Segreteria del Santuario

Segreteria del Santuario

 
"La famiglia è lo specchio in cui Dio si guarda e vede i due miracoli più belli che ha fatto: donare la vita e donare l’amore". -  San Giovanni Paolo II

Il Dono Inestimabile della Vita: Un Tributo alla Sua Bellezza e Significato

Nel tessuto intricato dell'universo, c'è un dono incommensurabile che ci avvolge ogni giorno: la vita. È un dono che ci viene concesso senza richiesta, un tesoro che spesso diamo per scontato. Ma che cos'è davvero il dono della vita e perché dovremmo celebrarlo?
 
La Meraviglia dell'Esistenza
La vita è un viaggio straordinario fatto di esperienze uniche, emozioni intense e connessioni profonde. È la sensazione del sole sulla pelle al mattino, il suono rassicurante della pioggia che cade, il profumo di un fiore che sboccia. È la gioia di un sorriso sincero, la calma di una serata tranquilla, la forza nel superare le sfide. La vita è una sinfonia di momenti, ognuno prezioso e irripetibile.
"L’uomo è chiamato a una pienezza di vita che va ben oltre le dimensioni della sua esistenza terrena, poiché consiste nella partecipazione alla vita stessa di Dio". (Evangelium Vitae)
 
La Complessità della Vita
Ma la vita non è solo bellezza, è anche complessità. È lottare con le proprie paure, affrontare le proprie fragilità e confrontarsi con le difficoltà del mondo. È imparare dalla sofferenza, crescere attraverso le sfide e trovare significato anche nei momenti più oscuri. La vita ci mette alla prova, ci spinge al limite e ci insegna a essere resilienti.
 
Il Dono della Vita come Responsabilità
 
Con il dono della vita, viene anche una grande responsabilità. Siamo chiamati a custodire e proteggere questo dono non solo per noi stessi, ma anche per le generazioni future e per l'intero pianeta. Dobbiamo coltivare un profondo rispetto per ogni forma di vita e lavorare insieme per preservare la bellezza e la diversità del mondo che ci circonda.
"..E come non pensare alla violenza che si fa alla vita di milioni di esseri umani, specialmente bambini, costretti alla miseria, alla sottonutrizione e alla fame, a causa di una iniqua distribuzione delle ricchezze tra i popoli e le classi sociali? o alla violenza insita, prima ancora che nelle guerre, in uno scandaloso commercio delle armi, che favorisce la spirale dei tanti conflitti armati che insanguinano il mondo? o alla seminagione di morte che si opera con l’inconsulto dissesto degli equilibri ecologici, con la criminale diffusione della droga o col favorire modelli di esercizio della sessualità che, oltre ad essere moralmente inaccettabili, sono anche forieri di gravi rischi per la vita? È impossibile registrare in modo completo la vasta gamma delle minacce alla vita umana, tante sono le forme, aperte o subdole, che esse rivestono nel nostro tempo!" (Evangelium Vitae)
 
 Celebrazione e Gratitudine
Ogni giorno, dovremmo celebrare il dono della vita con gratitudine. Dovremmo essere consapevoli della sua preziosità e riconoscere la fortuna di essere qui, ora, in questo momento. Dovremmo abbracciare ogni momento con gioia e consapevolezza, sapendo che ogni respiro è un regalo.
"La vita umana è il fondamento di tutti i beni, la sorgente e la condizione necessaria di ogni attività umana e di ogni convivenza sociale. Se la maggior parte degli uomini ritiene che la vita abbia un carattere sacro e che nessuno ne possa disporre a piacimento, i credenti vedono in essa anche un dono dell’amore di Dio, che sono chiamati a conservare e a far fruttificare." (Evangelium Viatae)(
 
Conclusione
 
Il dono della vita è un tesoro senza prezzo che ci è stato donato. È un viaggio di scoperta, di crescita e di legami. È un'opportunità per amare, imparare e lasciare un'impronta positiva nel mondo. Celebrare il dono della vita significa abbracciare ogni giorno con gratitudine, consapevoli della sua bellezza e del suo significato. Possiamo onorare questo dono vivendo pienamente, amando profondamente e contribuendo alla bellezza e alla gioia del mondo che ci circonda.
"Non ci può essere neppure vera pace, se non si difende e promuove la vita, come ricordava Paolo VI: «Ogni delitto contro la vita è un attentato contro la pace, specialmente se esso intacca il costume del popolo…, mentre dove i diritti dell’uomo sono realmente professati e pubblicamente riconosciuti e difesi, la pace diventa l’atmosfera lieta e operosa della convivenza sociale".
 Nel mistero di questa nascita si compie l’incontro di Dio con l’uomo e ha inizio il cammino del Figlio di Dio sulla terra, un cammino che culminerà nel dono della vita sulla Croce: con la sua morte Egli vincerà la morte e diventerà per l’umanità intera principio di vita nuova.
« La vita umana è sacra perché, fin dal suo inizio, comporta l'azione creatrice di Dio e rimane per sempre in una relazione speciale con il Creatore, suo unico fine. Solo Dio è il Signore della vita dal suo inizio alla sua fine: nessuno, in nessuna circostanza, può rivendicare a sé il diritto di distruggere direttamente un essere umano innocente ». ( Catechismo della Chiesa Cattolica)

"Tu… agisci e rendi a ciascuno secondo le sue vie, Tu, che conosci il cuore di ognuno; perché Tu solo conosci il cuore di tutti i figli degli uomini’ (1 Re 8:39).

Una delle condizioni per servire Dio in modo efficace è avere un cuore retto. Rinunciare a se stessi infatti, non è sufficiente: bisogna anche avere un cuore preparato per il servizio.

Un cuore che ama Dio non è  attaccato alle ricchezze, ai piaceri, alla carriera. Un cuore retto, è fissato su Dio. Da un cuore pieno di affetto per il Signore nascono azioni che Lo glorificano. Chi ha un cuore così, mostra rispetto per il Signore, è fedele e affidabile. Gesù disse: “Ama il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente” (Matteo 22:37).

La rettitudine del cuore è un concetto profondo che riguarda l'integrità morale e la sincerità di una persona. È la capacità di agire con onestà, verità e giustizia, rispettando i principi etici e morali, non limitandosi ad azioni esterne, ma si radica nel profondo dell'essere, influenzando i pensieri, le parole e le azioni di una persona. Essa è un riflesso della nostra coscienza e del nostro senso di giustizia.

Una persona con un cuore retto è guidata da un forte senso di giustizia e onestà. Non cerca di ingannare gli altri o di trarre vantaggio da situazioni ingiuste. Al contrario, si sforza di fare ciò che è giusto, anche quando nessuno sta guardando. E' un cuore che ama gli altri. Il Figlio di Dio lasciò il cielo, prese la croce e morì per i peccati del mondo. Gesù mostrò all’umanità l’amore di Dio. Cristo ci ha scelti per testimoniare al mondo il Suo Amore. Ciò significa amare Dio tanto da volerLo servire, e amare i fratelli perduti tanto da volerli portare a Cristo. Un cuore retto è pieno di amore! 
La rettitudine del cuore è un valore che va coltivato e nutrito. Richiede impegno, disciplina e un costante esame di coscienza. Ma i frutti di tale rettitudine sono inestimabili: pace interiore, rispetto degli altri e una vita di integrità. Ricordiamo che la rettitudine del cuore non è una destinazione, ma un viaggio. È un percorso di crescita personale e spirituale che ci sfida a vivere con onestà, coraggio e compassione. E, alla fine, è questo viaggio che definisce il vero valore della nostra vita.

Ecco alcuni esempi di rettitudine del cuore:

1. "Onestà*:
Un uomo trova un portafoglio pieno di soldi per strada. Nonostante la tentazione di tenere i soldi per sé, decide di cercare il proprietario e restituirlo. Questo è un esempio di rettitudine del cuore perché l'uomo ha agito con onestà, nonostante avrebbe potuto facilmente trarre vantaggio dalla situazione.
Figlio, se ti presenti per servire il Signore, prepàrati alla tentazione. Abbi un cuore retto e sii costante, non ti smarrire nel tempo della prova. Stai unito a lui senza separartene, perché tu sia esaltato nei tuoi ultimi giorni. (Siracide)

2. "Giustizia":
Un manager, o responsabile di comunità, scopre che uno dei suoi dipendenti è stato trattato ingiustamente. Anche se intervenire potrebbe causare conflitti o tensioni, il manager decide di affrontare la situazione e garantire che il dipendente sia trattato in modo equo. Questo è un esempio di rettitudine del cuore perché il manager ha agito in base a ciò che credeva fosse giusto, nonostante le possibili conseguenze negative.

“O uomo, egli ti ha fatto conoscere ciò che è bene; che altro richiede da te il Signore, se non che tu pratichi la giustizia, che tu ami la misericordia e cammini umilmente con il tuo Dio?”  Michea 6:8.

 3. "Compassione":
Una donna vede un senzatetto per strada durante una fredda notte d'inverno. Anche se è di fretta, decide di fermarsi e comprare una coperta e del cibo per l'uomo. Questo è un esempio di rettitudine del cuore perché la donna ha mostrato compassione e gentilezza verso un estraneo bisognoso.

Ma se uno ha ricchezze di questo mondo e vedendo il suo fratello in necessità gli chiude il proprio cuore, come dimora in lui l'amore di Dio? 1 Giovanni 3:17

Questi esempi illustrano come la rettitudine del cuore possa manifestarsi in vari modi nella vita quotidiana. Ogni atto di onestà, giustizia o compassione è un riflesso della rettitudine del cuore.

Ma ci sono anche  diverse sfide che possono ostacolare la rettitudine del cuore:

1. "Tentazioni e desideri personali": A volte, i nostri desideri personali o le tentazioni possono mettere alla prova la nostra rettitudine. Potremmo essere tentati di agire in modo egoistico o disonesto per ottenere ciò che vogliamo, anche se sappiamo che non è giusto.

2. "Pressione sociale": La pressione dei coetanei o della società può spingerci a conformarci a certi comportamenti o norme, anche se contraddicono i nostri valori personali. Questo può portare a compromettere la nostra rettitudine.

3. "Paura delle conseguenze": La paura delle conseguenze negative può impedirci di fare ciò che è giusto. Ad esempio, potremmo temere di perdere il nostro lavoro se ci opponiamo a un comportamento ingiusto sul posto di lavoro.

4. "Ignoranza o mancanza di consapevolezza": A volte, potremmo non essere consapevoli del fatto che le nostre azioni sono ingiuste o dannose. Questo può portare a comportamenti che contraddicono la rettitudine del cuore.

5. "Comodità o pigrizia": A volte, la strada più facile non è quella giusta. La pigrizia o la ricerca della comodità possono ostacolare la nostra volontà di fare ciò che è giusto, soprattutto quando richiede sforzo e sacrificio.

Ricordiamo dunque che la rettitudine del cuore richiede coraggio, determinazione e un forte senso di giustizia. Nonostante queste sfide, è importante rimanere fedeli ai nostri valori e agire con integrità. Superare le sfide che ostacolano la rettitudine del cuore richiede impegno e determinazione. Ecco alcuni suggerimenti:

1. "Auto-consapevolezza": Riconoscere le proprie debolezze e tentazioni è il primo passo per superarle. Rifletti sulle tue azioni e sulle motivazioni dietro di esse. Questo può aiutarti a capire quando e perché potresti essere tentato di agire in modo non retto.

2. "La preghiera": La preghiera e il nostro incontrarci con il cuore hanno il potere di trasformarci, come individui come comunità, come società. Apriti perciò alla presenza di Dio, chiedendo la grazia di essere trasformato e di guarire dal peccato. Impegniandoti senza sosta nella lotta per la giustizia nella nostra società. Tutti noi apparteniamo a Cristo; e “se Dio è con noi, chi sarà contro di noi?” (Rm 8,31).

3. "Educazione e apprendimento": L'ignoranza può essere superata attraverso l'educazione e l'apprendimento. Cerca di acquisire una comprensione più profonda dei principi etici e morali e di come possono essere applicati nella vita quotidiana.

4. "Coraggio": Avere il coraggio di resistere alla pressione dei coetanei o della società è fondamentale. Ricorda che è importante rimanere fedele ai tuoi valori, anche quando è difficile.

5. "Disciplina": La disciplina è la chiave per resistere alla tentazione e alla pigrizia. Imposta degli standard elevati per te stesso e fai uno sforzo consapevole per mantenere questi standard in tutte le tue azioni.

6. "Supporto": Cerca il supporto di amici, familiari o mentori che condividono i tuoi valori. Possono fornirti consigli, incoraggiamento e responsabilità.

7. "Perdono": Infine, ricorda che tutti commettono errori. Se agisci in modo non retto, riconosci il tuo errore, chiedi perdono e impara da esso. Il perdono, sia per te stesso che per gli altri, è un aspetto importante della rettitudine del cuore.

Il cuore retto è quindi il risultato di un processo che implica una liberazione e una rinuncia. Il puro di cuore non nasce tale, ha vissuto una semplificazione interiore, imparando a rinnegare in sé il male, cosa che nella Bibbia si chiama circoncisione del cuore (cfr Dt 10,16; 30,6; Ez 44,9; Ger 4,4). (Papa Francesco)

La rettitudine del cuore è un viaggio, un viaggio nella ricerca continua del volto Santo di Dio.  Dice un Salmo: «Il mio cuore ripete il tuo invito: “Cercate il mio volto!”. Il tuo volto, Signore, io cerco. Non nascondermi il tuo volto» (27,8-9).
"Egli tornerà ad aver pietà di noi, calpesterà le nostre colpe.
Tu getterai in fondo al mare tutti i nostri peccati." Michea 7:19

Impariamo ad avere un cuore retto verso gli altri, lo stesso cuore che Gesù ebbe verso i Suoi e verso il mondo intero, cercando di mostrare rispetto per il Signore dandoGli un servizio che nasce da un cuore sincero, proteso verso di Lui.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La risurrezione di Gesù Cristo rappresenta il fulcro della fede cristiana e un messaggio di speranza senza pari. È un evento che supera la comprensione umana, poiché va oltre i confini della morte e apre la strada a una nuova vita eterna. Nella risurrezione di Gesù, vediamo la vittoria definitiva sulla morte e sul peccato.
È un segno del potere divino di trasformare il dolore in gioia, l'oscurità in luce e la disperazione in speranza. È il culmine della missione di Gesù sulla terra, confermando la sua identità divina e il suo amore incondizionato per tutta l'umanità. La risurrezione ci offre una prospettiva nuova sulla vita e sulla morte. Ci ricorda che la morte non è la fine, ma piuttosto un passaggio verso una vita eterna con Dio. Ci sprona a vivere con speranza e fiducia, sapendo che la nostra fede in Cristo ci conduce alla vittoria finale sulla morte e alla promessa di una vita eterna in comunione con Dio. Inoltre, la risurrezione di Gesù ci chiama a una nuova vita qui sulla terra. Ci invita a vivere secondo i suoi insegnamenti, diffondendo amore, compassione e perdono nel mondo. Ci incoraggia a testimoniare la sua risurrezione attraverso le nostre azioni e il nostro comportamento, portando speranza e gioia agli altri. In sintesi, la risurrezione di Gesù Cristo è un evento di immenso significato spirituale e una fonte di grande consolazione per i credenti. Ci ricorda che nulla è impossibile con Dio e che, attraverso la fede in Cristo, possiamo sperimentare la vera vita, sia qui sulla terra che nell'eternità.

O Dio Misericordioso,
In questo tempo di Pasqua, rivolgiamo i nostri cuori a Te con gratitudine e speranza. Tu che hai dato il dono della vita eterna attraverso la risurrezione di Gesù Cristo, concedici la forza di vivere secondo la Sua volontà.

Che questa Pasqua sia per noi un tempo di rinnovamento e di rinascita spirituale. Aprici agli altri con compassione e amore, così come Tu ci hai amati. Donaci la grazia di perdonare e di essere perdonati, portando pace e guarigione nei nostri rapporti.

Guidaci lungo il cammino della verità e della giustizia, affinché possiamo testimoniare con la nostra vita la tua presenza e il tuo amore nel mondo. Fa' che il tuo spirito ci illumini e ci sostenga nelle sfide della vita, e che possiamo sempre trovare conforto nella tua grazia.

Benedici, o Signore, le nostre famiglie, le nostre comunità e tutto il mondo in questo tempo di Pasqua. Porta speranza dove c'è disperazione, luce dove c'è oscurità, e pace dove c'è conflitto.

Ti lodiamo e ti ringraziamo per il dono della vita eterna offerto attraverso la risurrezione di Gesù Cristo. Con fiducia e umiltà, affidiamo a Te le nostre preghiere, sapendo che Tu ci ascolti e ci guidi con amore. Amen.

Auguri di Buona Pasqua! Che questo tempo di festa sia colmo di gioia, pace e speranza. Possa la luce della risurrezione di Gesù Cristo illuminare il vostro  cammino e portare nuova vita nei vostri  giorni. SantaPasqua! 

Nella liturgia cristiana, il Triduo Pasquale rappresenta il cuore della fede e della celebrazione della Pasqua. Comprendente il Giovedì Santo, il Venerdì Santo e il Sabato Santo, questo trittico liturgico offre un'opportunità per i fedeli di immergersi profondamente nel mistero della morte e risurrezione di Gesù Cristo. È un periodo di riflessione, di penitenza e, alla fine, di gioia e speranza.

Giovedì Santo: L'Istituzione dell'Eucaristia e il Servizio dell'Amore

Il Triduo Pasquale inizia con il Giovedì Santo, il giorno in cui la Chiesa celebra l'Ultima Cena di Gesù con i suoi apostoli. Questo momento è particolarmente significativo poiché durante questa cena, Gesù istituì l'Eucaristia, il Sacramento del suo Corpo e del suo Sangue, che avrebbe dovuto essere celebrato in memoria di lui. In questa occasione solenne, Gesù dimostrò il suo amore e umiltà lavando i piedi dei suoi discepoli, istituendo così anche il mandato dell'amore fraterno e del servizio verso gli altri.
« Il nostro Salvatore nell'ultima Cena, la notte in cui veniva tradito, istituì il sacrificio eucaristico del suo Corpo e del suo Sangue, col quale perpetuare nei secoli, fino al suo ritorno, il sacrificio della croce, e per affidare così alla sua diletta Sposa, la Chiesa, il memoriale della sua morte e risurrezione: sacramento di pietà, segno di unità, vincolo di carità, convito pasquale, nel quale si riceve Cristo, l'anima viene ricolmata di grazia e viene dato il pegno della gloria futura ».  (Catechismo della Chiesa Cattolica)

Venerdì Santo: Il Giorno della Passione e della Morte

Il Venerdì Santo è il giorno in cui la Chiesa commemora la Passione e la Morte di Gesù sulla croce. Questo giorno è caratterizzato da una liturgia sobria e riflessiva, in cui i fedeli sono invitati a contemplare il sacrificio supremo di Cristo per l'umanità. Durante la liturgia della Passione, vengono letti i brani evangelici che narrano gli eventi della crocifissione, mentre i fedeli si inchinano di fronte alla Croce e adorano il Crocifisso.  È un momento di profonda meditazione sulla sofferenza di Gesù e sul suo amore redentore che porta speranza anche nelle ore più buie. Nel pomeriggio la Chiesa cattolica rievoca il ricordo della Passione di Gesù e della Sua morte in croce. La scelta di celebrare la Liturgia del Venerdì Santo nel pomeriggio nasce dalla tradizione evangelica per cui Gesù avrebbe esalato l’ultimo respiro in un orario corrispondente alle 15.00 del pomeriggio, appunto. 
Cuore dell’anno liturgico, questo giorno è caratterizzato dall’assenza della celebrazione Eucaristica, dal digiuno e dall’astinenza dalla carne. La data del Venerdì Santo è mobile e non è considerata giorno festivo.

Sabato Santo: La Veglia Pasquale e l'Attesa della Risurrezione

Il Triduo Pasquale raggiunge il suo culmine nella Veglia Pasquale del Sabato Santo, la madre di tutte le veglie cristiane. Questa liturgia è un'esperienza di transizione dalla morte alla vita, dall'oscurità alla luce, dalla tristezza alla gioia. Durante la Veglia Pasquale, la Chiesa attende con ansia e speranza la Risurrezione di Cristo. La Veglia inizia con il fuoco nuovo, simbolo della luce di Cristo che dissipa le tenebre del peccato e della morte. Successivamente, si svolge la Liturgia della Parola, in cui vengono letti i brani che narrano la storia della salvezza, culminando con il racconto della Risurrezione di Gesù. Infine, nella Liturgia Eucaristica, i fedeli celebrano la gioia della Resurrezione partecipando alla cena del Signore.

Conclusioni: Dalla Morte alla Vita, dalla Speranza alla Gioia

Il Triduo Pasquale è un periodo di intensa spiritualità e di profonda contemplazione, in cui i fedeli sono invitati a seguire Gesù nel suo cammino di sofferenza, morte e risurrezione. È un tempo per riflettere sulla propria vita, pentirsi dei propri peccati e rinnovare il proprio impegno a seguire Cristo. Ma è anche un momento di grande gioia e speranza, poiché attraverso la morte e la risurrezione di Gesù, siamo liberati dal peccato e dalla morte e abbiamo accesso alla vita eterna. Che il Triduo Pasquale possa essere per tutti noi un'occasione di rinnovamento spirituale e di incontro personale con il Dio che ci ama infinitamente.
Che sia un cammino di vero rinnovamento interiore. La resurezzione del Signore Gesù doni al mondo la pace!

18 Marzo 2024

Settimana Santa

La Settimana Santa è la celebrazione del momento più importante per ogni cristiano. Dalla Domenica delle Palme al Giovedì Santo, passando per il Venerdì Santo ma soprattutto per la Domenica di Pasqua, ogni credente ricorda la passione, la morte e la resurrezione di Gesù Cristo, cuore della religione cristiana. 

Domenica delle palme
La Settimana Santa si fa iniziare con la Domenica delle Palme, giorno in cui si celebra l’ingresso di Gesù a Gerusalemme dove viene accolto come Messia e figlio di Davide in un tripudio di palme (da cui il nome). Dalle palme evangeliche, si passa a quelle attuali: i riti religiosi della Domenica delle Palme prevedono infatti la benedizione di ramoscelli di ulivo che poi vengono distribuiti e portati a casa dai fedeli come segno di pace e di benedizione. La Domenica delle Palme non conclude la Quaresima, cioè il periodo di penitenza di quaranta giorni in preparazione della Pasqua.

Sante Messe ore 9,00 - 10,15 - 12,00 - 16,30 - 18,00

Benedizione delle Palme ore 10,15 di fronte alla Cappellina dei pastorelli segue processione verso il Santuario

Giovedi Santo
Il Giovedì Santo è il giorno dell’Ultima Cena ed è diviso in due momenti, con diversi riti religiosi a scandire la giornata. Nella mattina del Giovedì Santo non viene celebra l’eucarestia nelle parrocchie, perché viene celebrata un’unica Messa (detta Messa del Crisma) in ogni diocesi, nella chiesa cattedrale, presieduta dal vescovo insieme a tutti i suoi preti e diaconi. In quel momento si celebra la consacrazione degli oli santi e i sacerdoti rinnovano l’ordine sacro. La sera del Giovedì Santo è l’inizio del Triduo Pasquale, ossia il ciclo di preghiere e riti religiosi di tre giorni centrali della Pasqua ( il Venerdì santo, il Sabato santo e la Domenica di Risurrezione) e della Settimana Santa, con la celebrazione della passione, morte e resurrezione e tutti i riti religiosi a essi collegati. Il rito religioso più noto del Giovedì Santo è quello della sera quando si celebra la messa in Cena Domini, a ricordo dell’Ultima Cena, dell’istituzione dell’Eucaristia e del sacerdozio ministeriale. I riti religiosi del Giovedì Santo prevedono anche la lavanda dei piedi, come fece Gesù Cristo con gli Apostoli. Al termine della messa, si velano le croci, le campane vengono messe silenti e gli altari vengono spogliati dagli ornamenti, con l’Eucaristia deposta nell’altare della deposizione, unico che viene lasciato adorno per l’adorazione dei fedeli, e dove le specie santificate vengono conservate per il giorno successivo della Settimana Santa.
Santa Messa del Crisma
Ore 10,00 presieduta da S.E. mons. Mauro Parmeggiani
Ore 18,00 Santa Messa in Coena Domini - segue Adorazione presso l’altare della reposizione.

Venerdi Santo
Il Venerdì Santo è il giorno della morte di Gesù Cristo. È il giorno più doloroso della Settimana Santa, in quanto ricorda la Passione di Cristo e tutti i riti religiosi del Venerdì Santo sono dedicati a questo. La Chiesa celebra la Passione in tre diversi momenti con altrettanti riti religiosi: si inizia con la liturgia della Parola, con la lettura del quarto canto del servo del Signore di Isaia (52,13-53,12), dell’Inno cristologico della lettera ai Filippesi (2,6-11) e della Passione secondo Giovanni. Si prosegue con l’adorazione della croce, a cui viene così tolto il velo, e si conclude con la santa comunione con i presantificati, cioè con le specie consacrate la sera del Giovedì Santo. Nella sera del Venerdì Santo, il rito religioso cattolico prevede anche la via Crucis, il ricordo cioè del percorso di Cristo verso la crocifissione sul monte Golgota. Durante il Venerdì Santo non si fanno altre consacrazioni e non si celebra altra messa.

Ore 8,00  - Ufficio delle Letture e Lodi
Ore 15,45 - Via Crucis
Ore 17,00 - IN PASSIONE DOMINI

Sabato santo
Il Sabato Santo è il giorno del silenzio, unico giorno della Settimana Santa in cui non è prevista alcuna liturgia, non si celebrano messe e l’Eucaristia viene data solo a chi è in punto di morte. I riti religiosi del Sabato Santo iniziano al calare del giorno. La notte del Sabato Santo è il momento in cui la Settimana Santa inizia ad andare verso il suo apice con i riti religiosi della veglia pasquale in cui si celebra la resurrezione di Cristo. La veglia prevede quattro momenti e altrettanti riti religiosi: la liturgia del fuoco, con l’accensione del cero pasquale, portato in processione in chiesa; la liturgia della Parola , con sette letture dell’Antico Testamento che ripercorrono gli eventi principali della storia della salvezza, dalla Creazione del mondo, passando attraverso la liberazione del popolo d’Israele dalla schiavitù d’Egitto, fino alla promessa della Nuova Alleanza, con la conclusione dell’Epistola che proclama la vita nuova in Cristo risorto, il racconto dell’apparizione degli Angeli alle Pie donne la mattina di Pasqua del Vangelo; la liturgia battesimale, nella quale i fedeli rinnovano le promesse del proprio battesimo, e vengono battezzati, se ce ne sono, i catecumeni che si sono preparati al Sacramento. Con la liturgia Eucaristica si celebra la vittoria di Cristo sulla morte e sempre presente in mezzo ai suoi nel segno del pane e del vino.

Ore 8:00  -  Ufficio delle Letture e Lodi
Ore 17:00 - L’Ora della Madre
Ore 22:00 - Solenne Veglia Pasquale









 

 

 

 

La sofferenza nel Cristianesimo, riporta la figura di Gesù e il suo modo di averla condivisa, affrontata con una chiara relazione di aiuto, e superata. Colui che soffre in unione con Cristo, non solo attinge forza, ma “completa” con la sua sofferenza “quello che manca ai patimenti di Cristo”. 

 

Ore 16.30 Adorazione Eucaristica guidata da p. Vincenzo Voccia 

Allora il re Davide fu scosso da un tremito, salì al piano di sopra della porta e pianse; diceva andandosene: «Figlio mio Assalonne! Figlio mio, figlio mio Assalonne! Fossi morto io invece di te, Assalonne, figlio mio, figlio mio!». 2Fu riferito a Ioab: «Ecco, il re piange e fa lutto per Assalonne». 3La vittoria in quel giorno si cambiò in lutto per tutto il popolo, perché il popolo sentì dire in quel giorno: «Il re è desolato a causa del figlio». 4Il popolo in quel giorno rientrò in città furtivamente, come avrebbe fatto gente vergognosa per essere fuggita durante la battaglia. 5Il re si era coperta la faccia e gridava a gran voce: «Figlio mio Assalonne, Assalonne, figlio mio, figlio mio!». 6Allora Ioab entrò in casa del re e disse: «Tu fai arrossire oggi il volto di tutta la tua gente, che in questo giorno ha salvato la vita a te, ai tuoi figli e alle tue figlie, alle tue mogli e alle tue concubine, 7perché ami quelli che ti odiano e odii quelli che ti amano. Infatti oggi tu mostri chiaramente che capi e servi per te non contano nulla; ora io ho capito che, se Assalonne fosse vivo e noi quest’oggi fossimo tutti morti, questa sarebbe una cosa giusta ai tuoi occhi. 8Ora dunque àlzati, esci e parla al cuore dei tuoi servi, perché io giuro per il Signore che, se non esci, neppure un uomo resterà con te questa notte; questo sarebbe per te un male peggiore di tutti quelli che ti sono capitati dalla tua giovinezza fino ad oggi». 9Allora il re si alzò e si sedette alla porta; fu dato quest’annuncio a tutto il popolo: «Ecco, il re sta seduto alla porta». E tutto il popolo venne alla presenza del re.
Gli Israeliti erano fuggiti ognuno alla sua tenda. 
10In tutte le tribù d’Israele tutto il popolo stava discutendo e diceva: «Il re ci ha liberati dalle mani dei nostri nemici e ci ha salvati dalle mani dei Filistei; ora è dovuto fuggire dalla terra a causa di Assalonne. 11Ma Assalonne, che noi avevamo unto re su di noi, è morto in battaglia. Ora perché indugiate a fare tornare il re?». 12Ciò che si diceva in tutto Israele era giunto a conoscenza del re. Il re Davide mandò a dire ai sacerdoti Sadoc ed Ebiatàr: «Riferite agli anziani di Giuda: “Perché volete essere gli ultimi a far tornare il re alla sua casa? 13Fratelli miei, voi siete mio osso e mia carne e perché dunque sareste gli ultimi a far tornare il re?”. 14Dite ad Amasà: “Non sei forse mio osso e mia carne? Dio mi faccia questo e anche peggio, se tu non diventerai davanti a me capo dell’esercito per sempre al posto di Ioab!”». 15Così piegò il cuore di tutti gli uomini di Giuda, come se fosse stato il cuore di un sol uomo; essi mandarono a dire al re: «Ritorna tu e tutti i tuoi servi».

Ore 16,00 Sala del Rosario

Veniamo da parti differenti parliamo lingue differenti, ma tutti conosciamo il sentimento di gioia che ci pervade il cuore quando vediamo il volto sorridente di un bambino.

Il 20 febbraio memoria liturgica dei santi pastorelli di Fatima Francesco e Giacinta Marto, di volti sorridenti qui al Santuario ne abbiamo visti tanti. Volti provenienti dalla Scuola del Sacro Cuore di Tivoli accompagnati dalle suore Oblate Salesiane del Sacro Cuore per celebrare la “Festa dei bambini” sotto lo sguardo dei santi pastorelli Francesco e Giacinta Marto.

Arrivati alle 9,30, nonostante il tempo nuvoloso e piovoso, allegri e sorridenti sono stati accolti dalle suore Oblate di Maria Vergine di Fatima, che operano qui al Santuario, nella Sala del Cuore Immacolato di Maria. Sala allestita e addobbata proprio per rendere la giornata allegra, spensierata, senza trascurare però la parte formativa e spirituale, ispirandosi alla spiritualità del messaggio di Fatima attraverso i piccoli pastorelli. In altre parole, riflettere sul perché sono stati portati al Santuario.

Dopo una breve presentazione della giornata da parte di sr Giustina omvf si è passati alla visione di un video sulla vita dei pastorelli. I ragazzi sono stati poi divisi; i piccoli sono stati seguiti da sr Marta e sr Maria Rosa dove intrattenuti con canti e giochi adatti alla loro età hanno ballato, cantato e nello stesso tempo sono stati accompagnati nella conoscenza della vita dei pastorelli loro coetanei. I più grandi con sr Giustina e sr Mattea sono stati coinvolti in attività create proprio in base alle loro età, ma con la stessa metodologia; portarli attraverso il gioco alla conoscenza degli eventi di Fatima.

In Santuario, poi, ai piedi della Vergine Maria hanno affidato la loro giovane vita nelle mani di Nostra Signora di Fatima sotto lo sguardo amorevole e compiaciuto dei santi pastorelli. E per finire in allegria nel piazzale di fronte al Bar è stata preparata una bellissima pentolaccia dove ha messo a dura prova la forza, la costanza e la pazienza dei ragazzi e non solo.

E’ stata una giornata di festa, di preghiera, nella speranza di aver seminato in quei giovani cuori il seme dell’amore di Dio che tanto ha trasformato la vita dei piccoli pastorelli Francesco e Giacinta Marto.

I santi pastorelli proteggano i nostri ragazzi e li rendano uomini e donne capaci di rendere questa nostra società più umana e fraterna. Francesco e Giacinta, vissero profondamente l’amore di Dio per l’umanità. E, così, furono eletti profeti dell’amore di Dio e offerti per Lui al mondo come bambini-pastori secondo il suo cuore (Ger 3,15).

Un grazie sentito alle suore Salesiane Oblate del Sacro Cuore per la loro disponibilità. Alle suore Oblate di Maria Vergine di Fatima per il lavoro e l’organizzazione della giornata, affinchè i ragazzi potessero passare questa esperienza diversa ma gioiosa. Nello stesso tempo giornata di riflessione e preghiera su cosa significa vivere sotto lo sguardo compiaciuto di Dio. D’altronde che cosa è la santità se non il vivere sotto lo sguardo compiaciuto di Dio?

Il senso di questo evento non è stato altro che offrire ai ragazzi della stessa età dei modelli sani da imitare, oltre a richiamare alla verità che tutti, piccoli compresi, siamo chiamati alla santità. Con semplicità di cuore seguiamo il loro esempio e arriveremo alla meta, il Paradiso, in compagnie di molte anime!

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Ricorre oggi 20 Febbraio la memoria liturgica dei santi Francesco e Giacinta Marto. Tre piccoli pastori, i fratelli Francisco e Giacinta (9 e 7 anni) e la loro cugina Lucia (10 anni), il 13 maggio 1917, mentre badavano al pascolo in località Cova da Iria (Conca di Iria), vicino alla cittadina di Fatima, riferirono di aver visto scendere una nube e, dal suo diradarsi, apparire la figura di una donna vestita di bianco con in mano un rosario: la Madonna. Dopo questa prima apparizione la donna avrebbe dato appuntamento ai bambini per il 13 del mese successivo, e così per altri 5 incontri.

La notizia delle apparizioni si diffuse e richiamò sempre più la presenza di folle di credenti e curiosi. Il 13 luglio i veggenti riferirono che la Madonna aveva promesso che sarebbe avvenuto un evento prodigioso affinchè la gente credesse all'apparizione. Il 13 agosto i pastorelli non poterono presentarsi all'appuntamento perchè rinchiusi in prigione.

Le apparizioni continuarono e furono accompagnate da rivelazioni su eventi futuri, in particolare la fine della prima guerra mondiale e a breve l'inizio di una seconda guerra ancora più devastante se gli uomini non si fossero convertiti.

A conferma della parola data ai tre dalla Madonna riguardo l'evento prodigioso, il 13 ottobre 1917, migliaia di persone, credenti e non credenti, riferirono di aver assistito ad un fenomeno che fu chiamato "miracolo del sole". Molti dei presenti raccontarono che quel giorno pioveva e una spessa nube ricopriva il cielo, d'un tratto la pioggia cessò e, diradandosi le nubi, "si aprì il cielo". Il sole, tornato visibile, avrebbe cominciato a roteare su sè stesso, divenendo multicolore fino ad ingrandirsi, come se stesse precipitando sulla terra. Molti gridarono dalla paura invocando Dio e la Vergine perchè temevano che fosse la fine del mondo. I tre pastorelli dissero di aver visto anche la Madonna, san Giuseppe e Gesù bambino, mentre benedicevano il mondo tracciando un ampio segno di croce. Le autorità civili portoghesi osteggiarono apertamente le apparizioni di Fatima, temendo che, visto il clima politico fortemente anticlericale dell'epoca, potessero alimentare manifestazioni antigovernative. A questo atteggiamento contribui non poco la volontà dei tre pastorelli di mantenere il segreto sulle rivelazioni che la Madonna avrebbe fatto loro. L'avvenimento fece molto scalpore, e fu riportato da numerosi giornali dell'epoca, con molte testimonianze di persone presenti all'evento straordinario. La Madonna avrebbe permesso di rivelare le prime due parti del segreto, chiedendo di non rivelare pubblicamente la terza parte del segreto fino a quando i tempi fossero stati maturi.

Giacinta e Francisco morirono in tenera età durante l'epidemia di influenza spagnola, mentre Lucia divenne suora Carmelitana e custode del segreto di Fatima, dopo essere stata nel convento dell'ordine delle suore Dorotee di Tuy. Nel 1942 suor Lucia pubblicherà le sue memorie, resoconto delle apparizioni mariane. Il 31 ottobre dello stesso anno, papa Pio XII consacrò il mondo al Cuore Immacolato di Maria. Nel 1943 il vescovo di Leiria ordinò a Lucia di scrivere la terza parte del messaggio di Fatima, rivelato dalla Madonna. Il Vescovo consegnerà le buste al Patriarca di Lisbona e quindi esse giunsero in Vaticano.

Nel luogo delle apparizioni venne costruito un Santuario in onore della Madonna di Fatima.

Il 13 maggio 2000 i fratelli Giacinta e Francisco vennero beatificati. Nello stesso anno venne svelata l'ultima parte del segreto di Fatima che fu messo in relazione con l'attentato subito da papa Giovanni Paolo II, il 13 maggio 1981 in piazza San Pietro.

Suor Lucia è morta il 13 febbraio 2005, poche settimane prima della morte di Giovanni Paolo II.

In questo anno dedicato alla preghiera come non guardare alla vita luminosa di questi umili e semplici pastorelli. Una vita trasformata da Dio per mezzo del Cuore Immacolato di Maria: "Il Mio Cuore Immacolato sarà il tuo rifugio e il cammino che ti condurrà fino a Dio."  Giugno 1917.

E' infatti la profonda devozione eucaristica che costituisce il cuore della spiritualità dei tre pastorelli di Fatima. Lo testimonia in modo particolare un dialogo tra Giacinta e Lucia, sua cugina maggiore, che rivela la loro abitudine di chiamare l’Eucarestia “Gesù nascosto”: “E tu, quando ricevi la Comunione, parli con lui?”. “Certo”. “E perché non lo vedi?”. “Perché è nascosto”. Allo stesso modo Giacinta si commuove e piange quanto sente la cugina raccontarle la Passione di Gesù, mentre brama di baciare e abbracciare il Crocifisso. E che dire di Francesco un bambino di soli 9 anni dal cuore puro e dallo spirito contemplativo. In un altro aneddoto raccontato da Lucia, dove  descrive che mentre rincorre le farfalle insieme a lui, sua cugina si accorge che Francesco ha preso particolarmente sul serio l’invito della Mamma celeste a recitare il Rosario. Di qui, se ne sta spesso in disparte e così giustifica tale decisione: «Sto pensando a Dio, che è così triste a causa di tanti peccati. Se fossi capace di dargli gioia!».

Guardando a questi tre pastorelli, «la loro fedeltà alla preghiera, la generosità con cui facevano sacrifici, il loro orrore per il peccato, il loro zelo per la conversione dei peccatori, l’amore che nutrivano per Gesù e per il Cuore Immacolato di Maria» trasformando giorno dopo giorno la loro vita in terreno fecondo nel quale germogliano frutti di vita eterna, non possono non interpellarci ad una vita  proiettata verso la santità.
Le vite di Francesco e Giacinta furono brevi e semplici. Hanno vissuto soltanto di Amore e per Amore che si rivelava loro nella luce offerta dalle mani della Signora tanto bella. I pastorelli vissero intensamente la passione di Dio per l’umanità. E, così, furono costituiti profeti dell’amore di Dio e offerti per Lui al mondo come bambini-pastori secondo il suo cuore (Ger 3,15). (Miguel Toga).

Papa Francesco ci esorta in questo anno della Preghiera, «a riscoprire il grande valore e l’assoluto bisogno della preghiera». La preghiera nella vita personale, nella vita della Chiesa, la preghiera nel mondo. I pastorelli di Fatima ci accompagnino in questo anno a riscoprire nella nostra vita il primato di Dio cosi da trasformarla in seme per la vita eterna nostra e dei nostri fratelli.

 

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