Pellegrinaggio a Fatima

 

Quando i primi bagliori dell’alba cominciano a ricevere il testimone dal buio della notte, che quasi sembra non opporre resistenza all’incedere di un nuovo giorno, ecco che l’aria si permea di un tangibile effluvio di felicità e di trepidazione.

 

Lo si percepisce dai sussurri, dalle parole appena accennate, dai visi non ancora completamente affrancati dal sonno. E quello che al momento della partenza poteva essere considerato solo un gruppo di persone, ognuna delle quali figlia della propria individualità, della propria terra, della propria storia, di lì a qualche ora sarebbe diventato sintesi tangibile di un desiderio comune: “respirare” Maria nella Sua dimora di Fatima.

 

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Un ultimo saluto alla Madonna delle Candele, lo sguardo rivolto verso la Croce del Santuario di San Vittorino e poi animi in fervore e cuori che battono più forte perchè consapevoli di aver risposto “Eccomi” alla chiamata della Mamma Celeste.

 

Dal 9 al 14 ottobre 2014: nessuno potrà mai dimenticare quei giorni, anche chi a Fatima era già stato. Sebbene là giunti nel tardo pomeriggio e stanchi del viaggio, molti dei diciassette pellegrini non esitano un solo istante, dopo aver guardato da lontano il campanile della Basilica stagliarsi illuminato, a raggiungere l’area sacra e a cominciare ad affidare a Maria le proprie e le altrui necessità.

 

“Entrare nel pellegrinaggio con la giusta predisposizione per comprendere ciò che la Madonna rivela ad ognuno”. Nel corso della sua prima omelia portoghese, Padre Vincenzo Voccia fornisce da subito questa sapiente chiave di lettura per calarsi nel clima spirituale ideale.

 

Così tutti si sentono un po’ come i tre pastorelli, in vibrante attesa di un evento, di un messaggio, di una speranza. Per i pellegrini la sensazione che si diffonde, fino a radicarsi sempre di più, è quella che il mondo di provenienza, ma allo stesso tempo di quotidiano approdo, rappresenti un passato ed un futuro che inevitabilmente la “Padrona di Casa” di Fatima farà rivedere e riconsiderare con occhi diversi, senza dubbio migliori.

 

È al tempo stesso incredibile e coinvolgente sentir chiamare la Madonna come Nostra Signora. Un appellativo che sa di tutto, tranne che di autorità. Rappresenta, invece, l’espressione più autentica di libertà, di uguaglianza, di adesione al progetto che Dio ha riservato a ciascun figlio.

 

Giungere alla Cappella delle Apparizioni ed ammirare la Vergine nella sua disarmante semplicità, con quella espressione del viso che già da sola vuol dire ricevere una grazia, fa mitigare quel senso di umano timore e chiedere ad ogni pellegrino: cosa ho fatto per meritare un dono così grande?

 

Proprio Maria, nostra Maestra e Madre, ci dà la risposta. Anzi, è proprio Lei la risposta, con la Sua vita completamente votata agli altri. Come quando, ad esempio, animata dalla Santa fretta, si reca ad assistere Elisabetta, madre del precursore di Suo Figlio. Oppure quando diventa umile stratega, ma artefice di diritto, del primo miracolo di Gesù autorivelatosi alle Nozze di Cana.

 

Tutti, in forme diverse, ma sempre ispirati da pia devozione, rendono omaggio a Maria. C’è chi, attraverso i misteri del Santo Rosario, ripercorre il cammino di Cristo invocando l’intercessione della Vergine. Chi, invece, anche ben oltre le proprie forze, trascina le ginocchia lungo la traccia di marmo che parte dalla Basilica della Santissima Trinità, attraversa la piazza, passa davanti alla Cappella delle Apparizioni e conclude alle spalle di essa il proprio percorso. E in questo caso riscontri, quasi come un paradosso, la bellezza di una felice e riconoscente sofferenza.

 

Poi la luce, anzi la Luce. Nostra Signora è la Luce. La salutano simbolicamente in questo modo quelle migliaia e migliaia di fiaccole elevate verso il cielo che, soprattutto durante la notte tra il 12 ed il 13 ottobre, trasformano la piazza in un oceano infiammato di passione ardente verso il Suo Cuore Immacolato. E quanti occhi non riescono a trattenere le lacrime quando la statua della Vergine passa a pochi metri di distanza, oppure è ormai lontana, ma sempre “... bella qual sole e bianca più della luna”.

 

Soave peso è portarla sulle proprie spalle... Così piange lacrime di gioia anche chi pensava di ritornare a casa senza provare quella anelata emozione. Maria insegna che non bisogna mai cadere nello sconforto, bensì perseverare nel credere, perchè nessuno potrà mai toglierti quello che da sempre ti è stato riservato.

 

Da irragiungibile Maestra, Nostra Signora ha comunque affidato una missione precisa ai pellegrini di San Vittorino: farsi portavoce del messaggio di Fatima in famiglia, negli ambienti di lavoro, nella vita di tutti i giorni. Un messaggio, che deve costituire viatico di conversione e redenzione per tutti.

 

Quali gli strumenti? Tanta umiltà, spirito di servizio e amore gratuito.

 

Giovanni Piccirillo

pellegrino a Fatima

 

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