuali mansioni a St. Mary’s. Insegnò catechismo e geografia e nel 1944 diventò direttrice della scuola. Da giovane suora, si distinse in carità, generosità, coraggio, resistenza al lavoro più duro, per l’attitudine naturale all’or­ga­niz­zazione e per il carattere gioioso. Le suore della comunità come gli alunni e i convittori di St. Mary’s l’amavano e l’ammi­ravano. Madre Teresa era piuttosto fragile e non godeva di buona salute in quegli anni, ma portò avanti gli incarichi senza curarsi minimamente di se stessa.

    Il 10 settembre 1946, mentre si recava a Darjeeling per il ritiro annuale, Madre Teresa ricevette ciò che lei stessa chiamò “la chiamata nella chiamata”. Per i successivi dieci mesi, attraverso locuzioni interiori e diverse visioni interiori, Gesù le chiese di fondare una comunità religiosa dedita al servizio dei più poveri tra i poveri, per saziare la Sua sete di amore e di anime. Presentò la sua ispirazione al giudizio del padre spirituale ed al discernimento di Mons. Périer, all’epoca Arcivescovo di Calcutta. Entrambi la guidarono con grande prudenza e le permisero, dopo molta preghiera e riflessione, di intraprendere il passo successivo.

    Madre Teresa lasciò Loreto Entally il 16 agosto 1948 dopo aver ottenuto dalla Sacra Congregazione per i Religiosi l’indulto di esclaustrazione. Dapprima seguì per breve tempo lezioni di pronto soccorso presso le Suore Mediche Missionarie a Patna; quindi tornò, nel dicembre 1948, a Calcutta, dove le Piccole Sorelle dei Poveri le offrirono ospitalità. Pochi giorni prima di Natale iniziò la sua attività nei sobborghi della città, visitando i malati, riunendo ed istruendo i bambini della strada; aprì le prime scuole e dispensari. Il diario personale ci dimostra che le difficoltà e le sofferenze di quei primi giorni furono grandi, ma lei perseverò nel compiere la volontà di Dio. L’inizio del diario, datato 16 febbraio 1949, riporta: “Oggi ho imparato una bella lezione: la povertà dei poveri deve essere veramente dura per loro. Sono andata in giro, cercando un alloggio. Ho camminato fino a che le gambe e le braccia mi hanno fatto male. Ho pensato che anche i poveri devono provare dolore nel corpo e nell’anima, mentre cercano una casa, cibo, aiuto... Per mia libera scelta, mio Dio, e per amor Tuo, desidero rimanere e compiere qualunque sia la Tua volontà su di me. Non ho consentito nemmeno ad una lacrima di scendere. Se pure arrivassi a soffrire ancor più d’ora, voglio sempre compiere la Tua santa volontà. Questa è la notte oscura della nascita della Congregazione. Mio Dio, donami coraggio ora – in questo momento – per perseverare nel seguire la Tua chiamata.”

    Dio ricompensò i suoi grandi sacrifici con vocazioni, benefattori ed un fiorente apostolato. Il 7 ottobre 1950 la nuova Congregazione delle Missionarie della Carità fu eretta ufficialmente come Istituto Religioso dell’Arcidiocesi di Calcutta. Il 22 agosto 1952, festa del Cuore Immacolato di Maria, patrona delle Missionarie della Carità, Madre Teresa aprì la sua prima casa per moribondi, chiamandola Nirmal Hriday “Cuore Puro”. Nirmal Hriday è normalmente conosciuta come il “primo amore” di Madre Teresa. Per lei ogni paziente ammalato e moribondo era “Gesù sotto il Volto sfigurato”, verso cui poteva trasformare in azione il suo amore per Lui. Nell’anno 1955 Madre Teresa aprì la Shishu Bhavan, la prima casa per bambini abbandonati e denutriti. Nel 1957 aprì un rifugio per i malati di lebbra.

    Nel corso degli anni ’50 e nei primi del ’60, Madre Teresa ampliò la sua opera sia a Calcutta, sia in tutta l’India. Nel luglio del 1965 venne fondata una casa di missione a Cocorote, in Venezuela, e subito dopo furono aperte – nel 1968 – case in Europa (a Tor Fiscale, nella periferia di Roma) ed in Africa (a Tabora, in Tanzania). Crescendo il numero delle Missionarie della Carità, Madre Teresa poté diffondere la sua missione in tutto il mondo. Aprì case in Australia, nel Medio Oriente, nel Nord America, istituendo il primo noviziato fuori Calcutta, a Londra. Nel 1979 c’erano già 165 case di missione sparse nel mondo.

    Per sopperire alle crescenti necessità dell’apostolato, Madre Teresa fondò i fratelli Missionari della Carità, (nel 1963) e, negli anni successivi, i rami contemplativi (Sorelle nel 1976 e Fratelli nel 1979) e quello sacerdotale (nel 1984). Durante questo periodo anche un gran numero di laici cominciò a voler condividere il suo apostolato e così nacque “L’Associazione Internazionale dei Collaboratori di Madre Teresa” di carattere interreligioso. In risposta alla richiesta di molti sacerdoti, nel 1981 Madre Teresa diede vita anche al Movimento Corpus Christi per Sacerdoti quale “piccola via per la santità” per coloro che desideravano condividere il suo carisma e la sua spiritualità.

    Iniziando nel 1979 con la fondazione a Zagabria le Missionarie della Carità, arrivarono anche nei paesi comunisti. Nel corso degli anni ’80 e prima della caduta del comunismo all’inizio del 1990, le Missionarie della Carità aprirono case in quasi tutti i paesi comunisti, incluse diverse fondazioni in Unione Sovietica. Tuttavia, e nonostante ripetuti tentativi, Madre Teresa non riuscì mai ad aprire una casa di missione nei territori della Cina. La vigilia di Natale del 1985, Madre Teresa aprì la prima casa per i malati di AIDS a New York. Ne seguiranno altre, negli Stati Uniti ed altrove.

    Fino agli anni ’90, nonostante l’età avanzata e i crescenti problemi di salute, Madre Teresa attraversò tutto il mondo per partecipare ai riti di professione religiosa e ordinazione sacerdotale dei membri della sua famiglia religiosa, per aprire nuove case, per servire i poveri in zone colpite da calamità e per intervenire ad innumerevoli riunioni pubbliche. Continuò a fondare nuove comunità in Sud Africa, Albania, Cuba e nell’Iraq devastato dalla guerra. Nel 1997 le suore avevano raggiunto quasi il numero di 4000 membri ed erano state fondate circa 600 case in 120 paesi del mondo.

    In questi anni di rapida espansione della sua missione, il mondo cominciò a rivolgere l’attenzione verso Madre Teresa e l’opera che aveva avviato. Numerose onorificenze, a cominciare dal Premio indiano Padmashri nel 1962 e dal rilevante Premio Nobel per la Pace nel 1979, diedero onore alla sua opera, mentre i media cominciarono a seguire le sue attività con interesse sempre più crescente. Tutto ricevette, sia i riconoscimenti sia le attenzioni, “per la gloria di Dio e in nome dei poveri”.

    Dopo l’ultimo viaggio da Roma a New York e Washington, in deboli condizioni di salute, Madre Teresa tornò a Calcutta nel luglio 1997. Il 5 settembre morì nella Casa Madre delle Missionarie della Carità a Calcutta. Il suo corpo fu trasferito nella Chiesa di San Tommaso, adiacente il Convento di Loreto dove era giunta quasi 69 anni prima. Centinaia di migliaia di persone di ogni ceto sociale e religione giunsero dall’India e dall’estero per renderle omaggio. Ricevette i funerali di Stato il 13 settembre e, dopo che il corteo funebre passò in processione per le strade di Calcutta, venne sepolta alla Casa Madre delle Missionarie della Carità; la sua tomba è divenuta meta di pellegrinaggio della gente di tutte le fedi.

“Ringraziamo Dio per l’opportunità che abbiamo tutti insieme oggi, per questo dono di pace che ci ricorda che siamo stati creati per vivere quella pace, e Gesù si fece uomo per portare questa buona notizia ai poveri.”  Madre Teresa di Calcutta

“La santità, la pienezza della vita cristiana consiste nell’unirsi a Cristo, nel vivere i suoi misteri, nel fare nostri i suoi atteggiamenti, i suoi pensieri, i suoi comportamenti. La misura della santità è data dalla statura che Cristo raggiunge in noi, da quanto, con la forza dello Spirito Santo, modelliamo tutta la nostra vita sulla sua. È l’essere conformi a Gesù, come afferma san Paolo: «Quelli che egli da sempre ha conosciuto, li ha predestinati a essere conformi all’immagine del Figlio suo» (Rm 8,29)” (Benedetto XVI, udienza generale, 13 aprile 2011).

1 Novembre  - Tutti i Santi - Celebrazione Eucaristica

Ore 9,00 - 10,30 - 12,00 - 16,30 - 18,00 - Rosario ore 16,00

2 Novembre  - Commemorazione fedeli defunti - Celebrazione Eucaristica 

Ore 9,00 - 10,30 - 12,00 - 17,30 - Rosario ore 17,00
Ore 15,00 - Santa Messa al Cimitero

Eccoci qui, anche quest’anno è iniziato il bombardamento commerciale legato alla festa di Halloween: negozi colmi di ragnetti, streghe, scheletri, fantasmi e zucche; addobbi in ogni luogo. In nome di questa festa si insegnano filastrocche, canzoncine e si organizzano laboratori per bambini, feste di ogni tipo per grandi e piccini e l’immancabile giro per le case alla ricerca di dolcetti e caramelle: “dolcetto o scherzetto?”

Ma Halloween è una festa che non ci appartiene. Il primo novembre è la giornata dedicata ai santi, che non a caso ci introduce alla commemorazione dei defunti. In quest’ultima facciamo memoria dei nostri cari che sono passati da questo mondo alla luce di Dio e ci invita a riflettere, alla luce del Vangelo, su quell’evento inevitabile che segna il passaggio dalla vita terrena a quella eterna e sul fine della nostra vita: “da Dio partiamo e a Dio ritorniamo”. Riscoprire il senso della nostra esistenza è riscoprire il nostro essere figli della luce e non delle tenebre; è prendere coscienza della nostra chiamata alla santità e i santi sono lì a dimostrarcelo. Papa Francesco ci ricorda che: “Tutti siamo chiamati ad essere santi vivendo con amore e offrendo ciascuno la propria testimonianza nelle occupazioni di ogni giorno, lì dove si trova”.

La santità non è una meta riservata a pochi eletti. San Paolo ci parla di un grande disegno di Dio: “In Gesù, Dio ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità” (Ef 1, 4). La santità, la bellezza e la gioia della vita cristiana non consistono nel compiere grandi cose, ma nel vivere per Cristo ed in Cristo, nel fare nostri i suoi atteggiamenti, i suoi pensieri, i suoi comportamenti.

Se noi compiamo con semplicità, con pace, con buona volontà, tutte le nostre cose, noi siamo già incamminati per la via della grande santità” (Servo di Dio Don Angelo Lolli).

Facciamo festa sì, spiegando chiaramente che si festeggiano i morti e i santi che vivono in Cristo nella gioia del paradiso.

Stiamo vivendo momenti di grande tensione e ogni giorno i mezzi di comunicazione ci propinano cose terribili, orrende, eventi di violenza, sofferenza e morte, voluti dalla stoltezza umana.

Di fronte a questi fatti vi propongo di reagire da credenti, vivendo questa festa in modo del tutto particolare: non solo pregare per i nostri cari defunti, ma anche esortare i nostri ragazzi ad andare casa per casa, non per recitare la consueta frase che ci insegna Haloween: “dolcetto scherzetto”, ma per portare la luce e la pace del Signore.

Vestiamoci da santi per assaporate l’eterno abbraccio del Padre che ci ama e ci avvolge con il suo abbraccio eterno, il nostro sguardo verso il cielo ci aiuterà ad essere veri figli della luce, operatori di pace e di bene in mezzo a questo mondo martoriato da tanto odio!

Papa Francesco torna sulla crisi mediorientale: si eviti la catastrofe umanitaria a Gaza. E lancia per il 27 ottobre una giornata di digiuno e preghiera per la pace invitando anche le altre religioni: "Invito i credenti ad unirsi alla Chiesa in Terra Santa dedicando la giornata di oggi alla preghiera e al digiuno per la pace. Siano liberati gli ostaggi, i civili non siano vittime del conflitto, si rispetti il diritto umanitario e non si versi altro sangue innocente."

Accogliendo l'invito del papa al Santuario dalle ore 10,30 alle 18,00 vi sarà l'Adorazione Eucaristica continua e la recita del rosario.

"Recitate il rosario tutti i giorni per ottenere la pace nel mondo e la fine della guerra." 13 Maggio 1917

"E' stata tante volte la recita di un solo Rosario a placare lo sdegno della Divina Giustizia ottenendo sul mondo la misericordia divina e a salvare tante anime. Solo così affretterete l'ora del trionfo del Cuore immacolato della Madonna sul mondo." sr Lucia di Fatima

 

Alla fine del II millennio a.C. alcune tribù ebraiche iniziarono a riconoscere l'autorità di un unico sovrano. La necessità di un re si rendeva infatti improrogabile di fronte alla crescente pressione esercitata dai filistei a sud. Il primo re di cui sia notizia è Saul (intorno al 1030 a.C.). Con Saul il regno di Israele definì il suo Primo nucleo territoriale, ma il re non riuscì a cacciare i filistei, dai quali anzi fu sconfitto in battaglia (intorno al 1010 a.C.

Ore 16,00 Sala del rosario - Padre Michele Babuin omv

 https://www.youtube.com/channel/UCzGZlWm8IITlevGMDX6-44w

Per maggiori informazioni ci si può rivolgere all’ufficio Direzione ed Accoglienza del Santuario negli orari di apertura, oppure inviare un whatsapp a P. Michele stesso (339 4779599). 

Che sia per la nostra o per quella di un nostro caro o ancora per tutte le persone malate che soffrono, le preghiere per i malati sono un atto di pura fede e devozione per il mistero della vita che in Gesù Cristo ha avuto compimento attraverso la sofferenza sulla croce per noi.

Ecco allora che la preghiera per i malati, da recitare per noi stessi o per una persona cara che soffre, diventa non solo uno strumento di fede, ma un sollievo per lo spirito esacerbato dall’ansia, dal dolore.

- Ore 15,30 Adorazione Eucaristica guidata da padre Vincenzo Voccia omv
Segue Benedizione Eucaristica 
-Ore 16,30 Santa Messa

Non offendano più Dio Nostro Signore, che è già molto offeso. E aprendo le mani, le fece riflettere nel sole; e mentre si elevava, il riflesso della Sua stessa luce continuava a proiettarsi nel sole.   (13 ottobre 1917)

Giacinta nell’ospedale a Lisbona afferma ancora: "Verranno certe mode che offenderanno molto Gesù. "Le persone che servono Dio non devono seguire la moda. La Chiesa non ha mode. Gesù è sempre lo stesso.

A 106 anni dalle apparizioni di Fatima si conferma ancora la necessità di ascoltare quel messaggio della Madonna all’umanità, perché su Fatima, diciamoci la verità, non si dirà mai abbastanza.
Dal 1917 ai nostri giorni si può dire che il male ha dilagato, la crisi dell’umanità vive un crescendo inquietante. Da quel luogo, da Fatima,  è stato lanciato un segnale grave, che va contro la superficialità imperante, un richiamo alla serietà della vita, della storia, e ai pericoli che incombono sull'umanità. È quanto Gesù stesso ricorda assai spesso, non temendo di dire: Se non vi convertite tutti, perirete (Lc 13,3). La conversione, e Fatima lo ricorda in pieno, è un'esigenza perenne della vita cristiana» (Rapporto sulla fede: Vittorio Messori a colloquio con il cardinale Joseph Ratzinger, Edizioni Paoline, Cinisello Balsamo (Milano), 1985, p. 111).

Dagli inizi del XX secolo, la presenza della Vergine Madre è divenuta ancora più vasta e diffusa e la sua voce più forte e incisiva per risvegliare il cuore dei figli e risanarli, purificarli, elevarli: rendendoli più forti e coraggiosi contro l’assalto del “principe di questo mondo”.

Dal 13 maggio al 13 ottobre 1917, a Fatima, si realizzano sei Apparizioni decisive per la vicenda umana, civile, culturale, politica e religiosa del mondo: la Madonna ai tre fanciulli rivela la condizione drammatica dell’umanità e indica il percorso della conversione, della purificazione come via certa per la salvezza. La Signora, tutta vestita di bianco, più splendente del sole, chiede a Lucia, Francesco  e Giacinta di “sopportare tutte le sofferenze inviate da Dio come atto di riparazione per i peccati con cui è offeso e di supplica per la conversione dei peccati; di recitare il Rosario tutti i giorni per la pace e la fine della guerra; di stabilire nel mondo la devozione al Cuore Immacolato e oltraggiato  dai peccati dell’Umanità”.

Conversione e penitenza come strada per ritrovare la via di Dio, per ritrovare la via della pace, dell’amore, della serenità. Nell’ ultima apparizione Nostra Signora con sollecitudine materna chiede di non offendere più Dio nostro Signore: “Bisogna che gli uomini si emendino, che chiedano perdono dei loro peccati”. E, assumendo un aspetto ancora più triste: “Non offendano più Dio nostro Signore che è già molto offeso”. Chiediamoci: la condizione spirituale del mondo è migliorata da allora?

Sono del Cielo disse la Vergine Maria ai tre bambini, il Cielo solo il Cielo è il fine della nostra esistenza. Dio, infinitamente perfetto e beato in se stesso, per un disegno di pura bontà, ha liberamente creato l'uomo per renderlo partecipe della sua vita beata. Per questo, in ogni tempo e in ogni luogo, egli è vicino all'uomo. Lo chiama e lo aiuta a cercarlo, a conoscerlo e ad amarlo con tutte le forze. (Catechismo della Chiesa Cattolica, CCC,1). Coloro che muoiono nella grazia e nell'amicizia di Dio, purificati da ogni ombra di peccato, entrano nel Cielo dove sono per sempre simili a Dio, perché Lo vedono così come Egli è (1Gv 3,2), faccia a faccia (cfr. 1Co 13,12). Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio (Mt 5,8).

"Il messaggio di Fatima è un richiamo alla conversione, facendo appello all'umanità affinché non stia al gioco del drago, il quale con la coda trascinava giù un terzo delle stelle del cielo e le precipitava sulla terra (Ap 12,4).  L'ultima meta dell'uomo è il Cielo, sua vera casa dove il Padre celeste, nel suo amore misericordioso, è in attesa di tutti. Dio vuole che nessuno si perda; per questo, duemila anni fa, ha inviato sulla terra suo Figlio a cercare e salvare quel che era perduto (Lc 19,10). Egli ci ha salvati con la sua morte sulla Croce. Nessuno renda vana quella Croce! Gesù è morto è risorto per essere il primogenito di molti fratelli (Rm 8,29). Nella sua sollecitudine materna, la Santissima Vergine Maria è venuta qui, a Fatima, per chiedere agli uomini di «non offendere più Dio, Nostro Signore, che è già molto offeso». È il dolore di mamma che l'obbliga a parlare; è in palio la sorte dei suoi figli. Per questo Ella chiede ai pastorelli: «Pregate, pregate molto e fate sacrifici per i peccatori; tante anime finiscono nell'Inferno perché non c'è chi preghi e si sacrifichi per loro» (13 maggio 2000). San Giovanni Paolo II

E’ attraverso il Cuore Immacolato di Maria che il Buon Dio vuole concederci le sue grazie; è a questo Cuore Immacolato che bisogna chiederle. “Il Cuore di Gesù vuole che il Cuore Immacolato di Maria sia venerato insieme con il suo”. L’allora cardinal Ratzinger disse nella presentazione al testo “Il messaggio di Fatima” con cui si pubblicava il testo integrale del segreto, scrisse che “Fatima è senza dubbio la più profetica delle apparizioni moderne» oltre che affermare come «il messaggio di Fatima, con l’accorato appello alla conversione e alla penitenza, sospinge in realtà al cuore del Vangelo”.

Il mio Cuore Immacolato trionferà!  E questo per ricordarci che l’ultima parola non sarà del male: “L’ultima parola è quella di Cristo e della sua vicinanza e condivisione, se é Lui a dare senso a ciò che accade, è Lui che realizza, dentro gli abissi della storia, la profezia pronunciata nei Vangeli: "le porte degli inferi non prevarranno". Benedetto XVI

PREGHIAMO PER LA PACE!

Ore 21,00  Narrazione dell'Apparizione
Ore 21,15 Processione mariana con i flambeaux - per le vie del Borgo di San Vittorino
Segue santa Messa

 

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"Un popolo in cammino che prega, canta, si rivolge a Maria Santissima, ognuno con le sue attese che porta nel cuore perché le presenti a suo Figlio Gesù.Parlando di processioni, non possiamo fare a meno di pensare al cammino verso la salvezza promessa  da Dio proprio al popolo d’Israele."

Ore 16,45 Adorazione Eucaristica
Ore 17,30 Santa Messa
Ore 18,15 Processione mariana

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: «Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all’alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. Si accordò con loro per un denaro al giorno e li mandò nella sua vigna. Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano in piazza, disoccupati, e disse loro: “Andate anche voi nella vigna; quello che è giusto ve lo darò”. Ed essi andarono. Uscì di nuovo verso mezzogiorno e verso le tre, e fece altrettanto. Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano lì e disse loro: “Perché ve ne state qui tutto il giorno senza far niente?”. Gli risposero: “Perché nessuno ci ha presi a giornata”. Ed egli disse loro: “Andate anche voi nella vigna”.
Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: “Chiama i lavoratori e da’ loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi”. Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. Quando arrivarono i primi, pensarono che avrebbero ricevuto di più. Ma anch’essi ricevettero ciascuno un denaro. Nel ritirarlo, però, mormoravano contro il padrone dicendo: “Questi ultimi hanno lavorato un’ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo”.
Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: “Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse concordato con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene. Ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te: non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?”. Così gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi».

Dal Vangelo di Matteo (Mt 20, 1-16)

Commento al Vangelo del 24 settembre 2023 (XXV domenica del Tempo Ordinario - Anno A)  

"Perché i miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie - oracolo del Signore quanto il cielo sovrasta la  terra, tanto le mie vie sovrastano le vostre vie, i miei pensieri sovrastano i vostri pensieri." (Isaia 55,9)

La giustizia di Dio non è come la nostra e nessuno può pretendere diritti di fronte a lui.
Nel messaggio di Gesù il termine giustizia non indica tanto la giustizia sociale, significato preponderante nella tradizione profetica. La parola giustizia si trova due volte nelle beatitudini di Matteo, "beati gli affamati e gli assetati di giustizia" (Mt 10,6) e "beati i perseguitati a causa della giustizia" (Mt 10,10).
Giustizia in questo caso vuol dire: fare la volontà di Dio. Essere giusto di fronte a Dio indica fare la sua volontà ed osservare la Sua Legge. Dio ci ha resi partecipi del suo Amore, dono immenso; lavorare nella sua vigna è un grande dono. 
Stare in Lui è essere noi stessi, e nella misura in cui rimaniamo in quell'amore saremmo in grado di accogliere l'altro, l'ultimo con generosità e senza invidia.
È primo colui che rimane nell'amore di Dio e sente gioia nel vedere i fratelli che vivono, che crescono.
L' invidia è un vizio che appartiene un po' a tutti, e che  purtroppo sorge anche negli ambienti di fede. In quei contesti in cui si dovrebbe collaborare per lo stesso progetto e dove si è legati da vincoli di gratuità, di fraternità e di affetto.  Purtroppo spesso non è così. Ci si trova in disaccordo, riducendo così il bene ad una  gara per dimostrare  chi ha maggiore dedizione alla propagazione del Regno di Dio. 
Quanta competizione dunque  all'interno delle nostre comunità. L’invidia, offusca l’intelligenza e la sensibilità, essa è il contrario dello sguardo di Dio: l’invidioso desidera il fallimento dell’impegno dell’altro e non gioisce del suo bene, nel suo cuore spera che fallisca per far si che il proprio  ego, le proprie qualità umane emergano. E  quanta insofferenza di fronte allo sforzo altrui!
Ma il Signore no, non ha il nostro sguardo cattivo,  Egli guarda ogni creatura con amore, è misericordioso e buono verso tutti e non si stanca di chiamare ciascuno a lavorare per il Regno. Impariamo allora a gioire della salvezza del fratello ritornando a  Lui con tutto il cuore purificato da ogni ombra di male. 

A Fatima la Vergine Maria ci richiama proprio alla responsabilità che abbiamo di fronte ai nostri fratelli: "Pregate, pregate molto e fate sacrifici per i peccatori; tante anime finiscono all’inferno perché nessuno prega e si sacrifica per loro". 

Alla fine della vita Dio ci chiederà come chiese a Caino: "Dov'è tuo fratello?" La nostra risposta non sia come la sua: "Sono forse il custode di mio fratello?" Ma: "Signore mio fratello è quì!"

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